DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Oltre il grigio del non senso: l’Immacolata e il senso ultimo

L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

Spesse volte ho provato ad immaginare questa scena. Una scena di quotidianità domestica. Maria è da sola in casa. Non sa che di lì a poco un essere celestiale, Gabriele arcangelo, irromperà nella sua stanza e la sua vita cambierà definitivamente. Non solo la sua vita. Maria col suo si cambia la Storia del Mondo, dunque di ciascuno di noi.

Questo evento così straordinario accade nella quotidianità di una ragazza di dodici o quattordici anni. Fa un po' sorridere. O forse paura. Ma il Signore incontra anche oggi tutti noi, nella nostra quotidianità. Certo, non ci invia un angelo per dirci che siamo chiamati ad essere la Madre di Dio. O che siamo Immacolati cioè preservati dal peccato originale.

Ripenso alle quotidianità ordinarie e ripetitive di Nora, protagonista di Casa di Bambola di Erik Ibsen.

Immersa nel grigiume norvegese, Nora vive questo ripetersi di atti infantili e senza senso, attendendo ogni sollecitazione dal marito Torvald. Un calendario privo di qualsiasi vitalità. gabriele scardocci2   fr. Gabriele Scardocci, O.P.Ci sono giorni che anche noi entriamo un po' nel grigiume norvegese. Ma il Signore sa riempire anche la giornata più noiosa, più piatta, più grigia: effonde con la Sua Presenza tutto. E ciò è migliore della presenza di un angelo. Sa fecondare e riempirci di grazia e far si che quella giornata diventi parte del suo Progetto più grande.

Maria che ha detto sì ad un progetto più grande è Immacolata perché è ventre fecondo di Dio ed effusa in modo sovrabbondante di grazia: è quel grembo pronto ad accogliere Gesù, il Verbo Incarnato, per rendere tutto il mondo effuso dalla sua grazia. Perché il Verbo che si incarna e che pregheremo come piccolo bambino in fasce a Natale, diventi la persona più importante della nostra che rende un po' più immacolati anche noi. Non come Maria, come dicevo. Ma certamente perché chiamati ad una vita di Santità: dunque ad una ricerca di carità, santità e grazia giorno dopo giorno. Anche se poi ogni tanto, per la nostra debolezza, torniamo al grigiore del peccato. Poco importa: la nostra vocazione rimane.

In questa festa dell’Immacolata, ricordiamo sempre che con Maria troviamo un senso ultimo, più alto, profondo e solare. Una vocazione ad una beatitudine: a incrociare il nostro sguardo con lo sguardo eterno d’amore con Dio.

fr. Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P,
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma

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