DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Testimome e maestra in un tempo difficile

Omelia per la festa di S. Caterina da Siena - S. Maria sopra Minerva

La spirituale esultanza che invase l'animo di San Paolo VI , 50 anni fa , nel proclamare l'umile e sapiente vergine domenicana S. Caterina da Siena Dottore della Chiesa universale, è la nostra oggi nel celebrare la solennità di colei che i supremi Pastori della Chiesa ci hanno dato nel corso del tempo quale Patrona d'Italia, compatrona d' Europa, delle donne cattoliche italiane, delle Infermiere volontarie e sul finire del 1800 quale Patrona secondaria di Roma (13 aprile 1866), oltre ai vari patronati su Famiglie religiose e Associazioni, compresa la nostra Provincia Romana dei Frati Predicatori e l'intero ramo laico e di sacerdoti che costituiva quell'Ordine della Penitenza di S. Domenico poi chiamato Terz'Ordine di cui S. Caterina è Patrona.

Nell'elenco, seppure parziale, desidero aggiungere l'Associazione Internazionale dei Caterinati, fondata all'indomani del Dottorato, quindi 50 anni fa, per opera dell'allora Vescovo di Siena mons. Ismaele Castellano , domenicano, che intese raggruppare così le varie entità cateriniane che si ricollegavano alla “bella o allegra brigata” di S. Caterina, a quei discepoli, cioè, che la chiamavano “dolce mamma” e vennero con disprezzo da alcuni denominati i “Caterinati”, nome per i suoi figli spirituali di ieri e di oggi di onore e gioia.

Tutti voi, cari fratelli e sorelle, mi siete presenti, anche coloro che per non dilungarmi troppo non sono stati citati espressamente.

Come diceva sempre il Papa Paolo VI: “La storia di Caterina da Siena è estremamente complessa e documentata. Sarà sempre troppo lunga per narrarla per disteso; il quadro storico poi, in cui essa si svolge, è così caratterizzato e drammatico, che chiunque prova a descriverlo, in funzione di questa umile e splendida protagonista, è costretto a scegliere o a sunteggiare....Si sa: morì giovanissima, qui a Roma; ma i suoi trentatré anni di vita terrena ( 1347 – 1380 ) furono così densi di intensità interiore, così drammatici di attività esteriore, così fecondi di espressioni letterarie, così importanti nella serie degli avvenimenti politici ed ecclesiastici del secolo XIV, che obbligano il teologo, lo storico, il letterato, l'artista a considerare Caterina come un fenomeno unico nel suo genere, e a studiare in lei la maestra delle cose divine, la mistica ispirata e stigmatizzata, la donna ardita, semplice ed abile ad un tempo, che osa iniziative diplomatiche altrettanto candide che sapienti, la scrittrice illetterata, che detta libri e diffonde uno sciame di corrispondenza vivacissima ed apostolica, la vergine estatica nella preghiera e tutta dedita all'assistenza dei sofferenti, capace di conversazione fascinatrice che muta gli interlocutori in discepoli, in amici fedelissimi...”( cfr. Paolo VI, udienza generale, 30 aprile 1969 ).

Dovendo scegliere qualche elemento da sottoporre alla mia e vostra riflessione, dalla Parola di Dio, e in particolare dalla seconda lettura che è un brano della Prima lettera di S. Giovanni apostolo, alcuni temi cari all'insegnamento cateriniano, quali:

  • Dio è luce
  • Il Sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato
  • La confessione del nostro peccato è la verità su noi stessi
  • Gesù è vittima di espiazione e avvocato presso il Padre, in nostro favore

Mi fermo brevemente sulle prime due tematiche enunciate:

  1. Dio – Luce
  2. Il Sangue di Cristo

Come sappiamo Gesù si è autoproclamato “luce del mondo”, anzi Egli è la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo, come dice S. Giovanni nel suo vangelo, facendosi via di verità che dà la Vita. In Caterina, che richiama sempre tutti i suoi destinatari interlocutori ad aprire l'occhio dell'intelletto, il quale ad immagine dell'occhio fisico, ha la pupilla che è un foro che si allarga e si restringe in base all'intensità della luce, ebbene la pupilla è proprio la santissima fede, che ci permette di ricevere la luce che è Cristo.

