DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

La mia esperienza nel Club Theologicum

La mia esperienza nel Club Theologicum inizia in una fredda sera invernale quando una blogger cristiana con cui sono in contatto virtuale da anni, probabilmente esausta delle mie domande sui santi legati alle patologie mentali e alla disabilità, mi comunica che un frate che conosce sta facendo la sua tesi di dottorato proprio sulla disabilità. “Magari vi metto in contatto…” speranzosa, probabilmente, di finirla lì con lo stalking psico-ecclesiale e di passare la “patata bollente” a qualcun altro. Né io, né lei potevamo immaginare cosa sarebbe accaduto nell’anno successivo.

Il frate in questione era – è – Fra Gabriele Giordano Maria Scardocci O.P. che si occupa proprio di seguire il Club Theologicum, in cui decisi di entrare.

Inizialmente, mentre ero rintanata nella mia “cameretta” romana (vivevo in un convitto gestito dalle suore, giusto per rimanere in tema), iniziammo a confrontarci sulle rispettive tesi – visto che stavo già scrivendo quella per la laurea magistrale in Neuroscienze Cognitive e Riabilitazione Psicologica - ma anche quella precedente aveva avuto come tema la disabilità. Dopo un pò di confronti sui manuali diagnostici, arriva la fatidica domanda: mi si chiede se voglio entrare nel Club, che ha anche un gruppo WhatsApp. Dico di sì, speranzosa che non sia il solito gruppo in cui qualcuno per sbaglio inoltra un file all’anno, ed è il risultato del quiz “Che verdura sei?” che la suocera ha pubblicato su Facebook.

La realtà ecclesiale e digitale del Club Theologicum oggi può soffiare la sua quinta candelina, con ben 5 anni di attività alle spalle.
La vita del Club è assicurata da tantissime persone che lavorano alacremente per far sì che tutto funzioni, soprattutto ciò che assicura il vero nutrimento spirituale a noi tutti: il sito del Club che si occupa, come suggerisce il sottotitolo nell’homepage, di “Riflessioni e teologia in un mondo Millennial”, il canale YouTube “ Canale Jordanus” dove molto spesso vengono proposte dirette con esperti ogni volta diversi e su temi diversi. Infine, da poco sono iniziati contenuti podcast giornalieri sull’equivalente “Canale Jordanus Podcast” e sul “Club Theologicum Spotify”, che offrono le riflessioni quotidiane sul vangelo proposte dallo stesso fr Gabriele.

Il dominio è legato anche ad un gruppo Facebook, gli Amici del Club Theologicum, ed ha anche una pagina personale dedicata, Club Theologicum. È presente anche sul social italiano Sfero.

Il sito è inoltre collegato anche a due gruppi WhatsApp e Telegram che hanno la finalità semplicemente di condivisione e lettura degli articoli; infine, come vi dirò fra poco, esiste un gruppo WhatsApp di discussione e dibattito.

Ritornando al sito, molte sono le sezioni che può vantare e adesso ve le elencherò tutte:

  1. “Chi siamo”: presenta tutti gli autori con i loro contatti e una breve biografia per capire chi sono e a che titolo scrivono;
  2. “Canale Jordanus”: raccoglie alcuni video presenti sul canale You Tube Ufficiale del Club che ha iniziato la sua attività durante il Lockdown italiano del 2020;
  3. “Collaboratori”: si possono conoscere altre persone che collaborano o che hanno collaborato in passato col Club pur non essendo autori fissi;
  4. “Bellezza redentrice”: raccoglie tutte le riflessioni e le meditazioni sull’arte sacra e l’estetica teologica;
  5. “Spiritualità della cultura”: è una sezione in cui scriviamo degli impulsi spirituali e teologici che ci arrivano da vari prodotti della cultura contemporanea: libri, film, spettacoli teatrali, serie tv e anche videogiochi, perché Dio è nei dettagli, basta saperlo trovare. In particolare, in questa sezione ogni mese esce anche la classifica dei libri più letti, in modo che ci si possa fare un’idea di “che aria tira” nel mondo editoriale;
  6. “La lanterna del cercatore”: è la sezione che ospita i veri e propri approfondimenti di almeno 1000 parole riguardanti la teologia, la spiritualità, la Bibbia, la storia, ecc… che servono per orientarsi nella ricerca della Verità;
  7. “Bioetica e Morale”: ospita approfondimenti di bioetica e teologia morale, tanto importanti per riflettere e fare scelte di vita coerenti con quello che propone il Vangelo;
  8. “Handicap e dintorni”: si occupa di ospitare le riflessioni sul tema dell’handicap, un tema molto in voga nella società di oggi che – essendo iper-competitiva – fatica ad accettare quei membri che sembrano avere più difficoltà a inserirsi al suo interno;
  9. “Psicologia e sacro”: gli articoli di questa sezione hanno come tema il rapporto tra psicologia e fede, sia dal punto di vista della cura della propria salute mentale in ottica cristiana (es. il rapporto tra la psicoterapia e la religione) sia da quello di offrire uno sguardo psicologico sulle dinamiche interne ed esterne alla Chiesa, per dare strumenti in più per vivere bene il servizio; è una sezione nata anche dalla mia esperienza personale e dagli studi universitari che sto portando avanti;
  10. “Cronache del Cristianesimo”: è la sezione in cui ci sono approfondimenti storici sulla nostra fede, importanti perché è proprio il punto di vista storico che spesso non è conosciuto e pertanto si presta ad essere quello in cui la gente ha dubbi maggiori e può essere convinta di cose non vere da persone che si presentano come qualificate, ma non lo sono;
  11. “Libri”: in questa sezione si propongono libri di interesse da leggere per edificarci spiritualmente;
  12. “Eventi”: presenta tutti gli eventi che il Club organizza in presenza;
  13. “Siti amici”: ci dà una panoramica di altri siti di interesse nel panorama della comunicazione cattolica;

