DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Metamorfosi tecnologica dell’idea di “vita eterna”?

Il progetto transumanista Indefinite Lifespan e l’eccedenza della speranza cristiana

Il Vangelo che abbiamo ascoltato qualche giorno fa e che la liturgia ci propone in occasione della II domenica di Quaresima, indica, attraverso il brano della trasfigurazione di Gesù davanti ai discepoli (Mc 9, 2-10), il senso e la finalità del tempo liturgico che stiamo vivendo: una trasfigurazione dell’esistenza mediante la sobrietà, il digiuno e la sequela di Cristo (“Ascoltatelo”, Mc 9, 7) che è partecipazione alla condizione nuova del risorto e pegno della comunione definitiva con lui nella vita eterna.

Nello scenario disincantato della postmodernità il sogno di una esistenza trasfigurata e senza fine non si presenta ormai più come attesa di un dono escatologico di cui è possibile gustare fin da ora le primizie nell’esistenza di fede, ma subisce dei rimaneggiamenti e delle trasposizioni legate alla civiltà del benessere e allo sviluppo tecnologico, che offrono da un lato uno spaccato interessante del tempo in cui viviamo, dall’altro un maggior risalto alla novità e del di “più” della fede cristiana rispetto a tutti i tentativi di realizzarne le attese in chiave secolare e immanente.

Nel suo saggio del 2007 La salvezza senza fede, Salvatore Natoli analizza le “metamorfosi dell’idea di salvezza nell’età moderna” mostrando come il moderno si costituisca come progetto di realizzare in chiave storica e mondana le attese della speranza cristiana attraverso il progresso tecnico e lo sviluppo della civilizzazione e quindi di una vera escatologia secolare:

«Il moderno nasce nel momento in cui l’uomo si fa garante della propria salvezza e proprio per questo tale epoca si caratterizza come un trapasso in cui da un lato Dio è perduto, dall’altro viene reintrodotto attraverso l’autodeificazione dell’uomo» (s. natoli, La salvezza senza fede, Feltrinelli, Milano, 2007, p. 208).

Si tratta del sogno prometeico della modernità occidentale, la cui versione più recente può considerarsi il movimento transumanista, nato negli anni ’80 del secolo scorso a partire dagli incontri informali dei professori dell’Università della California, e costituitosi sul finire degli anni ’90 in network mondiale (World Transhumanist Association). Incentrato sull’obiettivo di uno human enhancement, espressione che indica al tempo stesso sia un “potenziamento/accrescimento” della specie umana mediante l’utilizzo della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, sia un suo “compimento/realizzazione”, il progetto del movimento trova proprio nelle strategie di prolungamento della vita una delle sue aree di ricerca e di applicazione privilegiata.

La lotta per ritardare e allontanare il più possibile lo spettro della morte si articola in due strategie principali: la lotta all’invecchiamento (anti-aging) e al normale logoramento dei tessuti organici e vitali, e la crioconservazione dei corpi deceduti. La anti-aging therapy prevede un programma di contrasto di tutti i fenomeni fisiologici e organici (metabolismo, rigenerazione delle cellule e dei tessuti, eliminazione delle scorie) che normalmente si accompagnano all’invecchiamento, allo scopo di ritardarne l’insorgere il più possibile o di scongiurarne del tutto gli effetti. Nanotecnologie, neuroscienze, terapia genica, ingegneria molecolare e tissutale vengono messe in campo in una strategia medica che non è più semplicemente “curativa” del paziente, ma assume una vera e propria funzione “rigenerativa” che cambia il volto stesso della pratica medica, come afferma la American Academy of anti-aging Medicine (A4M), una dei maggiori organismi operanti in questo campo, che sul suo sito annuncia la propria missione come progetto di «rimodellamento, ridefinizione, ristrutturazione del volto della medicina» (https://www.a4m.com/our-mission.html).transumanisti2 Motivate e sostenute spesso più da una aprioristica fiducia nello sviluppo del progresso e della scienza, che dall’obiettiva esistenza di dati medici universalmente accolti dalla comunità scientifica, le ricerche transumaniste si spingono fino a far sembrare lo stesso processo fisiologico dell’invecchiamento e della morte (da sempre ritenuti costitutivi dell’identità umana e della sua finitezza) come un dato non più irrimediabile e inaggirabile della condizione umana. È il caso del biochimico inglese Aubrey de Grey, che propone una strategia complessa e articolata per contrastare l’invecchiamento in tutti i fenomeni fisiologici in cui si esprime (progetto SENS: Strategies for Engineered Negligeble Senescence) o di Ray Kurzweil uno dei padri del progetto e del movimento transumanista, che nel suo libro Transcend: Nine Steps to Living Well Forever immagina che nei prossimi due o tre decenni lo stadio di avanzamento tecnologico e scientifico potrebbe arrivare a garantire (attraverso i progressi della terapia genica, dell’ingegneria molecolare e delle nanotecnologie) la possibilità di una vita praticamente perpetua sulla Terra.

