DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

I frati ieri ...

Ascendendo al cielo (domenica scorsa) Gesù invia i suoi discepoli e invia ciascuno di noi: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli …” Mt 28,19.

Ma come possiamo? Ancora dubitiamo, stiamo aspettando che risolvi i nostri problemi, preferiamo guardare il cielo perché questo mondo non ci capisce, lo temiamo, ci contrasta. Come i discepoli abbiamo paura e ci sentiamo più sicuri restando nelle nostre zone di conforto, quelle che conosciamo meglio, in cui ci muoviamo con disinvoltura, che ci danno sicurezza, che ci fanno stare tranquilli, e, di cui, per protezione, teniamo le porte chiuse.

Ma tu vai oltre le nostre paure, i nostri dubbi, le nostre porte chiuse. “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” Mt 28,20. Entri e, per prima cosa, ti poni nel mezzo - non davanti, non dietro, non di fianco ma in mezzo a noi - e ci dai la tua pace: “non temete, non abbiate paura, io sono con voi”.

Noi abbiamo le porte chiuse, forse anche quelle del nostro cuore. Tu non le abbatti, non le giudichi, … le attraversi, ci stai dentro, nel mezzo. Sei tu che prendi l'iniziativa: ci invii ma nella nostra fragilità ci raggiungi e ci fai sentire la tua presenza pacificante, consolante. Solo a questo punto aliti su di noi e ci fai dono dello Spirito Santo come Dio nella creazione (Gn 3,19). Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra (Sal 104,30).

È il tuo Spirito che fa di noi persone nuove: con la tua ascensione al cielo fai nascere la Chiesa, ma è con il dono dello Spirito Santo che dai inizio ad una nuova creazione, una umanità redenta. Nella tua Chiesa, Cristo - morto e risorto, che mostri le mani e il costato trafitti - sei presente attraverso lo Spirito Santo, più concretamente nei sacramenti che con il battesimo ci unisce a te e ai fratelli nella fede e con la riconciliazione ci apri le braccia del perdono e la possibilità di ricominciare, sempre, di nuovo.

Ma lo Spirito è anche altro: è comunione. È l'opposto della separazione. Se a Babele il tentativo era quello di sentirsi un popolo unico con un'unica lingua, il dono dello Spirito ci rende un popolo unico nella differenza, nella ricchezza delle varietà, dei carismi, dei ministeri, delle attività, delle capacità, delle attitudini: a ciascuno di noi è data una particolare manifestazione dello Spirito ma … per il bene comune, perché nessuno si senta autosufficiente ma si adoperi con gesti di carità per la crescita dei fratelli e delle sorelle che incontra lungo il suo cammino.

Bene lo esprime Santa Caterina:

“Molti doni e grazie di virtù e d’altro, spiritualmente e corporalmente - corporalmente dico, per le cose necessarie per la vita dell'uomo - tutte l’ò date in tanta differenzia che non l’ò poste tutte in uno, acciò che abbiate materia per forza, d’usare la carità l'uno con l'altro; che bene potevo fare gli uomini dotati di ciò che bisognava, e per l'anima e per lo corpo, ma Io volsi che l'uno avesse bisogno dell'altro” (Il Dialogo cap. VII).

La Chiesa voluta dal Cristo risorto e ricreata dal dono dello Spirito è un solo corpo con molte membra: tutte interconnesse, rese capaci di parlare le diverse lingue dell'uomo e della donna del nostro tempo, capaci di raccontare le grandi opere di Dio e di lodarlo.

Con questa consapevolezza ciascuno di noi è reso capace di andare e fare discepoli tutti i popoli secondo il mandato di Cristo e sulle orme del Santo Padre Domenico che «era pieno di commiserazione per il prossimo, di cui desiderava la salvezza» (fr. Giovanni – processo di canonizzazione di Bologna).

 

Il tuo Spirito faccia, Signore,

di ogni cuore un roveto,

e tu dalle fiamme continua a parlarci.

Amen.

D. M. Turoldo

 

Sr. Barbara Faretra op

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