DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Felix necessitas! Chiamati a costruire la “civiltà dell’amore”

Cambiare la società? Un’utopia! Davvero? Ne siamo proprio sicuri? Nell’ultima delle undici Tesi su Feuerbach, Karl Marx scrisse: “I filosofi sinora hanno solo interpretato variamente il mondo: importa ora mutarlo.” Abbiamo tutti sotto gli occhi che cosa sia successo dal momento in cui questa “esortazione” fu presa sul serio!

Molti hanno pagato, e ancora oggi pagano, le terribili conseguenze della risoluta azione trasformatrice che prese forma dal pensiero di Marx. Nel caso del marxismo, un’idea, o meglio, una filosofia, ha cambiato il mondo, e non nei piccoli dettagli, ma da capo a fondo!

Drammaticamente mancando la promessa di rendere il mondo migliore – promessa che non poteva soddisfare -, l’ideologia marxista ha però dimostrato inequivocabilmente che si può cambiare il mondo e che lo si può fare in maniera radicale! Come è riuscita l’ideologia marxista a cambiare il mondo e come l’ideologia liberal-capitalista sta trasformando il mondo globalizzato? Qual è il meccanismo che “incarna” l’ideologia nella società? Per semplificare al massimo, possiamo dire che il meccanismo di “incarnazione” di un’ideologia nella società passa attraverso l’uso di quattro “leve”: la leva dell’educatività, la leva della socialità, la leva della moralità e la leva della missionarietà,

Soffermiamoci un attimo per tratteggiare le caratteristiche di queste quattro leve: 

- la leva dell’educatività prepara a vivere e ad agire per creare una data società;
- la leva della socialità crea la migliore coabitazione possibile in questa società;
- la leva della moralità definisce ciò che costruisce e ciò che distrugge la stessa società;
- la leva della missionarietà mobilizza i popoli e le istituzioni per creare la società.

Queste quattro leve sono interconnesse, si rafforzano a vicenda e devono essere usate, quindi, in maniera coordinata e coerente, affinché agiscano efficacemente1. Se il tragico “esperimento” marxista sembra essere oramai archiviato dalla storia tra i fallimenti più devastanti, l’ideologia laicista di stampo liberal-capitalista, multiforme e solo apparentemente più soft di quella marxista, continua a dare la sua forma al mondo, incarnando ineluttabilmente i suoi presupposti, altrettanto materialisti ed atei, in certi casi impossessandosi addirittura della religione per piegarla ai suoi fini. Agendo attraverso le stesse leve, l’ideologia liberal-capitalista continua a trasformare il mondo spingendolo verso un’escatologia ateo-materialista, dove la tecnologia assicurerà la super-longevità (surrogato dell’eternità), la super-conoscenza (surrogato della sapienza divina) e la super-felicità (surrogato della beatitudine), come “profetizzano” i transumanisti.

Cosa fare allora per fermare questa folle corsa, che la tecnologia accelera sempre più? Rendersi conto della progressiva distruzione della realtà umana e denunciarla non basta, così come la speranza di un miracolo divino è destinata ad essere disattesa. Bisogna agire! La denuncia, l’esortazione a vivere i valori cristiani e la preghiera non bastano, perché “la grazia non distrugge la natura, ma la perfeziona”. L’azione necessaria e risolutiva è una “costruzione”! In realtà, non è possibile fermare o anche solo rallentare la disgregazione dell’umanità causata da un’ideologia fallace, se non sostituendola con un’ideologia sana, perché la prima continua ad operare fintantoché l’altra non inizia ad agire, attraverso le stesse quattro leve a cui si accennava poco sopra.

Ma perché funziona così? La ragione è che la società è come materia che “reclama” la sua forma, e la forma della società, a partire dalla Rivoluzione Industriale in poi, la dà l’ideologia, attraverso le quattro leve. Proviamo ad applicare questa interpretazione alla nostra civiltà liberal-capitalista. Per capirne il funzionamento, basta prendere ad esempio la teoria “Gender”, logica conseguenza dell’antropologia liberale, e vedere come sia sistematicamente “inoculata” attraverso le quattro leve interconnesse: 1) educatività: insegnamento universitario, programmi scolastici, conferenze, ricerche scientifiche, ecc .; 2) socialità: legislazione, lobbying economico e politico, piattaforme di social media, serie televisive, videogiochi, ecc ...; 3) moralità: stigmatizzazione di chi la pensa in modo diverso, ecc ...; 4) missionarietà: campagne di sensibilizzazione, dimostrazioni pubbliche, ecc ...

Per comprendere meglio l'interconnessione delle quattro leve, basti pensare, per esempio, a come una ricerca scientifica sul Gender venga insegnata in un'università, utilizzata per una campagna di sensibilizzazione, eventualmente integrata in una legislazione che dà ai bambini, a partire da un certa età, il diritto di "liberamente" scegliere il proprio genere sessuale; per ricominciare il circolo, attraverso la legislazione che influenzerà il modo di vivere di molti, che a loro volta, saranno indotti ad integrare più profondamente la teoria di genere, incoraggiando nuove ricerche scientifiche, e così via.

