DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Criticità educative e predicazione

Ho da pochi mesi concluso il mandato come Assistente Ecclesiastico Generale dell'Agesci (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani), assegnatomi dal Consiglio Permanente della CEI. Quattro anni di fruttuosa esperienza di predicazione del Vangelo, che vorrei sintetizzare. L'Agesci raccoglie nelle sue file 180.000 fra bambini/e, ragazzi/e e giovani in formazione e adulti educatori, a cui si aggiunge un multiforme contorno di famiglie e simpatizzanti. Insomma un variegato spaccato di un grande gruppo sociale italiano. Ci sarebbe tanto da aggiungere, ma non è dato farlo in questo breve spazio, che vorrei invece utilizzare per riflettere con voi su uno specifico aspetto. L'Agesci è un'Associazione educativa che, come noto, si rifà al metodo di Lord Baden Powell o Gilwell. Essa è ben lontana dalla pretesa di rappresentare una scuola pedagogica, ma pone tutta la sua attenzione all'aspetto antropologico della persona.

 La sua componente primaria è attinta dalla Bibbia, compresa come modello di educazione di Dio verso il suo popolo. A questa prima ispirazione, lo scoutismo e il guidismo italiano, hanno saputo aggiungere quella del personalismo umanitario formatosi in Francia sulle indicazioni del tomismo di Jacques Maritain e in Italia su quelle della scuola tomista-personalista, in cui ebbe parte attiva anche Giorgio La Pira. Se questo è il quadro generale nella sua forma ideale vorrei annotare che questi 4 anni di servizio mi hanno messo di fronte alla grande cristi antropologica che sta vivendo la società italiana.

Dalla famiglia alla scuola, dalle varie aggregazioni giovanili alle squadre sportive dilettantistiche, si assiste nella maggioranza dei casi a una vera e propria assenza di formazione della persona, vuoi perché manca del tutto una visione positiva di uomo e di donna che agisca da stimolo, vuoi perché il crollo della spiritualità cristiano-biblica si fa sentire in modo massivo. Di conseguenza come Associazione ci siamo trovati impegnati in questa frontiera di evidente sfasamento antropologico. E abbiamo provato a reagire rafforzando una proposta di predicazione biblica-dottrinale unitaria nel definire l'essere umano sulla figura di Cristo, vero Dio ma anche vero uomo.

Gli esempi che potrei portare a conferma della crisi in atto sono molteplici, ma su tutti è divenuto drammatico quello che riguarda il fraintendimento in cui son caduti gli adolescenti circa la dimensione genitale e la dimensione affettiva della propria sessualità. Senza potersi soffermare sulle cause di questa presa d'atto, diciamo solo con una certa brutalità di linguaggio, che per loro il sesso coincide con la sessualità. Un atteggiamento ovviamente deviante rispetto a un sereno esercizio di una sessualità che aspiri a diventare adulta. Ma potremmo parlare anche dell'assenza del concetto di "dovere", opposto a un ipertrofica pretesa dei propri "diritti". Della loro forzata incapacità di dare vita a relazioni intersoggettive responsabili, intossicati come sono del non corretto uso dei social network e via dicendo.

Da qui la scelta di iniziare il progetto del mio mandato con una riscoperta tutta biblica della figura umana e divina di Gesù Cristo. Ha preso così forma il Convegno del 2013, rivolto agli adulti educatori dell'Agesci, sul tema: Ma voi, chi dite io sia? (Lc 9,20). La partecipazione è stata oltre ogni migliore attesa: ben 2500 (duemilacinquecento) adulti. alessandro salucci   fr. Alessandro Salucci, O.P.Segno evidente della sentita necessità di una riflessione di questo tipo. La discussione emersa nei gruppi di lavoro tutti svoltisi al seguito al seguito di ricche relazioni introduttive ci ha messo a disposizione una quantità immensa di materiale su cui poter lavorare nei tempi a venire. Ma in specifico ha evidenziato senza appello la carenza disastrosa di una formazione biblica e dottrinale dei formatori alla catechesi parrocchiale. Non è stato facile digerire questo riscontrato analfabetismo generazionale circa il Credo e i semplici contesti biblici. Ma non si poteva neanche nascondesi di fronte alla mole di dati raccolti, a come molto spesso si ricorra ad uno uso infantile e sentimentale della narrazione biblica, che neanche respira un minimo di formazione esegetica. Di quanta confusione ci sia nella dottrina di base, anche riguardo il Credo Niceno-Costantinopolitano. Come è possibile, ci siamo chiesti, far innamorare alla figura di Cristo se non si è capaci di presentarne il vero volto? A premere sulle nostre scelte stava nel frattempo la sempre più invadente richiesta di molti vescovi diocesani e in ultimo del Direttorio dell'Ufficio nazionale CEI per la Catechesi, affinché l'Agesci si facesse carico, là dove esistono le condizioni, della gestione dei sacramenti dell'iniziazione cristiana delle parrocchie.

