DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

MARTEDI 23 DICEMBRE

foto-avventoLa parola “ma” può turbare perché porta con sé un significato che suggerisce il contrario di qualcosa. Il turbamento, però, non é necessariamente negativo e, secondo il contesto, suscita diverse reazioni da parte di chi lo ode.
Maria è come se avesse espresso un senso di “ma” quando rispondeva a Gabriele, “Come è possibile? Non conosco uomo.” (Lc 1:34) Cercava onestamente una risposta in mezzo alla situazione complessa: l’angelo le annunciava la nascita del Salvatore. Ma allo stesso tempo, quando Zaccaria aveva detto il suo “ma” nella sua risposta all’angelo, “Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni,” (Lc 1:18) l’atteggiamento era diverso: era una risposta dettata della sua incredulità. E per questo che riceve la punizione di essere incapace di parlare fino al compimento della profezia che annunziava la nascita del suo figlio Giovanni.
Il nostro confratello Tommaso d’Aquino ha adoperato una forma di “ma” come facente parte dello schema della disputa. Mediante la sua “sed contra,” presenta una contro-affermazione alla serie di obiezioni presenti nella prima parte, basata su una letteratura autorevole al fine di immettere dare attualità alla discussione, e infine giungere alla conclusione. É un metodo che intende presentare un insegnamento, e che riceve varie risposte, sia dall’ascolto attento dei ricercatori interessati, sia dagli sguardi confusi degli studenti che si sforzano di capirne la profondità.
 
Nel vangelo di oggi, Elisabetta e Zaccaria sono stati confrontati con lo stesso “ma.” Nel testo di oggi era quello di chi si opponeva al nome “giovanni” invocando la tradizione: “Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome.” (Lc 1:61) In questo contesto, arriva come un ostacolo al compimento delle parole dell’angelo, “Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.” (Lc 1:13) Il comportamento dei genitori di fronte a questa obiezione ci dimostra in che modo dobbiamo trattare il tipo di “ma” che ci impedisca di obbedire alla Parola di Dio. Forse alcuni direbbero che Zaccaria e Elisabetta sono stati fortunati, perché Dio ha esplicitato la sua volontà attraverso le parole dell’angelo.  Per noi invece, sebbene é vero che siamo guidati dalle scritture nella nostra vita di Cristiani, le nostre situazioni quotidiane non sempre sono così evidenti. Ciononostante, nel seguire il Signore, il nostro rifugio non é cio ché i criteri del mondo dicano, come le Scritture ci ricordano, “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.” (Romani 12:2) ma piuttosto seguire Dio. L’evento di conferire il nome di Giovanni ci insegna che lottare per la fede esige coraggio, soprattutto di fronte alle opposizioni; quando tanti sono contro di noi, dobbiamo stare fermi nel realizzare quello che il Signore ha destinato per noi.

fr. Florentino Jhun Bolo, O.P.
Convento Santa Maria sopra Minerva (Roma)

 

Ml 3,1-4.23-24   Sal 24   Lc 1,57-66

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