DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Ancora ispirando la nostra vocazione missionaria

padre Paolo (Vieri) Andreotti, op 1921-1995: frate, missionario, vescovo, a 25 anni dalla sua scomparsa

Nel mio recente viaggio (lo scorso gennaio) nella Republica Islamica del Pakistan ci sono stati due momenti molto emotivi che desidero risaltare:

 A) l’incontro con i confratelli pakistaní: Fr. Younas, Fr. James, Fr. Patrick, Fr. Pascal, Fr. Aktar, Fr. Marcus, Fr Shakeel e altri frati dove esprimevano la gratitudine profonda per la presenza, l’eccezionale testimonianza e il lavoro apostólico e missionario di tutti i nostri confratelli missionari scomparsi:

Mons. Benedetto Cialeo, P. Francesco Dati, P. Salvatore Reina, P. Agostino Pierini, P. Paolo Mori, P. Reginaldo Cesari, P. Alberto Barbieri, P. Costanzo Malavolta, Fra Domenico Peduzzi, P. Remigio Botti, e quelli ancora presenti: P. Aldino Amato e P. Giovanni Palma, il primo ancora in Pakistan e l’altro nel Convento di San Domenico di Perugia, e con grande commozione esternavano la ammirazione e il grande affetto per Bishop Paul, il nostro Mons. Paolo Andreotti; B) la visita al St Francis Xavier Major Seminary for Philosophy: Seminario Interdiocesano di Filosofia nella Citta’ di Lahore in Punjab, un autentico capolavoro dell’opera formativa di Padre Paolo, dove all’ingresso dell’edificio c’è una lastra di marmo commemorativa di ringraziamento sia a lui (Padre Paolo) che ai Frati della Provincia Romana dei Frati Predicatori.

Tutta la Chiesa del Pakistan e in modo peculiare quella del Punjab, e della diocesi di Faisalabad di cui lui è stato vescovo, riconosce con grande trasporto emotivo, quando lo pensa e ne parla, il grande esempio, la particolare testimonianza umana, religiosa e missionaria di Bishop Paul.

Questo nostro caro confratello missionario dal periodo di formazione: Gubbio, Pistoia e Roma, passando per i primi anni di sacerdocio e di vita conventuale: nel Convento di santa Maria sopra Minerva e per tutti i suoi 47 anni di presenza e vita in Pakistan, e nell’intermezzo che dal 1969 al giugno 1972 lo ha visto come Priore Provinciale, ha vissuto sempre una chiara e sicura vocazione evangelizzatrice e missionaria ad gentes e per i piu’ poveri e indifesi, con palesi ingredienti di sapienza, tatto psicologico, forza di volontà, desiderio di servire e spendersi per il prossimo e per la causa del Vangelo; segnato nella sua vocazione da quelle parole a San Paolo: va’, perchè io ti manderò lontano, alle nazioni ( At 22,21).

aldino1   fr. Giorgio insieme a fr. Aldino e alcuni frati pakistani

Padre Paolo, intelligente, forte, sincero, sensibile, aperto, uomo di preghiera e di silenzio, sereno e gioviale vive profondamente come sprone ancora le parole dell’apostolo Paolo presenti nelle immaginette di ricordo sia dell’Ordinazione Presbiterale che in quella Episcopale: anche se io devo essere versato sul sacrificio e sull'offerta della vostra fede, sono contento e ne godo con tutti voi. Allo stesso modo anche voi godetene e rallegratevi con me (Fil 2,17-18) ; Per conto mio ben volentieri mi prodigherò, anzi consumerò me stesso per le vostre anime (2Cor 12,15), come anche la lettera e il senso presenti in una parte del Prologo delle nostre Costituzioni Primitive: predicazione e salvezza delle anime e un comportamento onesto e religioso nel contesto della Sequela Christi: parlando con Dio e di Dio con sé stesso e agli altri.

