DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Sant'Agostino, doti intellettuali e la Chiesa di oggi

Dispiace notare come nella liturgia siano poche le occasioni in cui si celebrano le doti intellettuali quale segno della santità. Questo è molto evidente nelle differenti maniere con le quali si celebra la figura di sant'Agostino presso i vari ordini religiosi: gli Ordini mendicanti, Francescani e Domenicani in testa, lo celebrano con il grado di “festa”, mentre presso i Canonici regolari è solennità, laddove nella liturgia comune della Chiesa universale è semplicemente “memoria”, benché il santo vescovo sia anche dottore della Chiesa.

Nonostante ciò, Agostino è stato una delle più grandi menti dell’umanità, considerato tale anche dai non credenti, per aver reso un grande servizio alla fede attraverso la propria eccezionale intelligenza. La stessa osservazione si può fare per Atanasio, Cirillo di Alessandria o Ilario di Poitiers, che la liturgia ricorda con il grado di “memoria facoltativa” per il primo e di “memoria” per gli altri due.

Purtroppo questo è dovuto a una tendenza anti-intellettualista abbastanza diffusa che è quasi una costante nella storia della Chiesa e che ha come corifeo Tertulliano, il quale pur essendo dotato di un fine intelletto e di grande cultura, diffidava talmente della speculazione razionale fino ad affermare: “Può esservi forse qualcosa di comune fra Atene e Gerusalemme? Quale relazione potrà stabilirsi fra la Chiesa e l'Accademia?” (De prescriptione hereticorum VII, 43).

In effetti, prima della canonizzazione di Tommaso d’Aquino (18 luglio 1323) mai viene menzionata tra le motivazioni dell’elevazione agli onori degli altari l’opera intellettuale del candidato quale segno della santità. Ma anche per lo stesso Aquinate nella bolla di canonizzazione viene fatto solo un breve accenno a quello che invece fu un tratto caratteristico ed originale della sua eccezionale operosità. Questa diffidenza nei confronti dell’impegno culturale, purtroppo, è ancora oggi diffusa (anzi, forse più di prima) anche in quegli Ordini che si professano “a vocazione intellettuale”.

luciano-cinelli    fr. Luciano Cinelli, O.P.Per questo è bene rileggere quanto il vescovo di Ippona raccomandava a Consenzio: «Del resto non è davvero un piccolo inizio nella conoscenza di Dio se, prima di poter conoscere che cosa egli sia, cominciamo a sapere che cosa egli non è. Cerca con tutta l'anima di comprendere per mezzo dell'intelligenza, poiché nemmeno le Sacre Scritture, che ci esortano a prestar fede a realtà tanto importanti prima di poterle comprendere, potrebbero esserti utili, se non fossero intese come si deve. Ti dico così poiché a tutti gli eretici, che ne ammettono l'autorità, sembra d'attenersi alle Scritture, mentre si attengono ai propri errori: e sono eretici, non perché disprezzano le Sacre Scritture, ma perché non le intendono» (Agostino, Lettera 121, 3.13). Vi sono almeno due motivazioni per rendere omaggio all’intelletto: la prima perché la ragione è al servizio della fede; la seconda, perché la ragione illumina la carità. Anche l’invito del santo Dottore, “Ama e fa ciò che vuoi”, può essere compreso in tutta la sua portata proprio a partire dalla considerazione che l’amore richiede il discernimento della ragione. Viceversa, l’esercizio della ragione deve avere come fine la carità: “la carità della verità” è del resto la sintesi del carisma domenicano.

Infine, l’impegno intellettuale non può non essere accompagnato dall’umiltà, dalla consapevolezza che ogni acquisizione di sapere non è mai definitiva, ma rinvia sempre ad altro.

L’esempio di sant'Agostino ci serva a comprendere che è possibile servire Dio anche esercitando l’intelligenza, soprattutto nel campo della fede. Trascurando la ragione che ci distingue dagli animali, rischiamo di vivere un fede superficiale, eccessivamente affettiva, dimenticando che l’uomo è “quasi horizon et confinium spiritualis et corporalis naturae” tra Dio e il resto della creazione, come ricorda san Tommaso nel Commento alle Sentenze.

fr. Luciano Cinelli, O.P.

 

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