DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Ascende il Signore tra canti di gioia

Coloro che si recano in Pellegrinaggio a Gerusalemme come arrivano sul Monte degli Ulivi, trovano una piccola chiesetta, quasi una cappella, delimitata da un alto muro.

Pazientemente si attende che il proprietario, un arabo palestinese, apra la pesante porta in ferro e permetta l’accesso in questo recinto.

La tradizione narra che in questo luogo si compì l’ultimo atto della vita terrena del Cristo.

Il muro è quello che rimane di una più ampia basilica. Il complesso architettonico preesistente alla chiesa che vediamo oggi si chiamava Imbomon (dal greco: "sulla collina"). Era un edificio a pianta circolare, a cielo aperto, avente archi e portici della stessa forma. Molte delle chiese e architetture religiose circostanti che si trovavano vicino al Monte degli Ulivi, furono distrutte nel 614 da Cosroe II di Persia ed anche questa costruzione eretta per volere dell’imperatrice Elena segui questa sorte…  Essa ospita una lastra di pietra, sulla quale la Tradizione vuole che siano rimaste impresse le impronte dei piedi, le ultime impronte terrene, di Gesù nazareno, il Risorto!

La chiesa dell'Ascensione fu quindi ricostruita nel VII secolo, secondo una Tradizione che sempre vuole questo luogo come luogo sacro di preghiera. Il vescovo cattolico Arculfo, del popolo germanico dei Franchi, durante il suo pellegrinaggio a Gerusalemme nel 680, descrisse questa chiesa come “un luogo a pianta circolare e a cielo aperto, che aveva tre porticati dal lato sud. Otto lampade brillavano di notte attraverso le finestre di fronte a Gerusalemme”. All'interno si trovava un'edicola centrale che racchiudeva le orme di Cristo, rimaste chiaramente impresse nella polvere, all'interno di una ringhiera.

Dopo questa prima ricostruzione, la chiesa fu nuovamente distrutta, e riedificata dai crociati nel XII secolo. Quest'ultimo edificio sacro fu alla fine distrutto dalle armate di Saladino, che lasciarono parzialmente intatto solamente un muro perimetrale a forma ottagonale di 12x12 metri, che a sua volta circonda un luogo sacro grande 3x3 metri, anch'esso a forma ottagonale, chiamato Martyron.

Questa struttura è sopravvissuta fino ai giorni nostri… e solo in occasione della Festa dell’Ascensione, secondo lo status quo che regola i rapporti tra le confessioni cristiane in Terra Sante è possibile officiare i Sacri Riti.

È naturale che sostando in meditazione in questo luogo le parole della prima lettura che la festività dell’ascensione ci propone vengano ad assumere un colore ed un’intensità che ci portano a rivivere quegli istanti che Luca sapientemente con la penna dipinge.

Diviene così naturale, come respirare e lasciare che l’aria entri nei polmoni, alzare gli occhi al cielo e sostare in attesa, in un tempo che si dilata e trascorre senza lasciare traccia, immersi nel silenzio che avvolge e ci accompagna nell’istante infinito!

Solo il richiamo della guida o il vociare del pellegrino ci riporta alla realtà. In questo ritornare in Noi, subentra l’attimo reale all’incanto e l’agire si impone nel ricordo delle Parole che Vergine che ci invita a fare quello che Lui ci dirà…. E nei quaranta giorni che precedono l’ascensione del Cristo, risorto dalla Croce, vivo, parla alla nascente Chiesa dicendo quello che dovranno fare!

La letteratura Lucana (che ci coinvolge nel momento) comprende sia il Vangelo, quindi l’ambito Cristologico sia gli Atti che invece sviluppano la tematica ecclesiologica ovvero comunitaria.

La comunità che è presa dall’attesa del ritorno, che alza gli occhi al cielo certi della fedeltà della Promessa è chiamata ad un fare, a costruire, a testimoniare quegli insegnamenti che il Cristo ha lasciato e che la Tradizione tramanda.

Lo smarrimento e la paura che abbiamo vissuto leggendo e meditando le pagine del Vangelo della Settimana Santa lasciano il passo ad una realtà risorta che promette un nuovo battesimo: è la discesa dello Spirito Santo Paraclito, il Consolatore, sulla nascente comunità .dei discepoli.

Un Dono di Presenza e di Fortezza che rinvigorirà lo spirito e gli animi dei Discepoli che credono, che rispondono alla Parola di Dio, traendo attraverso le realtà sacramentali, e non dimentichiamo che la Chiesa stessa è Sacramento come ci insegna il Concilio Vaticano II, quella unità al Cristo, che ha sofferto ma che è stato anche glorificato dal Padre.

Alla realtà terrena del Cristo che sale al cielo ma che promette allo stesso modo di ritornare subentra a testimoniare una realtà che sempre ci accompagna lo Spirito che sostiene, trasforma, riscalda coloro che lo testimoniano, coloro che si pongono alla sequela del Cristo.

Sapientemente Paolo nella lettera agli Efesini ci ricorda questo grande dono che il Signore nella sua sapienza ha voluto donarci, un dono che come un fuoco dirompente illumina la nostra mente e il nostro cuore: è la stessa Potenza che ha risuscitato il Cristo dai morti, che ci fa comprendere attraverso un atto di fede l’immenso amore che il Signore ha per i suoi amici. È un fuoco che risveglia in noi la Speranza di non essere abbandonati anzi di essere accompagnati nel nostro cammino, di non essere soli nelle vicende spesso dolorose che segnano la nostra esistenza.

Ed in questo agire, sono gli atti stessi che indicano le qualità che fanno emergere l’esser comunità, lo stare insieme in amicizia, lo spezzare il pane che è principio di condivisione materiale ma anche spirituale, il pregare insieme ed essere sollecitati ai bisogni ed alle necessità del prossimo, vivere cioè la carità…. Come gli Atti lucani ci insegnano.

Ecco che dall’ascendere del Cristo nel cuore dei presenti nascono gli inni di gioia e ringraziamento non solo per l’immenso dono della Sua Resurrezione, sigillo della Vittoria sulla morte ed il peccato, ma per i Doni che ci ha lasciato e che alimentano e sostengono i nostri giorni terreni doni che nascono dalla Fede, che si concretizzano nella Carità e che alimentano una Speranza che ci permette pur nelle tenebre che ci circondano di avere ben chiaro che l’umana navicella sballottata nel mare dei perigli terreni ha al timone una Guida sicura che non delude.

Anselmo Concas

laico domenicano di Cagliari

Ed iniziò a mandarli a due a due per portare
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