DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Perché i demoni non possono essere redenti?

 La dannazione dei peccatori impenitenti è sempre stato motivo di grande angoscia per noi Cristiani e, perfino, per i non-credenti. Molti, quasi tutti, giustamente si domandano come un Dio di Amore può permettere a certi esseri umani di subire il castigo eterno. Ma chi di noi si è mai preoccupato della sorte eterna degli angeli ribelli e caduti, cioè, demoni che soffrono anch'essi lo stesso tormento eterno?

Dovremmo pensare un'attimo alla sorte dei demoni non certamente nel senso di sentire un'inutile e immeritata compassione per essi, ma perché la loro immutabile perdizione può gettare una nuova luce sulla nostra sempre possibile redenzione. Come noi, i demoni sono creature razionali o intelligenti; hanno una mente e una libera volontà e, come conseguenza, la capacità di scegliere tra il bene e il male. E, ancora come noi, hanno peccato e hanno sperimentato una caduta dalla grazia di Dio. Come mai, tuttavia, solo a noi uomini e non a loro è stata offerta la possibilità di redenzione? Per quale motivo più profondo non possono essere salvati? La risposta dipende dalla differenza tra il loro peccato e il nostro; una differenza radicata, a sua volta, nel diverso carattere ontologico dei demoni e degli uomini.

Pur essendo creature naturali, i demoni sono e rimangono essenzialmente angeli. In quanto tali occupano un posto molto, ma molto più alto di noi nella gerarchia degli esseri. alfred white   fr. Alfred White, O.P.Essendo spiriti incorporei sono, metafisicamente parlando, più simili e, quindi, più vicini a Dio di quanto lo siamo noi e di quanto possiamo immaginare. Nel loro modo di conoscere, per esempio, gli angeli, demoni compresi, sebbene non onniscienti, capiscono "tutto" con uno solo sguardo rapidissimo e totalizzante senza quella lentezza, fatica, e vera possibilità di errore che deve caratterizzare persino un Tommaso d'Aquino, o un Einstein nel loro modo di acquistare la conoscenza delle cose. Anche la libera volontà o libertà di scelta è molto diversa nei demoni e in noi. Essa è necessariamente radicata nel tipo di intelligenza che uno possiede e, secondo San Tommaso, la volontà umana è movibile o malleabile a causa di quella lentezza e fallibilità con cui la nostra intelligenza procede. In altre parole, finché siamo in questa vita possiamo passare dalla falsità alla verità, possiamo correggere o cambiare le nostre idee e, come conseguenza, anche le nostre scelte, le nostre decisioni sbagliate, e possiamo andare nella direzione opposta.

Non è così per gli spiriti puri, secondo San Tommaso. Ancora una volta, sebbene non eterna, infinita e infallibile come quella di Dio, la loro intelligenza è molto più simile o vicina alla Sua Intelligenza di quanto non lo sia la nostra. A differenza di noi, ma senza mai uguagliare Dio, la conoscenza angelica della verità è "perfetta", senza lentezze e senza fatiche. Quando un demonio conosce, istantaneamente capisce o vede "perfettamente" tutte le conseguenze che risulteranno dalle sue decisioni basate sulla sua conoscenza superiore. Per questo motivo, una volta fatta la loro scelta pro o contro Dio, non possono cambiare la loro decisione, ritornare sui i loro passi e pentirsi. Sarebbe un'impossibilità metafisica, un'assurdità cosmica. In una maniera difficilmente, forse, comprensibile per noi, i demoni sono fissati nella loro situazione di orgoglio, odio, e tristezza senza, contrariamente all'opinione di Origene condannato al Secondo Concilio di Costantinopoli nel 553, la minima speranza di uscirne.

Nella sua Lettera San Giacomo dice: "Tu credi e fai bene. Anche i demoni credono e tremano". La fede in Dio o la conoscenza che i demoni possiedono di Dio è totalmente inutile. Non può ormai servire per un loro futuro pentimento o possibile salvezza. La nostra fede in Dio, perfino quella del peccatore più debole o indurito fra noi può, finché siamo quaggiù, servire per attuare questo miracolo. Basta ricordarsi quella interessante conversazione tra Gesù Crocifisso e il "buon" ladrone. Da questo episodio e da altri brani del Nuovo Testamento possiamo concludere che, per certi versi, è meglio essere uomini che angeli.

fr. Alfred White, O.P.
Convento S. Domenico, Siena

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