Avvento: Evento che si colloca all’origine del nostro tempo
Un senso di straniamento si insinua leggendo le scritture di questa domenica 3 dicembre. Lo “straniamento” è una tecnica letteraria per cui la percezione della realtà che viene descritta, è plasmata per far scoprire al lettore lati non detti esplicitamente, modificando e ampliando il significato più ovvio del testo. Infatti, oggi, pur essendo l’inizio dell’anno liturgico, ovvero il capodanno, viene proposto alla nostra attenzione l’ultima parabola del vangelo di Marco. Questa fa parte del capitolo 13 conosciuto come “discorso escatologico”; cioè discorso sugli ultimi tempi (dal gr. éskhatos ‘ultimo’ e – logos). Infatti subito dopo questa parabola, Marco, inizia il racconto della passione, morte e resurrezione di Gesù.
Inoltre, oggi è la prima domenica di avvento, tempo che ci introduce al Natale, cioè alla prima venuta di Gesù – vero Dio e vero uomo - nella carne e nel tempo. Evento che si colloca all’origine del nostro tempo. Tuttavia le scritture si riferiscono alla Parusia. Ultima e definitiva venuta di Gesù. La fine dei tempi! Si percepisce dunque una certa ambiguità temporale. Caro lettore, commentare un discorso escatologico di Gesù è decisamente al di sopra delle mie capacità. In questo S. Paolo è illuminante e inarrivabile. Io mi limiterò ad alcune osservazioni meramente tecniche. Per far ciò userò un metodo caro agli scolastici in generale ed a S. Tommaso in particolare: l’analogia.
Mi sembra che queste scritture possano essere somiglianti ad un ologramma. La tecnica olografica permette di creare immagini che hanno delle sorprendenti proprietà. La prima è quella che permette di generare immagini tridimensionali su un supporto bidimensionale, come ad esempio una pellicola fotografica. Un’altra è quella che, su uno stesso supporto fisico, variando l’angolo di incidenza della luce laser, possono essere impresse varie immagini sulla stessa pellicola. L’osservatore vedrà immagini diverse cambiando l’angolo di osservazione. Analogamente, nelle letture odierne, a guardar bene, si ottiene un’immagine con una dimensione ulteriore.
Tuttavia questa nuova dimensione non riguarda lo spazio ma il tempo. Quando l’eterno – tempo di Dio, – irrompe nel tempo umano, abbiamo la generazione di un'altra dimensione del tempo: il “kairos”. Questo accade quando Dio “squarcia il cielo e scende” (Isaia 63). Il nostro tempo cronologico (dal gr. kronos) è discreto, costituito da istanti misurabili (tempo di Planck) - a due a due disgiunti – ed è ben ordinato dal “prima e dopo”, che ne fonda il principio di causalità. Il “kairos” è invece un tempo non costituito da istanti, in cui ciò che nel nostro tempo fisico viene dopo potrebbe essere causa di ciò che lo precede. Per spiegare meglio quest’ultimo punto propongo un esperimento mentale escogitato dal fisico Allen Everett. Supponiamo che un viaggiatore nel tempo consegni le equazioni della relatività ad A. Einstein prima che quest’ultimo le abbia formulate.
Le equazioni che finiranno nei libri di testo non avranno una vera e propria origine causale, per via di una sovrapposizione di cause. Noi non possiamo viaggiare nel tempo. Ma per l’Eterno “omnia est presentialiter” (tutto è presente). Quindi stressando il concetto, visto che Dio - l’Eterno - è “semplice”, cioè non composto di parti, senza prima né dopo, ogni evento sussiste in sé, senza una causa deterministica, ma si rapporta con gli altri eventi solo come relazione. Essendo Dio relazione. D’amore. Inoltre se, analogamente alla tecnica olografica, sullo stesso supporto fisico, in questo caso le scritture odierne, possono essere impresse varie immagini, ogni osservatore (ascoltatore) potrà estrarne varie, e a volte sorprendenti, modificando “l’angolo” della propria contemplazione. In fin dei conti i rabbini c’erano già arrivati da tempo immemorabile. Dicono infatti: “ogni parola della scrittura ha almeno settanta significati”. Un’altra sorprendente proprietà degli ologrammi: se vengono spezzati in frammenti, ogni frammento conserva l’informazione dell’intera immagine, anche se perde in definizione. In modo analogo Tu, io e la vita di ogni essere umano è un frammento che ricapitola il quadro complessivo della storia.
Propongo un altro esperimento mentale. Ogni uomo, da Adamo ed Eva all’ultimo postero situato alla “fine dei tempi”, è separato da una distanza temporale t. Ma nella percezione di Dio per cui “omnia est presentialiter” t=0. Se anche tu, caro lettore, con un piccolo sforzo di astrazione poni t=0 avrai bell’ e pronta l’immagine del giudizio universale. In fin dei conti come dice E. Melville l’eternità, per noi umani, non è altro che l’ubiquità nel tempo. Tuttavia vivere contemporaneamente nel tempo e nell’eternità non è facile. Almeno per me. Bisogna stare attenti. Penso che sia per questo motivo che Gesù ci dice di vigilare; in ultima analisi il giudizio universale, cioè la nostra scelta fra l’agire per interesse o per amore, è ora.
Piero Braidotti
Laico Domenicano S. Maria Sopra Minerva