DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

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Esaltazione della S. Croce

maniLa festa dell’esaltazione della Croce ha un’origine molto antica. La tradizione vuole che sant’Elena, madre dell’Imperatore Costantino, durante un pellegrinaggio nei luoghi santi abbia scoperto la vera croce di Cristo in quel luogo che era ricordato come essere il Calvario. Da qui la nascita della festa dell’esaltazione della Croce, cioè di rendere venerazione a quel legno che per un cristiano è segno dell’amore totale di Dio.

Vorremmo volentieri fare a meno della croce. A nessuno piace soffrire, eppure nel vangelo Gesù ci invita a prendere la nostra croce per seguirlo. Non ci promette scorciatoie fatte di benessere o tranquillità. Ci promette che non saremo soli, che lui è con noi. Ci promette che non ci lascerà appesi alla croce, lui risorge per noi. Ci promette che la nostra croce non è inutile se portata con amore, perché aggiungerà amore nel mondo. Un commento alla festa di oggi diceva: “Portare la propria croce significa portare l'amore nella vita, fino ad esserne crocifissi” (Curtaz). Lasciarsi crocifiggere per amore! Fa paura, ma è bello!

Il crocifisso che accoglie la sua croce trasforma la propria sofferenza in dono gratuito per gli altri,  non si tira indietro quando si tratta di soffrire per gli altri! Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato: Gesù è morto sulla croce per noi, per insegnarci ad amare, a perdonare, a donare.

Ci sono tanti crocifissi nella nostra esistenza. Ci sono i crocifissi delle guerre, come quelli sgozzati in questi giorni in Iraq: pochi ce li mostrano come trofeo e minaccia di terrore, ma molti di più spariscono in silenzio e muoiono a causa della loro fede.  Ci sono i crocifissi della società che schiaccia i più deboli. Il papa insiste nel renderci attenti e vigilanti nei confronti della società dello scarto.  Si scartano i bambini e i giovani che spesso nelle famiglie di oggi diventano un giocattolo. Quante persone avanzano il diritto al figlio ad ogni costo, come se fosse possibile avere il diritto di possedere un’altra persona, trasformando i figli da dono in diritto. Poi, per lo stesso diritto fondato su una pseudo libertà, molti bambini diventano vittime di separazioni selvagge e troppo facili di coppie che si qualificano di moderne. Quanti bambini crocifissi dall’egoismo dei genitori nei nostri giorni.

Si scartano gli anziani, perché con l’età gli anziani iniziano a non capire più niente, magari puzzano un po’, sono solo un costo, e la loro dignità è ridotta a quello che sono capaci di fare. Quanti anziani crocifissi dall’abbandono dei loro figli! Sono crocifissi della società i poveri, i nuovi poveri delle nostre città che non arrivano alla fine del mese e vivono nell’affanno quotidiano. gian matteo serrafr. Gian Matteo Serra, O.P.E li crocifiggiamo noi ogni volta che dimentichiamo l’obbligo della solidarietà! Prendere la propria croce in una società di crocifissi significa spendersi per amore loro, in sentieri che creano scomodità, dolore, e lotta contro chi schiaccia! Prendo la mia croce in un mondo di crocifissi quando non ho più paura , per loro, di farmi crocifiggere. È quello che ha fatto Gesù per noi: eravamo crocifissi dal peccato, e per noi si è fatto crocifiggere alla croce! Come cristiani dobbiamo imitare Gesù!

L’esaltazione della croce non è l’esaltazione del dolore, ma l’esaltazione di questo meccanismo voluto da Cristo:  là dove c’è odio semina amore; là dove c’è ingiustizia semina trasparenza; là dove c’è da denunciare in nome del bene e in nome di Dio non avere paura di essere crocifisso. L’esaltazione della croce è l’esaltazione del donarsi per gli altri totalmente. Di fronte a questo c’è un rischio: lo scoraggiamento. E’ quello che è successo al popolo di Israele nel deserto che protesta contro Dio. Il male sembra troppo, e viene da chiedersi: ma chi me lo fa fare!

E’ la tentazione di vedere il male che ci paralizza al venerdì santo, senza via d’uscita. L’esaltazione della croce non è fare un doppione del venerdì santo. La croce che sant’Elena ha trovato è un legno benedetto dal sangue di Cristo, si,  ma un legno benedetto dal sangue di Cristo vicino ad una tomba vuota, perché Cristo è risorto! L’esaltazione della Croce non è un focalizzarsi sulla sofferenza di Gesù o vedere la nostra vita come solo una lunga croce. Oggi siamo chiamati a vedere la donazione totale di Gesù non fine a se stessa, ma come un atto d’amore per noi che non ha limiti. La Croce è un segno di amore grande che dobbiamo imitare!

Mi piace pensare alla festa di oggi come al giorno in cui il cristiano, ai piedi della croce, chiede a Dio il dono della speranza di vivere la propria vita, magari accompagnata da tante prove, non come un venerdì santo perenne, ma come un cammino che passa anche per il venerdì santo, ma che non si ferma lì. Il cristiano ai piedi della croce deve chiedere a Dio il dono della speranza che ebbe Maria ai piedi della croce, ossia che il dolore e la morte non avranno mai l’ultima parola. Chiediamo davanti al crocofisso il dono della speranza! Guardiamo la croce di Gesù e chiediamo di donare totalmente la nostra vita in difesa del bene che viene da Dio e il dono della speranza che di fronte al dilagare di tanto male ci rassicura che sarà il bene di Cristo a vincere.

fr. Gian Matteo Serra, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma

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