Riportiamo qualche stralcio dalle numerose lettere di Caterina : “ La prima dolce Verità si è fatta per noi regola e via. Essa stessa è questa via, ed è di tanta dolcezza e di tanta luce che chi la segue non cade nelle tenebre . - L 3 . E' una via lucida che ci dà vita, e fuori di essa andremmo al buio e staremmo in grandissima tempesta e amarezza. (Lettera 316). Ogni altra via è oscura e tenebrosa e conduce l'anima alla morte eterna. Non siate dunque negligenti, ma solleciti a camminare per questa dolce dritta via, Cristo Gesù. Così egli disse : “ Chi va per me va per la luce e perviene alla vera vita che non gli sarà tolta in eterno“.(Lettera 162)

Per Caterina la via di verità è proprio la dottrina del Cristo, il suo insegnamento che ha la sua cattedra e il suo apice nella croce. Il Cristo crocifisso è quel libro aperto che tutti possiamo leggere. Chi è in comunione con Cristo è in comunione con gli altri , infatti : “Se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri..” ( cfr. 1 Gv) Perciò dice Caterina: “ L' anima che avrà acquistato l'amore nell'affetto di Cristo crocifisso si vergognerà di seguirlo per altra via: non vorrà delizie, né stati, né onori, ma vorrà vivere come pellegrina e viandante in questa vita in attesa di giungere al termine. Infatti il buon pellegrino non rallenta il suo andare né per prosperità che trovi per via, né per avversità; ma va innanzi virilmente, per l'amore e l'affetto che ha posto nella meta alla quale desidera giungere“ (Lettera 29 )

Caterina ha una spiritualità cristocentrica, è nota l'allegoria del Cristo-ponte ai suoi lettori e come disse nella sua catechesi sulla Santa, Benedetto XVI, ogni vera spiritualità cristiana deve essere tale, per cui siamo invitati anche noi ad andare a Dio attraverso la mediazione di Cristo che pur essendo perfetta ed integra, non esclude, ma anzi richiede la cooperazione soprattutto della Vergine Madre , Maria SS, che nel mistero dell'Incarnazione è presentata lei , come il libro in cui è scritta la Regola nostra: il Figlio di Dio incarnato e diventato in maniera congiunta il Figlio del Padre e di Maria. E Caterina, come l'intera tradizione domenicana che trova in lei la migliore interprete al femminile, parla sempre a nome di Gesù crocifisso e di Maria dolce.

Loda, benedice e predica Cristo, secondo uno dei famosi motti dell'Ordine dei Predicatori, sempre insieme a Maria. Lei che ad ogni gradino della scala della casa paterna che saliva si rivolgeva alla Madre di Dio con il saluto angelico. Caterina da vera domenicana qual è, mette sempre in giusto ordine le verità di fede, trattando da persona illetterata, ma non indotta, i dogmi fondamentali della nostra fede spesso in maniera magistrale, nella sua triplice opera: Dialogo, Lettere e Orazioni. Per il Dialogo, che lei chiamerà “il Libro” avrà, almeno nell'intenzione, un intento sistematico. Già nella bolla di Canonizzazione di Pio II, che avvenne il 29 giugno 1461, si dice chiaramente che : “ apparve maestra prima di essere discepola e che nessuno le si avvicinò che non se ne allontanasse più dotto e migliore “