Le sezioni sono davvero tante e spesso richiedono che a scrivere siano persone esperte degli argomenti che trattano; quindi, il Club deve avere una serrata organizzazione per non “perdersi”. Le tempistiche, i contenuti, la forma, devono essere concordati e tutti dobbiamo impegnarci a rispettare gli accordi presi anche perché scrivere un articolo o – ancor di più – pensare, girare e editare un video sono cose che richiedono diverso e dispendioso tempo. Non basta avere l’idea e accendere il pc, bisogna scrivere, cancellare, riscrivere, proporre il contenuto ad altri e farlo rivedere, nel caso del video occuparsi di capire in quale ambiente girarlo, sistemare le luci, l’audio (anche in post-produzione), fare i dovuti tagli, ecc… nel caso sia una diretta poi, bisogna scriverla tutta in anticipo, per far sì che in quell’ora e mezza non ci si perda troppo andando “a braccio”. Questo va moltiplicato per ogni persona che collabora con il Club, oltre allo sforzo di coordinarci tra noi ed essere guidati in ciò che facciamo. Il tempo di lettura dell’articolo o di visione del video o di ascolto del podcast è quindi solo la minima parte del tempo che si usa per produrre i contenuti del Club, ma la passione che ci anima ci aiuta a non sentire il “peso” del tempo speso per questo bellissimo apostolato.

In tutta questa attività frenetica, fr Gabrio – così da noi affettuosamente chiamato – ci aiuta supervisionando, rileggendo, correggendo, sistemando, uplodando i contenuti. Dunque, coordinando in prima persona la pubblicazione di tutti contenuti del Club.

Dunque, la mia speranza iniziale era ben riposta. Decisi allora di entrare anche nel gruppo WhatsApp di discussione. E in questo gruppo ho trovato qualcosa che non avevo mai trovato altrove, pur avendo spaziato variamente nelle esperienze “decchiesa”. Gli scout, l’Azione Cattolica, il gruppo dei lettori della liturgia, il coro parrocchiale, i comitati delle feste patronali, l’Opus Dei, ecc (sono troppi per elencarli tutti, davvero)… mi hanno dato tutti qualcosa di bello e che porto nel cuore, mi hanno formata (al rispetto della diversità soprattutto, visto che ho frequentato più gruppi io di quanti ne conosca il Papa) ma mancava una cosa di cui ho sentito la necessità solo quando l’ho trovata: un gruppo di chiesa che non fosse solo un gruppo di chiesa, ma delle persone che si relazionano parlando ANCHE di Chiesa, di cristianesimo, di Cristo. Attenzione, non nel senso che Cristo è marginale, ma che è centrale proprio perché non è relegato solo a quei momenti in cui “si parla di Dio”. Forse è un po’ complesso da spiegare, ma ci provo.

Essendo un gruppo WhatsApp parecchio attivo e con professionisti del settore, ma non solo, all’interno ognuno di noi si sente libero di postare la propria domanda teologica, sapendo che qualcuno risponderà – anche con “non lo so” - più o meno a qualsiasi ora e che in tutto il resto del tempo saranno ben graditi: battute di ogni tipo, meme, foto della torta più buona che ci è riuscita durante l’anno, richieste di preghiera e di conforto riguardo complesse situazioni personali e richieste di opinioni su argomenti e situazioni di attualità o meno. A completare le nostre giornate anche buongiornissimi (palesemente falsi), gattini e “cattostornelli”, ossia momenti catartici in cui qualcuno di noi ricorda agli altri il vasto repertorio musicale della Chiesa italiana. Talmente riconoscibile che, dal Piemonte alla Basilicata, riusciamo a cantare le stesse canzoni.
Come si può ben capire, in un gruppo del genere la moderazione è fondamentale, per questo nessuno di noi ce l’ha.
E lì, è il paziente Fra Gabrio a intervenire, con scherzosi cartellini gialli e rossi, che ricordano il più riuscito mezzo di evangelizzazione che la Chiesa abbia mai partorito: le partite di calcio più o meno amatoriali nei campetti degli oratori italiani.

