DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Strade per la felicità

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Ne abbiamo cercate di strade per raggiungere la felicità: le strade ben illuminate del successo, le strade scintillanti del potere, le strade seducenti della ricchezza, le strade comode dell'egoismo, le strade scivolose di soddisfazioni immediate.

Ci siamo ingannati, Signore: arrivati in un vicolo oscuro e cieco, privati della nostra speranza, umiliati nelle attese più nobili, abbiamo dovuto riconoscere che solo tu sei la via. Abbiamo esplorato la vita in tutti i suoi aspetti, protesi verso una realizzazione che comportava, di volta in volta, scelte nuove ed allettanti. Abbiamo creduto nel benessere che viene da una vita fisica con i connotati della giovinezza perenne, abbiamo seguito i percorsi arditi del nostro intelletto e della nostra volontà, abbiamo provato l'ebbrezza di prevalere, di convincere la forza delle opinioni, ma poi abbiamo dovuto ammettere che solo Tu sei la vita, una vita in pienezza, anche se all'apparenza umiliata e sconfitta. Tu sei la verità, dunque, Signore Risorto, tu che spalanchi i nostri orizzonti sull'eternità, tu che diradi le tenebre dell'anima, tu che riveli il volto autentico di Dio e rischiari le zone più profonde del nostro cuore.

 

La nostra civiltà ha messo la ricerca della felicità individuale al centro del proprio umanesimo, relegando sempre più sullo sfondo altri valori e la felicità degli altri – a meno che non siano un mezzo per aumentare la nostra felicità. Chi ha lasciato il proprio segno buono sulla terra, non ha vissuto la vita inseguendo la propria felicità. L’ha considerata troppo piccola. L’ha vista, qualche volta, ma non si è fermato a raccoglierla; ha preferito continuare a camminare dietro a una voce. Alla fine della corsa non resterà la felicità che abbiamo accumulato, ma se resterà qualcosa saranno cose molto più vere e serie. Siamo molto più grandi della nostra felicità. È allora veramente possibile “rinunciare alla mia felicità, per te”. Con una sola differenza: queste cose ai figli non vanno mai dette. Non vanno dette a nessuno, forse neanche a noi stessi. Basta averle fatte, qualche volta, almeno una.

 

(rubrica a cura di fr. Vincenzo Caprara, O.P.)

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