Caterina, dottore della Chiesa, ci dà luce di dottrina, queste sono le vere “armi” della figlia di S. Domenico, alla quale l'Eterno Padre in una pagina, tra le più note del Dialogo (cap. CLVIII), dice che S. Domenico ha preso l'Ufficio del Verbo e ha come carisma suo proprio, il dono della Scienza che consiste proprio nel distinguere ciò che è essenziale da ciò che non lo è, per la fede. antonio cocolicchio   fr. Antonio Cocolicchio, O.P.Illuminare le menti fornendo i perché della fede; secondo quel rendere ragione, quell'intelligenza della fede per cui non si ama se non si conosce, o meglio ancora più si conosce e più si ama. Questa è una delle costanti del suo insegnamento. Infatti, nella citata bolla di Pio II si dice il motivo per cui apparve maestra; in quanto seppe rispondere con somma prudenza ai cultori delle scienze sacre e anche ai Vescovi di Chiese illustri, che le proponevano difficilissime questioni intorno a Dio, e li rese talmente soddisfatti da rimandarli come agnelli mansueti, mentre erano venuti in atteggiamento di lupi e di leoni.

Bellissima, inoltre, è la testimonianza di fr. Bartolomeo Dominici o.p. che fu discepolo e anche confessore della Santa, nella sua deposizione al Processo Castellano, dice :

Dell'avere acquisita divinamente la predetta dottrina derivò per la Vergine una mirabile facondia nel parlare intorno alle cose riguardanti le cose di Dio e la salute delle anime, così che l'ammiravano tanto i dotti che gli ignoranti...Alcuni rivali credevano che l'istruissimo noi frati, mentre invece...avveniva il contrario. Ma, con l'andar del tempo, attraverso una quotidiana esperienza, quasi tutto il mondo, per così dire, conobbe che da Dio stesso le veniva infusa quella stupenda dottrina, tanto nel parlare quanto nel dettare le lettere, che, oltre ad essere molto profonde, erano anche devote, e nel comporre il Libro, mentre era astratta dai sensi “ ( in I. Taurisano, S. Caterina nel ricordo dei discepoli. Roma 1957, pag. 89 )

Caterina con i suoi insegnamenti, che talvolta dettava contemporaneamente a tre amanuensi, ha realizzato meravigliosamente in sé quel “ministero di verità” del quale scriveva al cardinale di Luna : “ ...innamoratevi di questa verità, acciocchè siate una colonna nel corpo mistico della santa Chiesa, dove si debbe ministrare questa verità; perocchè verità è in lei, e perchè la verità è in lei vuole essere ministrata da persone veritiere e che ne siano innamorate e illuminate, e non siano ignoranti né idioti della verità” (Lettera 284 ), Caterina fu l'innamorata della Verità che si acquista “più per studio d'orazione ed elevazione di mente e lume d'intelletto, che per studio umano “ (Dialogo cap. XCVI ), fu la “veritiera”, la maestra di questa scienza, ella che disse al beato Raimondo da Capua , suo storico confessore e biografo. “Tu, frate domenicano, sei lo sposo della Verità “e se sarete ciò che dovete essere metterete fuoco in tutta Italia. Il fuoco dell'amore per cui potè dire di se stessa: la mia natura è fuoco . La nostra fede viva si alimenta con la parola e i sacramenti della Chiesa e nella Chiesa che è la “cantina del Sangue “ ci sono i sacri ministri “ministri del Sangue”, che ricevono dal “ cellerario “ che è il Papa , là potestà per poterlo amministrare, perchè lui ne ha la chiave. Ecco perchè è necessaria la comunione di fede e di amore con il Papa , il “ dolce Cristo in terra “ . La nostra Santa Dottore della Chiesa ha dettato cose mirabili sui Dottori della Chiesa, pensando particolarmente al suo confratello Maestro Tommaso d'Aquino :

Affogati e annegati nel Sangue, dove trovano l'affuocata mia carità; la quale carità è uno fuoco, che procede da me ( è il Padre che parla ) che rapisce il cuore e la mente loro, accettando el sacrificio dè loro desideri. Unde si leva l'occhio dell'intelletto specolandosi nella mia deità, dove l'affetto si notrica e si unisce, tenendo dietro all'intelletto. Questo è un vedere per Grazia infusa che io fo nell'anima che in verità ama e serve me. Con questo lume mi vidde Tommaso, unde acquistò el lume della molta scienzia. Augustino, Ieronimo e gli altri dottori e santi miei, illuminati dalla mia verità, intendevano e cognoscevano nelle tenebre la mia verità...(Dialogo LXXXIV-LXXXV).