Intendiamoci, il livello dei discorsi – teologici e non – è spesso alto ma ciò che rende speciale questo gruppo è tutto ciò che non lo fa somigliare a una conferenza. È sicuramente frequente che in un gruppo che si riunisce per parlare di fede possano nascere amicizie, battute, pizzate, ecc… ma in questo caso la virtualità permette due cose: un confronto e un’apertura maggiori per il cadere delle “barriere del giudizio” che sentiremmo se dovessimo parlare delle stesse cose con i “nostri” parrocchiani e la possibilità di rimanere in quello stesso gruppo, con quelle stesse persone, anche spostandosi nel mondo. In una società così globalizzata e che ci chiede di essere flessibili agli spostamenti, avere un punto di certezza, un microcosmo che è in grado di donarci spiragli di serenità a prescindere da dove ci troviamo, è davvero prezioso. La cosa non entra in conflitto con il cercare altri gruppi locali o con il vivere la fede “in presenza”, è “semplicemente” un “di più”, un collegamento con persone con cui stai bene e che ti possono garantire di ragionare in maniera logica e sufficientemente razionale anche quando si parla di fede. Questo “di più” può anche servire nel momento in cui si incontreranno quelle persone “di persona”: ci si conoscerà già e sarà più semplice rompere il ghiaccio. Oppure, ancora meglio, è proprio conoscendo le persone prima attraverso questo mezzo virtuale che potrebbe venire in mente di andare nel reale. Del resto, così ci comportiamo noi giovani (dai 20 ai 100 anni, conta l’età del cuore), spesso anche al di fuori dei contesti ecclesiali.

Questa bella esperienza di fraternità mi ha spinto anche a offrire un contributo ppersonale in maniera diversa al Club Theologicum, cioè diventando autrice di una sezione che tratta di ciò che studio tutti i giorni, la psicologia, ovviamente connettendola con la fede. Anche la psicologia applicata alla fede è un amore nato in ambito universitario, ma è stato quando ho iniziato a mettere la mia conoscenza a disposizione degli altri che mi sono resa conto sia di quanto mi piaccia, sia di quanto possa essere utile. Quello che cerco di fare quando scrivo questi articoli è dare il massimo di me stessa: dalla programmazione delle date (perché non mi ritrovi a scriverli di fretta la sera prima), al pensare ai contenuti, alla scrittura vera e propria e poi alla correzione della forma, alla scelta delle immagini e degli hashtag. Per fortuna ci sono delle linee guida editoriali valide per tutti che mi danno una direzione (ed evitano che io scriva un trattato ogni volta). In un certo senso, per me questa esperienza è un’esperienza di maternità: biologicamente non sono ancora madre, ma scrivere un nuovo articolo richiede ogni volta una piccola gestazione e un parto (la consegna) ed è sempre – nel mio caso, almeno – un donare una parte molto vera e profonda di me ad altri perché possano trovarla utile per le proprie vite. È, quindi, come dare al mondo una vita che, a sua volta, donerà sé stessa al mondo. Ed è anche un modo di relazionarsi ad altri, lontani fisicamente ma non nel cuore e nell’anima, che assomiglia molto a ciò che intendo personalmente per “maternità spirituale”: una grande occasione di conoscenza di me e della mia vocazione che mi è stata data e che mi sono voluta dare.

Pertanto, mi viene da fare una riflessione finale su quello che ho ricevuto e imparato da questa esperienza: riusciremo a essere veramente Chiesa e veramente efficaci nell’apostolato quando non sarà questo il nostro obiettivo, ma esso sarà semplicemente “stare”. Stare bene in relazione, con gli altri, appassionarci alla loro vita come alla nostra, dimostrare che per noi sono importanti… tanto importanti da dargli ciò che per noi è più importante: Gesù.
Dedico questo articolo a Matteo, Alessandro, Cristina, Federica, Daniela, Adriano, Danila, Fra Giovanni, fra Massimiliano, Fr Giovanni Rosario, Stefania, Davide, Suor Angelika, Alessandra, Lucia, Fra Gabrio e tutti gli oltre 1400 clubbers sparsi in tutta Italia e nel mondo che sono stati per me piccole luci nelle notti spirituali e umane che ho vissuto quest’anno, senza saperlo e semplicemente essendoci.


Laura Zaccaro

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