DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Conventi

 

comunità frati

 

Come ci insegna la Regola, il motivo per cui anzitutto ci siamo riuniti è quello di vivere insieme in piena concordia e di avere un'anima sola e un cuor solo in Dio. Questa unione, oltrepassando i confini del convento, raggiunge la sua pienezza nella comunione con la provincia e con tutto l'Ordine. Come nella Chiesa degli Apostoli, anche la nostra comunione ha le sue fondamenta, trova il suo sviluppo e la sua stabilità nello stesso Spirito: in Lui riceviamo il Verbo di Dio Padre con la stessa unica fede, lo contempliamo con lo stesso unico amore e lo lodiamo con una stessa unica voce; in Lui formiamo un solo corpo nutrendoci dello stesso unico Pane; in Lui, infine, abbiamo tutto in comune e siamo destinati a una medesima opera di evangelizzazione.

 (LCO cap 1, n. 2-3)

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Siena, San Domenico

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I frati domenicani giunsero a Siena già nel 1220, un anno prima, cioè, della morte di S. Domenico, nostro fondatore. Nel 1225 la comunità ricevette alcune donazioni, fra le quali un terreno in donazione da Fortebraccio Malavolti. Iniziarono così i lavori di costruzione della chiesa già nel 1226 che si conclusero nel 1265. Nel corso del '300 il complesso venne però ampliato con forme gotiche che si possono vedere ancora oggi.

La Chiesa di S. Domenico era, in verità, in continua evoluzione. I lavori terminarono finalmente nel 1465. Essa, però, subì diversi incendi (1443, 1456 e 1531). Proprio a causa dell'incendio del '31, la basilica venne restaurata da Domenico Cinquini. Nel corso del XVII e XVIII secolo, il complesso domenicano subì numerosi rimaneggiamenti barocchi, con l’aggiunta di altari barocchi laterali che si possono ben vedere ancora oggi.

A causa di un forte  terremoto del 1798 il campanile, già malridotto, fu abbassato al livello odierno e fu dotato del coronamento merlato attuale. Per analoghi motivi di stabilità, si decise di chiudere l’occhio centrale della facciata e le finestre laterali. L'ultimo intervento in Basilica è databile al periodo 1941-1963, in occasione del quale furono tolte le sovrapposizioni barocche, ripristinate in parte le forme gotiche antiche e aggiunte le vetrate con le Storie di santa Caterina.

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Roma, Santa Maria s. Minerva

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Nella seconda metà del secolo XIII alcuni frati domenicani si insediarono nella chiesa di S. Maria sopra Minerva a seguito di una concessione, nel '75,  da parte delle monache di S. Maria in Campo Marzio. Con i lavori di ampliamento della chiesa i frati iniziarono a realizzare e ad ampliare quello che sarebbero divenuto il nucleo primitivo del convento. L'antico nucleo del convento era probabilmente formato da un chiostro che serviva per aggregare edifici necessari alla vita quotidiana dei frati che, conformemente alla propria Regola, vivevano (e vivono) in clausura. Già dai primi anni del '300 questa realtà domenicana diventa una tra le più importanti della città di Roma, ospitando già più di cinquanta frati.
Nel XV secolo si ha una intensa attività edilizia  nel complesso minervitano, in particolare grazie al'aiuto della famiglia Orsini, del cardinale Giovanni Torquemada e Oliviero Carafa. Proprio a quest'ultimo,cardinale protettore dell'Ordine, si deve il primo ampliamento di rilievo del primitivo nucleo del convento.

Il convento fu anche sede di due conclavi che videro l'elezione dei papi Eugenio IV e Nicolo V. Il convento domenicano della Minerva divenne insomma una realtà molto significativa nella vita religiosa romana, vedendo non a caso anche la presenza di grandi figure come S. Caterina da Siena (1347-1380) e il Beato Angelico (1395-1455), entrambi sepolti nella basilica.
Nel 1577 venne istituito nel convento, da parte di Giovanni Solano, il Collegio di San Tommaso d'Aquino, realtà dedicata alla formazione intellettuale e religiosa dei frati domenicani proveniente dalle provincie d'Italia. Un altro grande ampliamento avvenne nella prima metà del XVII secolo sotto il generalato di Niccolà Ridolfi.