Possiamo ripetere la riflessione con ogni altro elemento dell’ideologia liberal-capitalista. Prendiamo, per esempio, il primato del profitto e l’assoluto del libero mercato con la sua miracolosa “Mano Invisibile”, che, inoculate nella società attraverso le quattro leve, hanno reso un’evidenza il fatto che un ospedale o un’università debbano “produrre” in profitto, ciò che qualche decennio fa sarebbe sembrato assurdo! E se ripetiamo lo stesso esercizio con l’ideologia marxista, vedremo che le leve usate sono le stesse e con la stessa coerenza e coordinazione. Un altro aspetto cruciale del meccanismo di un’ideologia “incarnata” in una società, è che il meccanismo si auto-costruisce! Anche senza volerlo intenzionalmente, una volta che un’ideologia forma la società, spontaneamente tendiamo a riprodurre il suo paradigma in quello che pensiamo, facciamo e produciamo. Questo è ancora più evidente ed amplificato nell’uso delle nuove tecnologie. Senza dover ricorrere a ipotesi complottiste, la potenza dei nuovi mezzi tecnologici, se non indirizzata in un'altra direzione, riproduce “naturalmente” il paradigma liberal-capitalista.

Questo significa che, o lasciamo che siano le ideologie ateo-materialiste a dare la forma alla società, o lo facciamo noi Cristiani, usando la stessa perizia e sistematicità con cui le due ideologie hanno usato e continuano ad usare le quattro leve nelle università, nella cultura, nella politica, creando applicazioni, serie televisive, videogiochi che le veicolano e le incarnano. Assistiti dalla grazia, in comunione con la Chiesa e santificati dai sacramenti, noi Cristiani siamo chiamati a costruire positivamente la nuova civiltà! Il solenne Magistero del Concilio Vaticano II, esplicitando nei tempi presenti il dato della fede, ha chiaramente definito la necessità dell’azione dei Cristiani nel mondo, il suo scopo e i suoi limiti, in termini che possono essere riassunti in questo passaggio della Gaudium et Spes:

Pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia, tale progresso, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l'umana società, è di grande importanza per il regno di Dio. Ed infatti quei valori, quali la dignità dell'uomo, la comunione fraterna e la libertà, e cioè tutti i buoni frutti della natura e della nostra operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo, ma purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, allorquando il Cristo rimetterà al Padre «il regno eterno ed universale: che è regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace ». (GS 39)

Più recentemente, Papa Francesco ha chiaramente ribadito quanto già esposto nell’enciclica Laudato si’, affermando, nel proemio della appena pubblicata costituzione apostolica Veritatis gaudium, che “si tratta, in definitiva, di «cambiare il modello di sviluppo globale» e di «ridefinire il progresso»; «il problema è che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi e c’è bisogno di costruire leadership che indichino strade»”.

Ma allora, qual è la società che vogliamo costruire? Paolo VI, nel 1970 usò per la prima volta l’espressione “civiltà dell’amore”, espressione che riprese molte volte nel corso del suo pontificato e che oggi ritroviamo associata al verbo “costruire” nel titolo di un documento della Congregazione dell’educazione cattolica, pubblicato nella solennità della Resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, il 16 aprile 2017: Educare all’umanesimo solidale. Per costruire una “civiltà dell’amore” a 50 anni dalla Populorum progressio

Come si costruisce la civiltà dell’amore? Il citato documento della Congregazione per l’educazione cattolica delinea gli orientamenti da seguire, per quanto riguarda, appunto, l’educazione. Come abbiamo richiamato poco sopra, la leva dell’educatività è una delle quattro leve con cui si dà forma alla società. Questa azione deve essere estesa a tutte le leve, per incarnare i principi della dottrina sociale della Chiesa (bene comune, destinazione universale dei beni, sussidiarietà, partecipazione, solidarietà, e i valori fondamentali della società, cioè verità, libertà, giustizia) attraverso l’educazione, certamente, ma anche le leggi, la politica, creando serie televisive, film, videogiochi, attraverso una vera e propria missione della “civiltà dell’amore” con conferenze, video, piattaforme social, ecc…, il tutto nella “via della carità”, come la definisce e l’esplicita il Compendio della dottrina sociale della Chiesa.

La velocità con cui i sempre più potenti mezzi tecnologici amplificano l’azione delle quattro leve che danno forma alla società, se da un lato ci atterrisce, dall’altro ci spinge ad agire con grande determinazione ed a farlo immediatamente, articolando una coerente azione di “forma” della “civiltà dell’amore”, profittando della potenza globale che questi mezzi offrono a chi li usa. Provvidenzialmente - perché “tutto concorre al bene di chi ama Dio” -, il concreto pericolo di ritrovarci in un mondo sempre più distopico ci obbliga ad agire e costruire insieme la “civiltà dell’amore”!

Felix necessitas!

 

fr. Riccardo Lufrani, O.P.
Convento Santa Maria sopra Minerva

 

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