DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

San Domenico e la meditazione: lo studio

foto-articolo-s-domenico-studioMolte volte rileggiamo i nove modi di pregare del nostro padre fondatore. Questi modi ogni volta forniscono spunti sempre nuovi per una riscoperta del nostro carisma. Oggi voglio riflettere un po’ su una delle peculiarità di San Domenico di Guzman: lo studio. I testimoni al suo processo di canonizzazione ricordano che il santo spagnolo “esortava spesso a studiare continuamente il nuovo e antico testamento.” Ma qual è lo studio che San Domenico ha voluto inserire anche nelle costituzioni dell’Ordine dei Predicatori? Occorre comprendere bene questo concetto per non confondersi. Lo studio che Domenico metteva in pratica non è puro intellettualismo.

Non è la ricerca del sapere per il semplice piacere di conoscere. E allo stesso tempo non è uno studio finalizzato ad un uso tecnico od economico.

Ricordiamo bene le parole dell’ottavo modo. Troviamo scritto “ Domenico cominciava a leggere. La sua anima si emozionava dolcemente, come se stesse ascoltando il Signore che gli parlava.” Per Domenico di Guzman lo studio delle Sacre Scritture e della Sacra Dottrina era anzitutto emozione dolce. Questa emozione gli proveniva da un ascolto di ciò che leggeva attentamente. Un ascolto è in grado di far sorgere una emozione forte? Certamente, basta ricordare le parole dei discepoli di Emmaus: Lc 24, 32 : Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». Lo studio è ascolto di Gesù nelle Scritture cioè è conoscere Dio. Ma sappiamo bene che nel linguaggio biblico, conoscere Dio significa essere intimi con Dio.

L’intimità con Dio è ciò che dovremmo cercare sopra ogni altra cosa. È la preghiera più nobile e alta, è il modo di vivere più nobile e alto. Mi vengono in mente le bellissime parole di Wolfgang Goethe nel suo romanzo epistolare, I Dolori del Giovane Werther: “Non c'è al mondo una gioia più vera e più grande che vedere una nobile anima aprirsi ad un'altra.” Davvero Domenico col suo studio apriva e univa totalmente la sua anima a quella di Gesù. Così accade ogni qual volta anche tutti noi, che siamo piccoli predicatori (non solo i frati in formazione!), ci mettiamo di fronte a quei versetti o a quei passaggi dogmatici, sapienza sempre antica e sempre nuova. In quello studio ci immergiamo totalmente nell’intimità di Dio . Ma allo stesso tempo San Domenico sapeva bene che questa intimità con Dio non si racchiudeva solo ed esclusivamente nella meditazione solitaria e personale. Quello stare unito a Gesù lo chiamava alla predicazione. Domenico, completamente immerso nel mistero di Cristo, poteva uscire nella piena libertà e serenità e predicare le Verità tramandate dai successori degli apostoli. Per questo Domenico fu santo. Perché, come scrive Gilbert Chesterton in San Tommaso D’Aquino, ogni santo è antidoto.

Domenico seppe stillare l’antidoto della Verità ad un’epoca che pian piano cominciava ad intubare il virus della Falsità. Domenico seppe congiungere in intimità con Dio un’Europa che invece voleva stare lontano dal suo Signore. I tempi di Domenico sono davvero così lontani dai nostri? Siamo davvero certi che anche oggi lo studio è inutile? Siamo certi che i grandi studi teologici ed esegetici non aiutano alla scoperta e alla predicazione della carità di Dio? È impossibile trasmettere qualsiasi eredità di Gesù Cristo senza quell’essenziale studio che offre conoscenza e intimità di Dio. Perché la mancanza di conoscenza, è ignoranza. E, come scrive San Girolamo, “l’ignoranza delle Sacre Scritture è ignoranza di Cristo”.
Gesù dolce, Gesù amore!

Fra' Gabriele Scardocci, O.P

Ed iniziò a mandarli a due a due per portare
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