Durante la violenta occupazione francese di Roma (1797 – 1814) il convento venne utilizzato come caserma di due reggimenti di fanteria, provocando così un forte degrado dei luoghi. Un altro violento cambiamento si ebbe, in particolar modo, con la soppressione delle corporazioni religiose nel giugno del 1810. A seguito di tale editto, infatti, i frati furono costretti ad abbandonare il proprio convento e a disperdersi. Dopo alcuni anni, però, riuscirono a riprendere possesso del proprio convento iniziando, nel 1825, un'opera di restauro delle pitture del chiostro contiguo alla chiesa che, durante l'occupazione francese, venne adibito a stalla. Ma nel 1849 alcuni militari francesi, che con il loro esercito avevano ristabilito a Roma l'autorità pontificia, presero nuovamente alloggio nel convento.

Il convento venne definitivamente espropriato nel 1871 dal novello Stato italiano quando la "Commissione per il trasferimento della sede di governo a Roma" scelse il convento domenicano della Minerva come sede per il Ministero del Tesoro e delle finanze e, in seguito, della Direzione Generale delle Poste e Telegrafi.
I frati poterono tornare in una parte del proprio convento soltanto nel 1929 quando, nel clima di riconciliazione fra Stato e Chiesa dovuto al Concordato, riottennero in uso alcuni locali attorno al primo chiostro, quello cioè attiguo alla Basilica.

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Roma, Santa Maria del Rosario

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Inizialmente la comunità dei frati domenicani risiedeva a Monte Mario in una chiesa che vede le sue origini intorno al 1651. La chiesa attuale, in zona Prati, venne costruita agli inizi del XX secolo e portata a termine tra il 1912 e il 1916 in stile neogotico dall’architetto Giuseppe Ribaldi. Nel 1912, infatti, con l'aiuto di Papa Pio X, furono iniziati i lavori di costruzione che si conclusero con l'inaugurazione nel giugno 1916.

L’entrata della chiesa, che affaccia direttamente sulla strada, è protetta da una cancellata in ferro battuto; la facciata presenta un rosone con un mosaico nella lunetta. L’interno si presenta a tre navate suddivise da pilastri e da cinque arcate. Le pitture interne sono di Giovan Battista Conti. Sull’altare absidale vi è un trittico raffigurante la Madonna del rosario; l’abside è impreziosita da tre vetrate policrome che creano suggestivi effetti di luce. Nella controfacciata un mosaico raffigurante la Madonna di Pompei ed un affresco con l’Albero delle profezie di Maria.

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Pistoia, San Domenico*

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Le prime notizie di un convento di domenicani a Pistoia risale al 1259. A quell'epoca già da qualche tempo era già presente in città una comunità. Verso la fine del XIII secolo fu ultimata la costruzione del transetto della chiesa ed il convento era già abbastanza ampio da poter ospitare i capitoli provinciali. Sin dalle origini il convento è stato luogo di studio e di predicazione e la comunità ebbe rapido sviluppo. Tracce di quell'epoca sono ancora visibili negli affreschi conservati (in particolare la bellissima crocifissione con la sua sinopia degli inizi del '300 nel Capitolo).
Attorno alla comunità dei frati condividevano il carisma apostolico dell'Ordine gruppi di laici uniti in confraternite e le suore claustrali. Tra le confraternite degna di nota è la Compagnia dei Magi di cui resta documentazione in un famoso affresco di Benozzo Gozzoli 'L'arrivo dei Magi' nella Cappella dei Magi (titolo dato alla ex sacrestia, ora trasformata in cappella) e nel nome di una strada adiacente al convento (via dei Magi appunto). Nel secolo XIV, pur provato dalla peste nera, il convento vide la presenza di uomini di studio e predicatori: tra di essi è da ricordare Andrea Franchi (+1401), vescovo di Pistoia in anni di conflitti tra fazioni cittadine - tra le quali operò per la pace - e di epidemie . Nel corso del secolo XV il convento si unisce al movimento di riforma iniziato da Caterina da Siena e da Giovanni Dominici, ed ebbe uno degli esponenti di spicco in Lorenzo da Ripafratta (+1456). Nel secolo XV la vita conventuale vede l'affermarsi di una forte attività apostolica e si distingue in particolare la figura del predicatore Giovanni da Pistoia (+1493). Anche le vicende del movimento savonaroliana segnarono la vita dei domenicani pistoiesi: qui infatti vennero accolti frati provenienti da san Marco dopo l'allontanamento forzato. Tale temperie spirituale trova attestazione artistica nell'opera di uno dei grandi artisti di cui rimangono alcune opere ancora visibili nella Cappella dei Magi, Paolino del Signoraccio, compagno e discepolo di Bartolomeo della Porta. Il periodo successivo al Concilio di Trento vide un ampio lavoro di ristrutturazione architettonica che interessò il chiostro e la chiesa. Nel 1785 per iniziativa del granduca Leopoldo, appoggiato dal vescovo Scipione de' Ricci, a Pistoia furono soppressi tutti gli istituti religiosi maschili e ridotta la presenza dei monasteri. Rimasero i conventi di suore. Il convento da quel momento fu affidato alle suore domenicane per quasi un secolo e mezzo.

