






























A distanza ormai di più di tre mesi dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina quali riflessioni raccogliere a fronte di questa guerra nel cuore dell’Europa? Sostare e riflettere in questo momento ha una particolare importanza perché dopo la pandemia che pur continua e che ha segnato il mondo a livello globale rivelando l’interconnessione e l’esigenza di politiche comuni questa guerra costituisce un evento che rivela la regressione alla barbarie della violenza ed avrà profonde conseguenze sulla vita dell’umanità.
Una prima osservazione può meritare attenzione: questa guerra benché sia stata iniziata il 24 febbraio con una invasione ad un Paese libero senza alcuna legittimità a livello di diritto internazionale è stata preceduta da otto anni di una guerra che proseguiva dal 2014. Era iniziata a seguito dei sommovimenti in Ucraina (Euromaidan) che hanno portato ad un avvicinamento all’Unione Europa a cui seguì la rapida annessione della Crimea da parte della Federazione russa attuata con una occupazione militare e con un successivo referendum controllato dalle forze russe.
Il tema del Sinodo che la Chiesa sta vivendo in questo momento storico, come sappiamo bene, è «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione», dove l’accento è posto appunto su tre parole:
Nel documento preparatorio troviamo questa descrizione che mi piace molto: “vivere la comunione, realizzare la partecipazione, aprirsi alla missione”: sono tre parole profondamente collegate tra di loro e, nel cammino che ci chiedono di compiere, sono anche molto “domenicane”. Del resto, san Domenico era ed è tutt’oggi, attraverso di noi suoi figli, “in medio Ecclesiae”.
Ho assistito nel corso degli anni a molte conferenze sul Beato Angelico e quasi sempre il grande problema che viene sollevato e il quesito da sciogliere è se il Beato Angelico sia da considerarsi tardogotico o prerinascimentale. Il valore e il significato della sua arte vengono tutti incentrati sullo stile pittorico e sulla etichettatura e collocazione da attribuire alla sua opera nel grande e complesso casellario della Storia dell’Arte.