DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Ero rifugiato e mi avete accolto

Pubblichiamo la lettera che fr. Aldo Tarquini, Priore Provinciale, ha inviato a tutti i domenicani della Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Carissimi confratelli,
ormai da tempo e soprattutto in questi ultimi mesi tutti siamo colpiti dalle vicende dei migranti. Sono nostri fratelli e sorelle costretti a lasciare i loro paesi a causa della guerra diffusa in varie regioni del Medio Oriente dell'Asia e dell’Africa, in modo particolare in Siria, in Irak, in Libia. Sono persone che fuggono a causa della miseria, dei cambiamenti climatici, di regimi dittatoriali e di violazioni dei diritti umani che segnano molti paesi come Somalia, Eritrea, Mali, Nigeria e altri. 

Ultimamente le vicende di chi cerca rifugio e salvezza ci hanno raggiunto attraverso immagini che hanno suscitato emozioni e reazioni a livello internazionale. Ma queste hanno evidenziato una situazione che perdura con dolori profondissimi. E' il disagio e il dramma che colpisce soprattutto i più deboli, i bambini, le donne, gli anziani, i malati. Si diffondono atteggiamenti di xenofobia e di razzismo contrassegnati dalla paura per chi è diverso e dalla preoccupazione per la crisi economica. C'è anche molta disinformazione, disinteresse di fronte alla complessità dei problemi e spesso l'indifferenza è un modo per non affrontare la realtà e non mettersi in discussione.

A tutto ciò si aggiungono i ritardi, le ambiguità e incertezze da parte delle autorità politiche europee nel prendere decisioni che dovrebbero essere frutto di una visione e di una strategia condivisa in coerenza con gli ideali che sono alla base dell'Unione europea. Avvertiamo il paradosso di una enunciazione teorica di diritti e il venir meno della loro attuazione nei confronti dei profughi e migranti poveri. I molti distinguo sulla condizione di queste persone non aiutano a cogliere come la stragrande maggioranza di loro sono persone che fuggono per cercare salvezza per la loro vita, per dare un futuro di dignità ai loro familiari. Nella storia del nostro Ordine che sta per celebrare i suoi ottocento anni, possiamo ritrovare esempi di testimoni che ci hanno indicato la via per rispondere con coraggio e in modo evangelico a tali situazioni. Penso a fr. Dominique Pire (1910-­1969) domenicano belga che fu insignito del premio Nobel per la pace nel 1958 per la sua opera, alla fine della seconda guerra mondiale, a favore di innumerevoli persone che allora venivano indicate come 'displaced persons'. Erano uomini, donne, famiglie che avevano dovuto abbandonare le loro terre a causa delle distruzioni, dei disordini e delle violenze della guerra, ed erano raccolti in campi profughi, come oggi. Proprio in quel tempo vide la luce la convenzione di Ginevra per proteggere i rifugiati. E tutta la vita di Dominique Pire fu poi orientata ad iniziative concrete di costruzione di pace tra i popoli.

aldo tarquini3fr. Aldo Tarquini, O.P.L'emergenza di questo tempo, il pensiero alle tante vittime nel mare Mediterraneo, i volti di quanti ogni giorno vediamo arrivare nelle nostre città ci sollecitano ad una attenzione nuova. Il migrare di popoli è un segno dei tempi in cui leggere una chiamata di Dio per noi. Siamo invitati a scoprire il volto di Dio di misericordia e compassione e insieme ad accogliere la chiamata a vivere l'incontro stesso con Gesù Cristo nell'incontro con i poveri. Papa Francesco all'Angelus del 6 settembre scorso ha fatto questo appello: "il Vangelo ci chiama a essere ‘prossimi’ dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: ‘Coraggio, pazienza!…’. La speranza è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura. In prossimità del Giubileo della misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa a esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi". So che in alcune nostre comunità e parrocchie è iniziato un movimento per interrogarsi su cosa è possibile fare. Siamo chiamati ad agire in modo solidale di fronte a questa emergenza che ci coinvolge tutti.

dominique-pire         fr. Dominique Pire, O.P.Vorrei ringraziare coloro che da tempo si sono impegnati sia nell'ambito della riflessione teologica e sociale offrendo elementi di conoscenza della realtà attuale e motivazioni per la solidarietà sia nell'ambito operativo con iniziative di solidarietà per i migranti. La situazione che stiamo vivendo ci spinge a vivere come Domenico una spiritualità con gli occhi aperti, capace di compassione verso uomini e donne che sono nella sventura. Nell'aprire le porte del nostro cuore all'ospitalità possiamo scoprire la nostra povertà e accogliere il dono che essi recano per noi, smuovendoci dalle nostre chiusure e dai ripiegamenti di una vita spesso comoda e senza problemi.

Vorrei così suggerire alcune linee
su cui porre attenzione nelle nostre comunità.

Indicherei un primo impegno nel creare occasioni di ascolto della Parola di Dio e di preghiera in rapporto alla vita e alla sofferenza dei migranti, rileggendo le pagine della ospitalità di Abramo, il cammino dell'esodo e il cammino di Gesù e meditando sulle parole di Mt 25. Suggerirei di trovare forme per sensibilizzare le nostre comunità e le persone a noi vicine al dramma umano di chi lascia il proprio paese a motivo della miseria, della violenza, della fame. Si possono creare occasioni di conoscenza e di incontro diretto con i profughi. Assistiamo oggi al crescere di atteggiamenti di paura, di chiusura di confini, di inasprimento delle posizioni. Conoscere e approfondire le vicende dei paesi in guerra e le cause economiche e sociali delle migrazioni e incontrare le persone è il modo per superare tanti pregiudizi e convinzioni sbagliate, per coltivare una attitudine di accoglienza.

Invito poi ogni comunità ad interrogarsi su quali scelte intraprendere per esprimere il nostro coinvolgimento concreto nella sofferenza di tanti fratelli e sorelle. Penso alla possibilità di destinare alcuni locali dei nostri conventi per l'accoglienza. Penso a forme diverse di solidarietà e sostegno possibili. Siamo consapevoli delle nostre poche forze e di tanti limiti ma piccoli progetti animati dal respiro del Vangelo possono essere segni del regno che Gesù ha reso presente: quel regno dove i poveri sono risollevati, gli stranieri trovano accoglienza, i sistemi economici e sociali di oppressione sono posti in discussione. 

L'invito che rivolgo a me per primo e a tutti è quello di interrogarsi nutrendo la propria preghiera con queste domande: “Cosa ho fatto per Cristo, presente in questi rifugiati? Cosa sto facendo? Cosa posso fare?”.

28 settembre 2015
fr. Aldo Tarquini, O.P. 
Priore provinciale

Ed iniziò a mandarli a due a due per portare
e predicare al mondo la Parola di Dio
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Frati, Monache e Laici Domenicani...
parliamo con Dio e di Dio nel XXI secolo
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E se Dio ti avesse scelto? E se ti stesse chiamando ad essere un frate domenicano?
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