Nel 1928 in seguito ai Patti lateranensi - che prevedevano la restituzione di alcune proprietà confiscate dallo Stato italiano agli enti religiosi - i domenicani tornarono a Pistoia nel convento restituito come proprietà della Provincia Romana e per l'occasione ampliato con la costruzione del secondo piano. Divenne da quel momento sede del noviziato, dello studentato e dello Studium provinciale. Durante la guerra pesanti danni furono causati dal bombardamento sulla città di Pistoia in particolare nella biblioteca, nel refettorio grande, nel chiostro e nel capitolo. Gli anni '50 e '60 videro, in parallelo alla progressiva ricostruzione, la fioritura dell'attività di studio e di predicazione in un'atmosfera di vivace collaborazione anche data la presenza dei molti giovani. Nel periodo del concilio Vaticano II fiorirono le attività di una nuova serie della rivista storica 'Memorie domenicane' e la redazione di una rivista attenta a temi teologici in rapporto alle vicende storiche e sociali 'Vita sociale': lo Studium e l'attività delle riviste furono luoghi di ricerca storica, di dibattito culturale in rapporto con la vita cittadina. A metà degli anni '70 sorse e proseguì la sua attività per circa vent'anni una associazione culturale 'La vigna' per la formazione dei giovani, associata alla vita della comunità. Dopo la chiusura dello Studio provinciale progressivamente il convento vide diminuire la presenza di frati. 'Vita sociale' ha cessato le pubblicazioni alla fine degli anni '90. Impulso nuovo, in una nuova stagione di impegno è stato vissuto in tempi recenti: il convento si caratterizza oggi per essere luogo di formazione teologica, spirituale e di predicazione. Attualmente i frati che compongono la comunità sono impegnati in vari modi nell'attività di studio, di insegnamento e nell'apostolato. Molti incontri di formazione e studio di frati e di gruppi di laici sono organizzati dal convento pistoiese che si sta sempre più connotando come spazio aperto all'incontro, alla ricerca e al dibattito nella prospettiva di una spiritualità attenta alla storia e di una teologia in rapporto con l'esperienza. E' curata la Biblioteca che comprende circa 40.000 volumi. Il convento è sede attualmente dell'associazione 'Koinonia', che stampa una omonima rivista a cadenza mensile, e del centro Espaces intitolato a 'Giorgio La Pira', centro legato ad un progetto dell'Ordine domenicano a livello europeo per contribuire alla costruzione dell'Europa con un respiro spirituale e orientata alla pace tra i popoli e al dialogo tra le religioni.

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Ed iniziò a mandarli a due a due per portare
e predicare al mondo la Parola di Dio
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Frati, Monache e Laici Domenicani...
parliamo con Dio e di Dio nel XXI secolo
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E se Dio ti avesse scelto? E se ti stesse chiamando ad essere un frate domenicano?
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