DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Missionaria della misericordia del Padre

caterinasiena4Non è impresa semplice quella di scegliere una tra le diverse piste e tracce di riflessione che la Liturgia della Parola che abbiamo ascoltato ci propone, e che si ricollegano a diversi aspetti della spiritualità o dell’opera di S. Caterina.

La recente bolla di indizione del Giubileo straordinario, a partire dall’8 dicembre prossimo, che definisce la misericordia come “sintesi” del mistero della fede cristiana, e invita a riproporre tale tema “con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale” anche nell’ottica della missione della nuova evangelizzazione rende forse opportuno seguire la pista indicataci dal Salmo: “buono e pietoso è il Signore…ti corona di grazia e di misericordia” (Sal 102). 

 

Il tema della misericordia sembra stia davvero caratterizzando l’azione e il messaggio di papa Francesco in questi suoi due primi anni di ministero alla guida della Chiesa: dalla scelta del motto del suo pontificato “Miserando atque eligendo”, preso dalle omelie di S. Beda il Venerabile a proposito della vocazione di Matteo (“lo guardò con sguardo di misericordia e per questo lo scelse”), alla decisione di convocare un’assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi per rispondere alle urgenze e alle sfide pastorali sul tema del matrimonio e della famiglia, alla recente indizione di un Giubileo straordinario, avente come tema proprio quello della misericordia. Ma il tema della misericordia (ed è qui il punto che ci ricollega alla celebrazione di oggi) è anche un tema profondamente radicato nella spiritualità e nella riflessione teologica dell’Ordine domenicano, come attestano le sue fonti agiografiche, teologiche e liturgiche.

Sono le parole audaci dei santi, capaci di richiamare anche i pastori della Chiesa, attingendo a quei tesori di grazia e di misericordia, che Dio ha effuso nella loro vita

Dalla preghiera accorata e irrigata di lacrime di Domenico per la salvezza dei peccatori (“O Dio che ne sarà dei peccatori”?), alla magistrale riflessione di S. Tommaso, che insegna che “la misericordia non sopprime la giustizia, ma è come una pienezza di giustizia” (una giustizia in grado “eminente”), fino alla pratica liturgica (ancora vigente) dell’Ordine dei Predicatori, che fa chiedere ai candidati all’ingresso nel nostro Ordine, al momento della vestizione, anzitutto: “la misericordia di Dio e la vostra”.

Di tutto questo patrimonio Caterina sa farsi interprete “a modo suo”, con il suo tono appassionato e vibrante, con il suo stile ricco di immagini e di similitudini, con parole e gesti che trasmettono la tenerezza del Padre che si china sui suoi figli. Nella sua opera più importante, il Dialogo della divina Provvidenza, da lei chiamato semplicemente “il libro”, Caterina descrive un dialogo appassionato tra la sua anima e la Persona del Padre, che prende spunto da quattro domande o petizioni, che altro non sono se non altrettante richieste di misericordia rivolte al Padre (misericordia per sé e per la propria vita;caterinasiena5 misericordia per la Chiesa del suo tempo, bisognosa di rinnovamento e purificazione; misericordia per la società del suo tempo, dilaniata da conflitti e opposizioni spesso violente; misericordia per un caso particolare, probabilmente quel Niccolò di Tuldo che Caterina riesce a richiamare alla conversione e alla fede nel momento finale della sua vita), e a cui il Padre risponde benignamente ricordando tutti i suoi benefici passati elargiti alla Chiesa e al mondo e promettendone di nuovi per l’avvenire. Parole, ma anche gesti, che infondono e invitano alla misericordia.

Siamo nel Natale 1378, in pieno clima di divisione e di scisma, dovuto all’elezione da parte di alcuni cardinali di un antipapa nella persona di Clemente VII, e favorito anche dalla personalità non semplice dell’allora papa Urbano VI, quando Caterina invia al papa un cesto confezionato dalle proprie mani contenente cinque melarance, coperte da uno strato di miele. Il regalo è accompagnato da una lettera in cui Caterina spiega il significato del suo gesto: la melarancia ha un sapore forte e amaro, ma con un po’ di miele si può addolcire questo sapore amaro, e renderla più appetibile. Così anche il papa è invitato a mitigare l’amaritudine e l’asprezza del suo carattere attingendo alla dolcezza di Cristo. Sono le parole audaci dei santi, capaci di richiamare anche i pastori della Chiesa, attingendo a quei tesori di grazia e di misericordia, che Dio ha effuso nella loro vita.

Nella bolla di indizione del Giubileo sul Volto della misericordia, verso la fine, papa Francesco ci invita a rivolgere la nostra preghiera “ai tanti Santi e Beati, che hanno fatto della misericordia la propria missione di vita”. Ed è questo che vogliamo chiedere anche noi a Caterina nella celebrazione di oggi, che ci aiuti e ci accompagni a essere come lei, testimoni e missionari della misericordia del Padre. Amen.

fr. Daniele Aucone, O.P.

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