DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Perdonare

briciole frate

Niente ci rende tanto simili a Dio quanto l'essere sempre disposti a perdonare.

 

San Giovanni Crisostomo

Immenso è il campo delle opere di misericordia, ma perdonare le offese è, senza dubbio, l’opera di misericordia spirituale più impegnativa, anche perché il perdono non deve essere soltanto “offerto”, ma anche “accolto”. E tuttavia, non è semplice per nessuno ammettere di essere debitori: è più facile dichiararsi creditori. San Giovanni Crisostomo afferma che “niente ci rende tanto simili a Dio quanto l’essere sempre disposti a perdonare”. Solo il perdono fa entrare nell’esperienza delle beatitudini: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5,7). Solo il perdono aiuta a vivere la preghiera con coerenza e autenticità, senza ipocrisia: “Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe” (Mc 11,25). Non si tratta di un ricatto, ma di un invito a riscattare la capacità del cuore umano di accogliere il perdono di Dio, vincendo l’odio con l’amore.  Il perdono non è un condono, ma l’espressione più alta del dono di s: è un antidoto al rancore e un integratore della correzione fraterna. “Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui” (Lev 19,17). La forza rinnovatrice del perdono disarma l’istinto di vendetta che si nasconde persino dietro il desiderio di fare giustizia. Il perdono non è un sentimento ma una decisione che ha i suoi tempi di maturazione e un rigoroso protocollo: fare pace con le ferite proprie e altrui; chiamare il male per nome; vederlo in s, oltre che fuori; lasciare a Dio il giudizio ultimo su ciò che non si può accettare e la soluzione di ciò che al presente è irrisolvibile; dare a chi ha sbagliato nuove possibilità e gli strumenti per cambiare; nutrire la serena fiducia che nulla è mai perduto.  

 

(rubrica a cura di fr. Vincenzo Caprara, O.P.)

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