Introduciamo così il tema del Sangue di Cristo :

“E il Sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato” (1 Gv). Chi più di Caterina ha parlato del Sangue di Cristo, come testimonianza dell'amore di Dio e prezzo del nostro riscatto: Quando l'anima ai piedi del Crocifisso riflette su se stessa, scopre insieme “ la sua dignità e la sua indegnità “; e questo perchè – nel prezzo pagato per togliere “ il bando “ che ci impediva di entrare in paradiso- il divino Crocifisso ci mostra “ la grande dignità nostra e ( nello stesso tempo ) la gravezza della colpa “. - L 369

Allora l'anima, vedendosi tanto amata, è spinta a riamare il Signore. D'altra parte riconoscendosi colpevole della sua morte, verrà in odio a se stessa : “ farà come il figliolo che vede il sangue del padre, che cresce in odio verso il nemico “ che lo ha ucciso. Così fa l'anima che guarda il Sangue del suo Creatore: odia il nemico. E se voi mi diceste : “ Chi lo ha ucciso ?”. Vediamo che solo il peccato è causa della morte di Cristo; e l'uomo è quello che commette il peccato. Dunque, si può dire che noi siamo coloro che abbiamo ucciso il Figlio di Dio; e ogni volta che pecchiamo mortalmente lo possiamo dire... Dobbiamo dunque fare vendetta di noi, perchè il maggior nemico che abbia l'uomo è se medesimo. Or così voglio che facciate voi, e perchè lo possiate ben fare, voglio che poniate dinanzi a voi la memoria del Sangue del Figlio di Dio, sparso con tanto fuoco d'amore ( Cfr. Lett. n. 148 )

Nella lettera 333 a Raimondo da Capua troviamo una esortazione che riassume il cammino spirituale attraverso i sacramenti , quali mezzi principali di santificazione perchè effondono in noi la grazia di Dio, o come dice Caterina con un linguaggio aderente alla dottrina biblica e patristica , il suo Sangue : “ Rallegratevi nel Sangue, Bagnatevi nel Sangue, Doletevi di voi nel Sangue, Crescete e fortificatevi nel Sangue, Perdete la debilezza e cechità vostra nel Sangue dello Immacolato Agnello, Vestitevi di Sangue, Annegatevi nel Sangue di Gesù Cristo Crocifisso... Saziatevi nel Sangue “

Possiamo vedere come in un crescendo . Battesimo, Penitenza, Confermazione, Eucarestia...

In questo tempo di pandemia e di assenza di celebrazioni comunitarie dei sacramenti, soprattutto dell'Eucarestia, l'insegnamento perenne di Caterina da Siena dottore della Chiesa ci sproni ad aprire l'occhio del nostro intelletto con la pupilla della fede di cui siamo dotati con il santo battesimo, affinché cresca il nostro senso ecclesiale e civico e politico come in colei che San Paolo VI provò a sintetizzare con queste parole. “La mistica del Corpo mistico e la Santa della Politica, del Cristo Crocifisso e del Suo preziosissimo Sangue”, possa la sua solennità spronarci a crescere verso una fede cristiana pensata e profonda e come Italiani avere quell'amore di Patria che lei chiedeva ai cardinali italiani del suo tempo, divisi tra loro, mentre lo riscontrava in quelli francesi. Infine, come Romani ed Europei, avendo lei avuto uno sguardo ampio, dilatato verso l'infinito con quel desiderio che allarga il cuore e cerca di modellarlo sul cuore di Cristo, che è il cuore del mondo.

Caterina non ebbe paura di parlare perché il suo voglio era il Voglio di Cristo, noi siamo spesso impediti proprio perché come disse bene Paolo VI : “Il mondo di oggi ascolta più i testimoni che i maestri e se ascolta questi ultimi è perché sono maestri di vita”

fr. Antonio Cocolicchio, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma

Ed iniziò a mandarli a due a due per portare
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