DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

S. Caterina da Siena: fedele discepola di S. Domenico

Santa Caterina nasce a Siena il 25 marzo 1347 (24a figlia di Jacopo Benincasa e Lapa). A 6 anni (1353), mentre sta ritornando a casa con Stefano, suo fratello, ha una visione: vede nel cielo, sopra il tetto della chiesa dei frati domenicani, Gesù in trono coronato della tiara papale nell’atto di benedirla, affiancato dai santi, Pietro, Paolo e Giovanni Evangelista. L’anno successivo (1354), a 7 anni, fa voto privato di verginità.

Già in tenera età è una fedele discepola di Cristo. Alla b. V. Maria, l’istitutrice della vita verginale, chiede la grande grazia di darle in sposo suo Figlio; e promette ad entrambi di non scegliersi altro sposo e di mantenere intatta la sua verginità. Ben presto si accende in lei un ardente zelo per la salvezza delle anime, e una forte simpatia per i santi che hanno dedicato la loro vita a questo ministero. Il Signore le rivela che il santo padre Domenico ha fondato l’Ordine dei Predicatori al fine di predicare e di salvare le anime. 

Il suo amore per i domenicani è talmente grande da spingerla a baciare la terra dove i frati hanno poggiato i loro piedi. Desidera fortemente entrare nell’Ordine domenicano, tantoché pensa di fingersi uomo pur di realizzare questo desiderio. La sua famiglia, soprattutto la madre, è contraria alla sua scelta. I suoi genitori la vogliono sposata e fanno di tutto per distoglierla dal suo proposito. Subisce tante umiliazioni e angherie da parte dei suoi cari. Chiamano persino un frate domenicano, ma questi, appurata la sua fermezza, le consiglia di tagliarsi i capelli, cosa che lei fa prontamente, dopodiché si copre la testa con una cuffia. Per punizione, le tolgono la propria camera da letto e le proibiscono di chiudersi dentro a qualunque stanza, per impedirle di stare da sola e pregare; la maltrattano e la obbligano a fare i lavori domestici e a cucinare per tutta la famiglia. In quei momenti terribili persevera nel suo proposito e continua ad amare la sua famiglia ostile: nel padre vede Gesù, nella madre vede Maria, nei fratelli e negli altri parenti vede gli apostoli e i discepoli. Aumenta il desiderio di vestire l’abito domenicano: notte e giorno prega il Signore affinché si degni di esaudirlo. Il Signore la rassicura con una visione: vede i santi fondatori dei diversi ordini nell’atto di invitarla ad entrare ciascuno nel proprio ordine; si dirige verso san Domenico, il quale ha in mano un giglio che arde senza consumarsi (= roveto di Mosè), ed egli le viene incontro con in mano l’abito delle terziarie domenicane, a Siena chiamate mantellate a motivo del mantello nero che indossavano sopra all’abito bianco, e le dice che certamente lo avrebbe indossato.

manolo-puppinifr. Manolo Puppini, O.P.Le penitenze praticate sono molto dure: dorme vestita a terra, sdraiata su due tavole di legno affiancate, digiuna sempre più pesantemente, e, ad imitazione di san Domenico, suo modello, si disciplina tre volte al giorno con una catena di ferro, la prima per sé, la seconda per i vivi e la terza per i morti, tantoché la madre una volta ha esclamato: «Figliola, io ti vedo già morta!». Chiede insistentemente alla madre di intercedere presso le terziarie domenicane affinché l’accolgano nell’Ordine. Alla fine Lapa cede, ma le mantellate rifiutano di accoglierla nel Terz’Ordine in quanto non sono solite accogliere vergini e fanciulle ma soltanto donne mature e vedove. Caterina, forte della promessa di san Domenico avuta in visione, la costringe a ritornare da loro, ma le mantellate rifiutano di nuovo. A questo punto Caterina si ammala gravemente e si rivolge alla madre affranta con queste parole: «Se volete che io guarisca e stia bene, fate in modo che si avveri il mio desiderio di ricevere l’abito delle sorelle domenicane: altrimenti Dio e san Domenico, che mi chiamano al loro santo servizio, faranno in modo che non mi possiate avere più, né con un vestito né con un altro».

caterinasiena8La madre, sentendosi dire quelle parole, convince le mantellate ad incontrare Caterina a casa sua. Dopo averla vista, decidono di accoglierla nel Terz’Ordine di San Domenico. Caterina guarisce immediatamente e, nella chiesa dei frati predicatori, un domenicano le impone l’abito bianco e nero del nostro Ordine. Ha circa 20 anni (1367). Secondo il beato Raimondo da Capua, suo confessore e biografo, nonché maestro dell’Ordine, è l’abito migliore che lei possa indossare, in quanto riflette esteriormente la sua vita interiore: il nero simboleggia le penitenze e le mortificazioni con le quali combatte la superbia, il bianco simboleggia l’innocenza e la verginità con le quali si avvicina al suo sposo celeste.
Sempre il beato Raimondo narra un’altra visione di Caterina: mentre sta contemplando il Padre Eterno, vede generare dalla sua bocca il Verbo Eterno, che successivamente le appare nella sua natura umana, e vede uscire dal suo petto san Domenico. Dio le dice di aver generato questi due figli: l’uno generandolo secondo natura, l’altro adottandolo amorosamente e dolcemente.

Poiché Caterina rimane molto meravigliata di una comparazione così ardita, il Padre Eterno le dice che questi due figli hanno molte cose in comune: entrambi si sono conservati puri nel mondo, gli hanno obbedito fino alla morte, hanno predicato la sua parola e reso testimonianza alla verità, hanno radunato discepoli e li hanno mandati nel mondo a proseguire la loro missione, hanno speso tutte le loro forze per la salvezza delle anime. Certamente anche santa Caterina ha fatto tutto questo nella sua breve vita, 33 anni (29 aprile 1380), e può essere annoverata tra i più fedeli discepoli innanzitutto di Cristo e poi di san Domenico.

Fra Manolo M. Puppini O.P.

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