Ben inserito dal 1948, nella esperienza missionaria pakistana della Provincia, iniziata negli anni trenta e che aveva avuto tra i primi grande protagonisti e animatori il grande confratello e vescovo P. Bendetto Cialeo e aveva portato avanti il lavoro missionario della plantatio ecclesiae, della formazione religiosa, culturale e umana cosi´come l’attenzione alla promozione umana, Padre Paolo con le sue virtù e le sue sensibilità inizia quella incondizionata e indefessa opera religiosa-pastorale, educativa-culturale e di fomite sociale ed económico nel contesto del nuovo grande stato a vocazione e carisma islamico quale era il Pakistan recentemente fondato (1947).

Padre Paolo da sacerdote e poi da vescovo missionario è stato anche antesignano di quel movimiento di dialogo interreligioso con l’Islam e di comunione ecumenica con le altre chiese cristiane: vale la pena ricordare la realtà religiosa e culturale del Pakistan (lo dice anche il nome ufficiale del paese): è prevalentemente islamica-musulmana ( 96% della popolazione e’ di fede musulmana e più dell’ 1% sono cattolici); circa 2 milioni sono cattolici su 210 milioni di abitanti.

Il ricordo di Bishop Paul è sempre e ovunque presente nella Chiesa locale di Faisalabad come in tutto lo stato del Punjab. I confratelli: Younas, James e Patrick come tutti gli altri confratelli e le nostre suore domeicane ne parlano con grande emozione e devozione e narrano che in occasione delle feste natalizie e delle ricorrenze religiose piu’ importanti tante persone raggiungono le nostre comunità per portare dei doni in oggetti e alimenti in memoria di Mons. Paolo Andreotti.

Come esperienza personale desidero addurre che Padre Paolo ha svolto un ruolo importante nella mia vicenda missionaria come stimolo, esempio e modello da seguire: semplicità, serenità, arduo lavoro, e determinazione. Ricordo l'umiltà di questo vescovo missionario mentre personalmente passava durante l’offertorio (nel contesto delle giornate missionarie) a raccogliere la collaborazione per i bambini dei villaggi poveri del Punjab-Pakistan e la disponibilità a sostituire (anche e specilamente da vescovo) i confratelli nella Santa Messa del Mattino (6.00am): quando già dal sabato sera Padre Remigio Botti glielo ricordava con un sorriso e con grande amicizia; ricordo il grande e affettuoso e fraterno abbraccio di benvenuto al mio arrivo la prima volta in Faisalabad (1995).

Cosa ci può dire ancora questo nostro frate, sacerdote, missionario e vescovo, a una realtà cosi’ complessa che va già aldilà della modernità, cosa può dire a un confratello adulto, o giovane presenti nelle nostre comunita’?

Come risposta e come proposta potremmo unire la figura, la vita e l’opera di Mons. Paolo Andreotti ad alcuni brevi passaggi del famoso storico discorso sul Cristo del grande Papa San Paolo VI, Manila, Filippine, 29 Novembre 1970: Guai a se me non predicassi il Vangelo (1Cor 9,16), "Io devo confessare il suo nome: Gesu’ e’ il Cristo, il Figlio del Dio vivo(Mt 16,16) …Io sono mandato da lui, da Cristo stesso per questo… Io non finirei mai di parlare di lui…per noi egli ha parlato, ha compiuto miracoli, ha fondato un regno nuovo, dove i poveri sono beati, dove la pace e’ il principio di convivenza, dove i puiri di cuore e piangenti sono esaltati e consolati, dove quelli che aspirano alla giustizia sono rivendicati, dove i peccatori possono essere perdonati, dove tutti sono fratell… il suo nome a tutti io lo annunzio… questo è il nostro perenne annunzio"

Grazie Padre Paolo per essere stato un grande faro per tanti confratelli e membri della Famiglia Domenicana e per essere stato guida serena e sicura del popolo di Dio in quelle lontane terre del sud dell’Asia e aver vissuto e aver fatto sperimentare l’amore di Dio ai tanti che hai incontrato, a quelli che ti hanno cercato e a quelli che sempre hai amato.

fr. Giorgio Pittalis, O.P.
Missionario

Ed iniziò a mandarli a due a due per portare
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