DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Una rinnovata Europa

Nel Parlamento europeo mi sono permesso di parlare di Europa nonna. Dicevo agli Eurodeputati che da diverse parti cresceva l’impressione generale di un’Europa stanca e invecchiata, non fertile e vitale, dove i grandi ideali che hanno ispirato l’Europa sembrano aver perso forza attrattiva; un’Europa decaduta che sembra abbia perso la sua capacità generatrice e creatrice.

Un’Europa tentata di voler assicurare e dominare spazi più che generare processi di inclusione e trasformazione; un’Europa che si va “trincerando” invece di privilegiare azioni che promuovano nuovi dinamismi nella società; dinamismi capaci di coinvolgere e mettere in movimento tutti gli attori sociali (gruppi e persone) nella ricerca di nuove soluzioni ai problemi attuali, che portino frutto in importanti avvenimenti storici; un’Europa che lungi dal proteggere spazi si renda madre generatrice di processi (cfr. Esort. ap. Evangelii gaudium, 223). Che cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà? Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati? Che cosa ti è successo, Europa madre di popoli e nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e dare la vita per la dignità dei loro fratelli?” Con queste parole papa Francesco presentava i suoi interrogativi sul presente e il futuro dell’Europa ricevendo il 6 maggio 2016 il premio Carlomagno.

Le elezioni europee di fine maggio si sono svolte in un quadro di crisi e abbiamo assistito alla contrapposizione di due visioni dell’Europa: da un lato modelli che tendono a ridurre l’Europa ad un semplice mercato economico, in cui gli Stati nazionali dovrebbero occupare spazi di potere guardando ai propri interessi particolari. È la linea propria delle forze sovraniste che pur in modi diversi pensano un’Europa di nazioni, dove i singoli Stati decidono in autonomia sulla politica estera e di sicurezza.  

Dall’altro lato vi è chi si situa in senso europeista intende confermare il progetto europeo ma guarda anche ad un miglioramento e ad un cambiamento dell’attuale assetto istituzionale. Nel rispetto delle diversità dei vari popoli dell’Unione, si auspica una nuova centralità del Parlamento ed un ampliamento delle competenze delle Istituzioni comunitarie, per rendere l’Europa un soggetto politico solidale capace di situarsi con autorevolezza nello scenario mondiale e di orientare alla pace e alla giustizia.  

In questa crisi stanno venendo meno quei principi di riferimento che sono stati riconosciuti ed affermati alla base dei trattati e convenzioni che hanno configurato il progetto europeo soprattutto per quanto riguarda l’accoglienza e la protezione dei migranti e richiedenti asilo, il diritto al lavoro e l’effettivo rispetto dei diritti umani.  

La crisi che l’Unione sta attraversando può essere oggi un’opportunità per ripensare in modo rinnovato un progetto politico che dopo gli orrori delle guerre e delle dittature del secolo scorso ha garantito anni di pace e attuazione di processi democratici. alessandro cortesi2   fr. Alessandro Cortesi, O.P.Peraltro in anni recenti la guerra è scoppiata con i suoi orrori al cuore dell’Europa nella ex Jugoslavia negli anni ’90 e tanti scenari di guerra sono presenti nel mondo oggi e nell’area mediterranea anche con responsabilità dei governi europei.

Il quadro internazionale attuale risente dell’assenza di soggetti politici in grado di favorire una gestione pacifica dei conflitti e processi di incontro tra i popoli. La crisi ambientale e le disuguaglianze economiche manifestano l’insostenibilità di un modello economico mondiale che genera iniquità.

Si avverte l’urgenza di umanizzare i rapporti economici e quelli sociali. I padri fondatori dell’Europa coltivavano un sogno di convivenza nella diversità fondato sul riconoscimento della dignità di ogni persona umana e dei diritti inalienabili, sulla democrazia rappresentativa, sulla responsabilità e sull’equilibrio tra diversi poteri. Solo la costruzione di una convivenza solidale tra popoli e cittadini può aprire un futuro possibile nella pace.

Oggi percepiamo come il senso di appartenenza ad una medesima famiglia umana e la solidarietà fraterna siano orizzonti da riscoprire e porre al centro di un progetto in cui insieme al riconoscimento dei diritti di libertà e uguaglianza, possa crescere la democrazia in un quadro di responsabilità comune.

L’Ordine domenicano ha proposto in questo periodo una preghiera per l’Europa riprendendo le parole di santa Caterina da Siena patrona d’Europa e insieme ha offerto una riflessione curata dai promotori europei di giustizia pace per maturare consapevolezza delle sfide presenti per la società europea (consultabili nel sito dell’Ordine www.op.org). Fr. Bruno Cadoré Maestro dell’Ordine in una lettera in cui parla delle preoccupazioni e dell’impegno dell’Ordine nella situazione presente della società europea e presenta queste iniziative, a conclusione richiama le parole del confratello Ludwik Wisniewski che ricordand Pawel Adamowicz, sindaco di Danzica, ucciso il 14 gennaio ha detto: “Dobbiamo smetterla con i discorsi di odio, disprezzo, accuse infondate. Non saremo più indifferenti al veleno dell'odio che dilaga nelle strade, nei media, su Internet, nelle scuole, in Parlamento, ma anche nelle chiese. Chi parla la lingua dell’odio e fa carriera con la menzogna non può ereditare responsabilità elevate”. Fr. Bruno Cadoré conclude: “Queste parole spronano ciascuno di noi alla conversione e alla responsabilità affinché, individualmente e come Famiglia Domenicana, possiamo essere degni messaggeri del Principe della pace”.

fr. Alessandro Cortesi, O.P.
Convento S. Domenico, Fiesole

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