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IV DOMENICA di QUARESIMA Anno A 2023
Nel cammino verso la Pasqua siamo giunti alla IV Domenica di Quaresima: la Domenica del Cieco nato che ci fa intravedere la gioia pasquale. La Chiesa ci fa meditare sulla luce, o meglio, sull’illuminazione, azione compiuta da Gesù affinchè noi veniamo strappati dalle tenebre e pone al centro il tema della illuminazione battesimale. E’ chiamata: “ Domenica Laetare” che significa: “Rallegrati Gerusalemme” (cfr.Is.66,10-11). Si rallegra il giovane Davide perché Dio, che guarda il cuore e sceglie i piccoli, lo unge con il suo olio di letizia e lo Spirito irrompe su di lui (1 lett.).
Si rallegra quel cieco che, toccato da Gesù e lavato alla piscina di Siloe, è illuminato da Cristo Luce e crede e lo confessa con fede quale Figlio dell’uomo (Vangelo). Si rallegrano i credenti, quindi anche noi perché siamo figli della luce, rinati e illuminati da Cristo con il Battesimo. Perché tanta gioia, perché tanta letizia? Paolo, nella lettera ai cristiani di Efeso, afferma: ”Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità” (Ef.5,8-9). La conversione quindi deve essere reale, visibile perché siamo chiamati a diventare ciò che richiede la vocazione cristiana sigillata dal Battesimo.
Anche noi, con questo Sacramento, siamo stati “toccati” da Gesù come Samuele toccò e unse Davide con olio, come Gesù toccò e spalmò la sua saliva sugli occhi del cieco e questi si lavò e acquistò la vista, e siamo stati guariti dal peccato d’origine e ci ha fatti passare dalle tenebre alla luce. Gesù stesso ha detto: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv.8,12). Gesù è venuto nel mondo per illuminare, per guarire, perché in Lui siano manifestate le opere di Dio. Il brano del Vangelo odierno narra un segno, un miracolo e tutto il racconto è finalizzato a riconoscere l’identità di Gesù come Figlio di Dio, il Messia atteso. Per questo il Vangelo ci invita a fare discernimento; ai farisei che interrogavano Gesù, Egli rispose: “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: ”Noi vediamo”, il vostro peccato rimane”(Gv.9,41).
La presunzione di vedere e capire tutto acceca i farisei e li rende impermeabili, mentre lo scoprirsi incompleti, desiderosi di apprendere e di capire in profondità porta ad un atteggiamento di ricerca e ad assumere uno sguardo accogliente nei confronti degli altri. In un contesto di buio e di incapacità di vedere chiaramente la realtà e il mistero di Dio, Gesù è la Luce che illumina, che orienta, che rivela. In Giovanni troviamo: “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è Lui che lo ha rivelato” (1,18). Il lungo racconto della guarigione di un uomo cieco dalla nascita in realtà è un processo in diverse tappe fatto a Gesù, a Colui che è la “Luce del mondo” (Gv,8-12), la luce venuta nel mondo, quella che illumina ogni essere umano, eppure luce non riconosciuta e non accolta da coloro ai quali è stata inviata (cfr.Gv.1,4-5, 9-12). Questo racconto è paradossale, perché ci testimonia che chi è cieco, non vedente, incontrando Colui che è la Luce del mondo, diventa “capace di vedere”, mentre quelli che vedono, incontrando Gesù restano abbagliati fino a rivelarsi ciechi, incapaci di vedere.
Oggi, Gesù vede ciascuno di noi con le nostre cecità e incredulità e si ferma per toccarci con la sua grazia, illuminarci con la sua Parola, ungerci con il suo Spirito e chiamarci a seguirlo sulla via della croce. Anche noi, toccati dalla misericordia e illuminati da Cristo, possiamo, come il cieco guarito, riconoscerlo e confessare: Credo, Signore!
sr. Antonella Olivieri