DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

L’educazione a servizio dell’umanità

Ormai a cadenza settimanale, la stampa internazionale ci propone riflessioni e punti di vista sul tema dell’educazione. Questi interventi giungono molto spesso dai vari Ministri dell’istruzione, altre volte da esperti in materia, tante volte da chi si ritiene in diritto di parlare anche di ciò che non conosce. È questo un di quegli ambiti dove ciascun cittadino si sente dover esprimere la propria “ricetta” evidenziando ciò che non va e balbettando ciò che bisognerebbe fare.

Ma probabilmente proprio perché è di strategica importanza per il presente e soprattutto per il futuro, in quanto i ragazzi che oggi “subiscono” le nostre decisioni sono quelli che costituiranno il il domani, e insomma proprio per tale motivo, sarebbe saggio porre orecchio e prestare attenzione al contributo che hanno dato altri nel passato, e mi sia permesso, persone con meno fretta di “twitterare” e più tempo investito a riflettere.

Nell’ultimo secolo l’iter formativo dei giovani, è passata dall’essere affare per pochi abbienti, a qualcosa che riguarda tutti, indistintamente dalle loro provenienze e capacità economiche. Almeno questo è ciò che ci raccontiamo: la scuola è un diritto di tutti! anche se poi sono ancora tanti gli stati in cui il livello di alfabetizzazione si aggira attorno a poco più del 20%, secondo i dati tratti dal rapporto delle Nazioni Unite sul "Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo 2013”.

Da tale divario tra l'ideale e la realtà, dalla inadeguatezza del sistema scolastico, scaturirono nei passati decenni due forti correnti: una caratterizzata da una accentuata critica del sistema, ma che comunque ci insegna tanto, e l’altra più orientata ad una riforma degli stessi. Tra i maggiori critici ricordiamo Ivan Illich, il quale sosteneva che le istituzioni non sono a servizio del popolo, bensì espressione del potere di una cultura subordinata alla legge del profitto. Sarebbero strumenti di repressione ed omologazione, causa di disumanizzazione. Per lui l’unica via d’uscita è un processo di descolarizzazione.

Sul fronte opposto, quello dei riformisti, mi piace ricordare il lavoro portato avanti da Paulo Freire, che negli anni ’60 proponeva una alfabetizzazione di quei popoli che vivevano in contesti poveri e di sfruttamento come nelle Favelas brasiliane. domenico sprecacenere3   fr. Domenico Sprecacenere, O.P.Ci piace sottolineare come per Freire, l’educazione era l’esercizio della libertà, la strada per riscattarsi. Molto più che nozionismo, molto più che mera acquisizioni di skils. Giocando in casa nostra, come possiamo non tener conto dell’esperienza portata avanti da don Lorenzo Milani, tanto avversato all’inizio quanto apprezzato oggi. Il paesino di Barbiana, che lui ha servito come parroco, divenne modello per le riforme scolastiche che seguirono, e non solo in Italia.

Intendiamo dire che se oggi la scuola è aperta a tutti, poveri e disabili compresi, se ad oggi la legge 517 del ’77 è data quasi come una norma scontata, questo è dovuto alle provocazioni, alle sollecitazioni e agli esempi che don Milani ci ha proposto in tale modello. A tal proposito è doveroso ricordare un suo scritto, Lettera ad una professoressa, che in un certo senso contiene tutto il suo pensiero. Sinteticamente abbiamo riportato alcune delle posizioni di eminenti storici e filosofi, che oggi vengono considerati i Guru della pedagogia, al fine di ricavarne un comune denominatore che, pensate, ancor prima di questi tre, fu presentata da un altro illustre filosofo, molto vicino ai domenicani, non solo per l’influsso che su di lui ha avuto Humbert Clèrissac O.P., suo amico e direttore spirituale, ma anche e molto più per lo “sposalizio” intellettuale del suo pensiero con quello di Tommaso d’Aquino. Stiamo parlando di Jacques Maritain.

I concetti di libertà, riscatto ed emancipazione che possono riassumere l’obbiettivo di una corretta formazione e che abbiamo riscontrato nei suddetti personaggi, vengono pienamente riscontrati nella posizione di di quest’ultimo. Egli parte da una basilare distinzione tra persona ed individuo. Col primo termine, persona, indichiamo la dimensione spirituale e sussistente di un soggetto. Col secondo, individuo, indichiamo piuttosto quel principio non specifico di distinzione tra un soggetto ed un altro, quale è la materia.

Perché è basilare tale distinzione? Perché l’uomo è in potenza educabile sia in quanto alla sua personalità, la quale potrà svilupparsi in direzione di una indipendenza e di una padronanza dello spirito, posizione questa auspicata da Freire cosi come da don Milani, sia in quanto alla sua individualità, e in tal caso svilupperà piuttosto ciò che è proprio della materia, ovvero l’abbandono alle tendenze, all’istinto, ad esempio l’assoggettamento alla logica del profitto, così come denunciò Illich.

L’errore in cui tanti sistemi educativi cadono, è quello di non tener conto o piuttosto di confondere questa duplice dimensione così da ritenere sviluppo della persona ciò che in realtà è semplice sviluppo dell’individuo. Probabilmente in termini biblici potremmo parlare di una educazione secondo lo spirito o secondo la carne, ma non è nostra intenzione imboccare tale strada. Piuttosto ci interessa mostrare come sia possibile la “retta via” dell’educazione e come in realtà, se pur a livello embrionale, sia già presente qualcosa di simile. Penso alle esperienze educative definite di tipo circolare, le quali si basano sulla comunicazione tra studente ed insegnante in cui i ruoli di emittente e destinatario si intersecano costantemente, facendo sì che l’insegnante si ritrovi a dare cosi come a ricevere, e lo stesso accade per gli studenti.

Penso alla dimensione della competizione che nasce dalle diverse competenze. Una competizione che non si lascia alle spalle vincitori e vinti, ma che, proprio come il termine latino suggerisce, cum-petere, è ricercare insieme, cercare di ottenere risultati insieme agli altriAncora penso all’esperienza dell’empowerment, che conferisce agli studenti autonomia e responsabilità, capacità di decidere, caratteristica probabilmente poco presente o quanto meno poco incisiva nel nostro tempo. Concludiamo con la più significativa delle esperienze educative, e che pian piano inizia a farsi strada almeno in alcuni ambienti, ovvero il Service-learnig. Secondo questa proposta pedagogica, apprendere serve, e servire insegna, così come ha ben riassunto il pedagogista Italo Fiorin.

L’idea è quella di porsi in prima fila nel servizio alla società che immediatamente ci circonda. In tal modo lo studente ha l’opportunità di mettere in pratica ciò che studia, di ricevere sempre maggiori stimoli e nel contempo riesce ad essere utile al prossimo. In questo caso, come nei suddetti, la direzione in cui il soggetto si sviluppa è evidentemente non quello del profitto personale, bensì quella del servizio, della libertà e dell’umanità. Tali programmi chiaramente sono parte integrante il curricolo, di conseguenza possono entrare a far parte della normale didattica. Ciò cambia il modo in cui impariamo e ciò che impariamo.

In conclusione vogliamo riportare il pensiero di Maritain riguardo a tale tema, concentrato in una frase; lui sosteneva che educare significa aiutare la persona umana a diventare più umana. A questo punto non possiamo che auspicare una crescente capacità nel formulare nuove riforme didattiche, una crescente capacità di prenderci cura dei giovani, insomma una crescente umanità alla presente e alle future generazioni.

fr. Domenico Sprecacenere, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma

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