DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Rosario Elementare

Una delle domande che può affiorare nella nostra mente può essere: perché recitare il Santo Rosario? Spesso questo tipo di domanda, passa dal banale al concreto, dopo aver visto e udito recitare il rosario da un gruppo di vecchiette in una chiesetta. Quindi se la domanda è concreta, non ci resta che sperare e avere fede che la risposta sia altrettanto concreta, evitando il rischio che possa diventare banale. Provando a dare una risposta, è evidente affermare che il rosario è una preghiera mnemonica, ripetitiva, quasi meccanica, visto il ripetersi di tanti PaterAve e Gloria.

 A questo punto è lecito chiedersi: come è strutturato il Santo Rosario? A chiarimento di ciò, la nostra attenzione si deve focalizzare su tre aspetti. In primo luogo abbiamo quatto misteri da contemplare: gaudiosi, dolorosi, luminosi e gloriosi. In secondo luogo consideriamo ogni mistero composto da cinque tappe contemplative che facilitano l’elevazione sia del nostro cuore che della nostra mente. In terzo luogo consideriamo che ogni tappa contemplativa di ogni mistero è composta dalla recita di un Pater, di dieci Ave e di un Gloria. Avendo ben in mente questa struttura del rosario, è facile comprendere che le tappe contemplative presentano un aspetto del mistero che si sta meditando, e che la contemplazione è facilitata dalla recita all’inizio dal Pater, nello svolgimento dai dieci Ave e alla fine dal Gloria.

Ma ancora una volta la nostra ragione potrebbe obiettare: perché questo continuo ripetersi di preghiere? Di fatto il rischio di pensare e credere che pregare il rosario sia qualcosa di molto noioso, è sempre dietro l’angolo. Per questo, il mio invito, è diretto al richiamare l’attenzione al come si recita questa preghiera, ovvero, come io sostengo: con intelligente devozione. Dove per intelligente intendo dire che la preghiera non va ridotta al banale, evitando di cadere in un misero meccanicismo di preghiere da recitare di continuo. Mentre per devozione, intendo dire che ciò che è santo va trattato con la giusta adesione spirituale; che non vuol dire bigottismo ma, trattare ciò che è santo con altrettanta pari santità. gianluca lopez   fr. Gianluca Lopez, O.P.Di conseguenza questa intelligente devozione, ci fa vedere che la preghiera del rosario è completa, anzi una preghiera fortemente Trinitaria: preghiamo il Padre per mezzo del Figlio con lo Spirito Santo.

Però vi è un altro aspetto da chiarire: quale è la caratteristica del rosario? Abbiamo visto che è un preghiera completa e che ci permette di entrare in contatto con la Santissima Trinità, però c’è una particolarità, ed è quella che il Rosario è una preghiera mariana. Infatti noi con la recita del Rosario, altro non facciamo che meditare e contemplare la vita di Gesù. Ma tutto questo avviene con un quid in più, ovvero, noi guardiamo i misteri divini di Gesù per mezzo degl’occhi di Maria. Lei che nella sua vita, in obbediente silenzio, ha seguito il Figlio facendosi discepola del discepolo, ci ammaestra, per mezzo dell’esercizio della preghiera del rosario, ad obbedire silenziosamente alla volontà del Figlio suo. Ad aderire in obbediente amore alla vita di Gesù. Pertanto il Santo Rosario è la preghiera che ci permette di dilatare in nostro cuore, per fare spazio anche a Maria che ci ammaestra ad amare suo figlio, con lo stesso suo amore.

Per concludere, mi piace fare un breve riferimento alla quinta tappa meditativa dei misteri gaudiosi: lo smarrimento e il ritrovamento di Gesù tra i dottori del Tempio. Poco fa abbiamo affermato che il Rosario è la preghiera che ci permette di sviluppare lo stesso amore di Maria nei confronti del suo Figlio. Di conseguenza, questo amore diviene per noi l’ossigeno che serve a far respirare la nostra vita spirituale, soprattutto in quei momenti difficili, in quei momenti di dubbio che opprimono la nostra vita. Maria in questo ci precede, e si fa modello per noi. Infatti nel quinto mistero della gioia, si contempla, come già detto, lo smarrimento e il ritrovamento di Gesù al Tempi. Quindi proviamo a pensare la paura che Maria ha potuto sperimentare, quando non trovava più suo Figlio. A tal proposito l’evangelista Luca, sottolinea che Maria quando ritrova il figlio gli dice: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo” (Lc.2,48). Insomma possiamo vedere che di fronte allo smarrimento del Figlio, Maria e anche Giuseppe, hanno vissuto un momento di difficile caratterizzato dall’angoscia e disorientamento; non riuscivano a capire ciò che vivevano. In maniera analoga, anche noi viviamo i nostri periodi di angoscia e difficoltà. Però tutto può essere sconfitto con una sola certezza: il costante ricercare Gesù nella nostra vita. Così ha fatto Maria e così ha fatto Giuseppe, nel disorientamento della vita, hanno ricercato Gesù sicurezza eterna. Questo è ciò che ci permette di fare il Santo Rosario recitato con intelligente devozione.

fr. Gianluca Lopez, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma

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