Ma nonostante l'aria di crisi era anche evidente che fosse avvenuto un cambiamento del vento. Era palpabile nei fatti la richiesta di una formazione biblica forte ed adeguata. Solo che molti a volte si trovano senza gli adeguati strumenti per poterla ricevere con efficacia. Un fattore di bisogno espresso sinceramente nuovo rispetto al recente passato, che sorprende per la rapidità della sua espansione. Purtroppo questo sentire positivo si disperde nella ricerca di una spiritualità senza volto, che rasenta il desidero di crearsi un Dio a propria immagine e somiglianza. Si apre così una sfida che non ammette errori di valutazioni e che tuttavia che deve essere assolutamente tentata dalla Chiesa di oggi e dai suoi predicatori.

scout statuaAlla fine dell'analisi del materiale emerso dal Convegno era dunque ormai chiaro che all'azione catechetica andava oggi preferita una ri-evangelizzazione, un computare nuovamente l'alfabeto della fede. Che tradotto in sintesi operativa voleva dire riuscire ad offrire una predicazione che si concentrasse sulla formazione biblica e sulla spirituali cristiana, con l'annessa educazione al silenzio interiore senza il quale non si può iniziare nessun cammino di preghiera. Non è stato difficile concentrare il resto del progetto nella messa in atto di adeguati strumenti per raggiungere lo scopo. Strutturazione di cui non serve qui parlare considerata la specificità della proposta improntata al metodo scout. Quello che è da ritenere è che questo spaccato sociale vale pari pari per le molte altre periferie della nostra Italia, fatta di tanti giovani che desideravano in cuor loro di sentire una voce di speranza, che è identità di senso, dalla parola di Cristo. Mai come adesso ho sentito vivo il detto evangelico sulla "messe che è molta e gli operai sono pochi". Cosa fare come Ordine per intervenire a soluzione di questa crisi anropologia?

Affinché il nostro camminare in questo progetto non fosse invano - come ammonisce San Paolo - ho deciso di chiudere il percorso quadriennale con un momento ecclesiale che sottoponesse il nostro lavoro al vaglio del Santo Padre. Si è così arrivati al commovente momento ecclesiale che ha radunato 100.000 scout in Piazza San Pietro il 13 giugno 2015 per un' udienza speciale. Le come sempre incisive e semplici parole di papa Francesco ci sono state di conforto e di vicinanza affinché si prosegua su questo cammino, ma non hanno diminuito, semmai ampliato, l'urgenza di percorsi di questo tipo.

La presentazione a tutti voi di questa esperienza non serve a celebrare un percorso rispetto ad altri, quanto a mettere in evidenza che ci troviamo in condizioni molto simili a quelle che spinsero san Domenico sul cammino che conosciamo. Ci troviamo in un tempo storico che è un tempo di grazia per noi predicatori, proprio in coincidenza col Giubileo dell'Ordine. Dobbiamo allora anche noi, come i primi predicatori dell'Ordine, imparare a fare a meno delle sicurezze che troviamo nei nostri conventi e ci spingiamo verso le periferie del mondo. Abbiamo il dovere del coraggio di riscoprire la predicazione non come spazio per realizzare se stessi, ma per dare atto di una missione che abbiamo ricevuto dallo Spirito Santo. I nostri conventi devono caratterizzarsi sempre più come case di preghiera e noi frati dobbiamo sforzarci di testimoniare meglio di quanto facciamo la gioia della preghiera.

fr. Alessandro Salucci, O.P.

Ed iniziò a mandarli a due a due per portare
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