DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

No, noi non abbiamo tradito

Is 52,13- 53,12   Sal 30   Eb 4,14-16; 5,7-9   Gv 18,1- 19,42

Il papa Francesco ci proponeva, domenica scorsa, di chiederci in quale dei personaggi evangelici attori o spettatori degli ultimi giorni della vita terrena di Gesù ci potessimo in un certo modo riconoscere. Oggi, la domanda che, in tale prospettiva, ci dobbiamo porre è « Sono io come Giuda? ». Certamente, la nostra reazione spontanea sarà di risponderci di no: noi, non abbiamo tradito Gesù. Eppure, ogni qualvolta noi abbiamo peccato, in realtà lo abbiamo tradito, lo abbiamo consegnato alla morte, poiché egli è morto proprio a causa non solo del peccato di Adamo, ma anche dei nostri peccati. Sono essi pure ad inchiodare Gesù alla croce. Ma se siamo colpevoli come Giuda, non dobbiamo essere disperati come lui. Infatti, nello stesso momento in cui comprendiamo la nostra colpevolezza e la sua gravità – poiché per rimediarvi Dio ha giudicato conveniente il modo più gravoso: farsi uomo, farsi schiavo, esser ucciso ed esserlo mediante il crudele ed infamante supplizio della croce – in questo stesso momento, dunque, ci viene offerto il perdono: Cristo, infatti, facendosi peccato mentre è senza peccato, paga sulla croce il nostro debito e procura così la nostra riconciliazione con Dio.

Però, questa riconciliazione non è cosa automatica, richiede il nostro pentimento e il nostro impegno a non più offendere Dio, richiede, più generalmente, la nostra conversione e la nostra volontà di portare la nostra croce, partecipando così, in virtù della grazia santificante, all’opera salvifica di Cristo a pro nostro e dei nostri fratelli, perché, come insegna san Giovanni, « Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo » (1Gv 2,2), e così potremo dire, con san Paolo, « Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo » (Gal 6,14). Solo così avremo accesso alla risurrezione: per risuscitare, infatti, bisogna prima morire, morire al peccato: « Cristo morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù » (Rm 6,10-11).
 

fr. Daniel Ols
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma

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