Nell’attesa che tale stadio di progresso venga raggiunto, la strategia alternativa dei transumanisti consiste nel ricorrere alla pratica della crioconservazione dei corpi deceduti in modo da poter essere così “risvegliati” in un tempo in cui determinati mali o patologie siano ormai stati superati. Mediante un contratto di “sospensione crionica” (chi ha visto il film del 2001 Vanilla Sky con Tom Cruise ricorderà che il protagonista della vicenda ne aveva appunto stipulato uno e che buona parte della storia che egli pensa di aver vissuto è frutto di un “sogno lucido” provocato dalla sospensione crionica) presso organismi come la Alcor Life Extension Foundation (http://alcor.org/) o il Cryonics Institute (http://www.cryonics.org/) i pazienti accettano di far conservare i propri corpi nell’azoto liquido (-196°) subito dopo il decesso, nella speranza di poter essere riportati in vita in uno scenario tecnologicamente più avanzato rispetto a quello in cui è avvenuta la morte. La crioconservazione, che può essere totale o solo “neuro-sospensiva”, a seconda che riguardi l’intero corpo o la sola testa in quanto sede dell’apparato cerebrale, ha una forma giuridica assimilabile ai contratti per la donazione di organi e si aggira su un costo che può andare dai 10.000 ai 200.000 $.

Cosa ha da dire la speranza cristiana dinanzi alla variante più recente del sogno di realizzare le attese escatologiche in virtù di uno sforzo e di una conquista umana? Il progetto di una “trascendenza” meramente secolare e mondana ottenuta per via tecnologica è in grado di esaurire ciò che la fede crede e attende? Nel suo saggio Teologia del tempo. Saggio sulla memoria, la promessa e la fecondità Josè Granados Garcìa ha provato a immaginare le conseguenze fenomenologiche di tale “immortalità terrena” assicurata dalle applicazioni sul corpo umano delle nuove tecnologie: il prolungamento illimitato della vita priverebbe l’esistenza di quelle emozioni come la gioia, la sorpresa, lo stupore, che accompagnano l’esperienza di un evento in quanto singolare e unico, nonché il senso di responsabilità che deve accompagnare le diverse scelte nei vari momenti della vita e che presuppone l’orizzonte di un futuro che si sa limitato e da costruire per gradi. transumanisti1La vita eterna che il cristiano attende nella speranza non ha nulla a che fare con un’eternizzazione del presente quale sarebbe il semplice prolungamento sine die dell’esistenza terrena, ma è ingresso nell’abbraccio trinitario, partecipazione nella comunione definitiva all’eternità divina, in cui perenne novità e immutabile quiete si fondono in un mistero armonico e ineffabile. L’esistenza della creatura attende di essere accolta e trasfigurata in tutte le tappe e momenti che ne hanno segnato l’arco biografico e non soltanto in una sua particolare fase o momento (come lasciavano invece intendere le speculazioni neoscolastiche sull’età dei corpi risorti), che lascerebbe intendere che solo essa sia quella “vera”. Una bella pagina di Guardini esprime in maniera convincente questa idea:

«Il “corpo” dell’uomo è un numero indefinito di forme, che devono essere tutte presenti nel corpo risorto. Esso deve avere una nuova dimensione, quella del tempo, più precisamente quella del tempo assunto nell’eternità, in modo che il presente contenga la sua storia e il puro adesso comprenda la continua successione delle forme» (r. guardini, Le cose ultime, Vita e Pensiero, Milano, 20153, pp. 71-72).

Questa esistenza nuova e trasfigurata che la speranza attende è donata tuttavia germinalmente al cristiano attraverso l’esistenza di fede, che lo mette direttamente in contatto con la vita nuova di Gesù e il mistero della sua risurrezione. Soprattutto il quarto Vangelo sottolinea con forza questa escatologia incoativa che si attua al presente mediante la fede: “chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Gv 5,24); “Questa è la vita eterna: che conoscano te, unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17,3).

Il tempo del cristiano, prolungamento delle energie della risurrezione e attesa del pieno compimento del piano salvifico divino, è un tempo già intriso di contenuto escatologico, in cui la “sostanza” della vita eterna è già anticipata e gustata, sia pure nella forma velata e misteriosa della fede. Né tempo ciclico come quello dell’orizzonte pagano e precristiano, né processo omogeneo e lineare in direzione di un futuro sempre migliore come quello della modernità occidentale, né eternizzazione del presente come immaginato dal progetto transumanista, la temporalità del credente è quella dell’anticipazione dell’Eterno nell’istante, un “istante di eternità” come lo chiama Emmanuel Falque, in cui il definitivo si annuncia e si rende esperibile già nel provvisorio. Un tempo kairologico e qualitativo, in cui il presente diventa attualizzazione (qui e ora) dell’offerta di salvezza di salvezza in Gesù Cristo (“Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!” 2 Cor 6,1), occasione per una conversione e un cambio di direzione dell’esistenza, come il Tempo di Quaresima ci invita a fare.

fr. Daniele Aucone, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma

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