DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Domenico e Caterina: nel cuore di Dio, nel cuore della Chiesa

«A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome… » (Gv 1,12)

Quando l’anima orante invoca i Santi per chiederne il patrocinio nelle tempeste o nelle gioie della vita, le parole spesso sono superflue in confronto alla loro grandezza di spirito. E anche quando se ne discutono le virtù e l’esempio, le nostre parole rivelano solo un qualcosa, solo un poco dei moti dell’anima, solo una piccola parte della loro reale devozione a Dio. 

Alla luce della festa della Santa Patrona d’Italia, vorremmo far risuonare il suo candido nome unito al grande Fondatore dei Predicatori, traendone qualche riflessione.

Domenico e Caterina: l’apostolo del Cristo nelle tenebre dell’ignoranza e dell’eresia, la Sposa di Cristo al servizio alla Sua Santa Chiesa. Domenico e Caterina: che compresero fin da subito che non solo all’ombra del chiostro ci si santifica, ma, riprendendo l’ideale completo lasciato dagli Apostoli, spinsero alla perfezione la contemplazione e l’azione, armonicamente fuse fra loro.

San Domenico acquistò dalla contemplazione lo zelo per le anime; e la sete di redenzione che egli aspettava per esse, fu ben colmata dalla grazia di Cristo. Il progetto di Dio sul Santo iniziò a prendere forma quando uscì dai chiostri di Osma per un urgente – ma fallimentare – viaggio diplomatico col suo Vescovo Diego: partirono dalla nativa Spagna alla Danimarca e, al ritorno, non di nuovo in Spagna, ma fece tappa nel Sud della Francia.

Lì non fu tappa intermedia o casuale, ma tappa obbligata, perché per il Santo il fuoco divorante dell’ardore per le anime si accese in una buia taverna con un oste eretico: loro due soli, faccia a faccia… una notte… e in quell’oscura stanza non risplendeva altra fiaccola se non quella della sapienza del Santo, e pure nella tenebra dell’eresia irraggiò la fede… la taverna brillò della luce divina: un’anima ri-tornava sulla «via dritta» di Dio, nell’abbraccio del Redentore. La svolta di Domenico!

Anni più tardi, la senese Caterina, cresciuta all’ombra della basilica di San Domenico, seguì il carisma dei ‘frati bianchi’, e consacrò la sua vita, fin dalla più tenera età, al solo suo Signore Dio: lo stesso Cristo che la unirà indissolubilmente a sé e alla sua Chiesa col mistico sposalizio; lo stesso Cristo che redime l’umanità con la Sua Croce, condurrà la sua anima accanto al Suo Cuore da cui uscirà per Lei non sangue e acqua come sotto il Calvario, ma un raggio luminoso che la raggiunge e la trafigge fino all’impressione delle stimmate. La svolta di Caterina!

giovanni ferroGiovanni FerroCome poter, dunque, ricambiare tanti divini spasimi d’amore? La Santa giovinetta ben lo intuì: ricercò da subito silenzio e preghiera, austerità dei costumi e vita ritirata; e ci piace ripetere con i suoi contemporanei: «Fabbricò nell’anima sua una cella interiore dalla quale imparò a non uscire mai». Se dunque Caterina aveva in cuore il ritiro dal mondo, come può pareggiare l’apostolicità del suo Santo modello?

Domenico e Caterina: Sposi fedeli di Dio, sposi premurosi della Sua Chiesa; il tesoro di verità che avevano contemplato e gelosamente custodito negli anni di raccoglimento, uscì d’improvviso dai loro cuori; fu come un’esplosione di vita divina e quell’ardore divino nei loro petti traboccò!

Domenico e Caterina: l’uomo ‘tutto evangelico’ e la ‘mantellata’ che non scelse la clausura e il monastero, ma, pur vivendo in casa, ebbe il solo pensiero di annunziare il perdono e la salvezza di Cristo tra i pellegrini, i malati, i diseredati nel corpo e nello spirito. Per i due Santi, sicure medicine non furono le erbe, ma la pronta parola che mai parlò ‘degli’ uomini, ma solo di Dio; mai parlò ‘inutilmente con’ gli uomini, ma solo ‘fruttuosamente con’ Dio!

Domenico e Caterina: bastarono questi Santi, da soli, unici e nel contempo scandalosamente sconvolgenti, per mettere sottosopra le città, l’Italia e le nazioni cristiane. Bastò questa donna a entrare nei Sacri Palazzi avignonesi, ai drammatici tempi dello scisma, per l’estremo tentativo di far rientrare il Papa in quella Roma che fu testimone del Sangue del primo Vicario di Cristo e dei numerosi cristiani. Lei, umile illetterata, «serva e schiava de’ servi di Dio», scrisse e rispose, e riscrisse ancora a prìncipi e sovrani per implorare pace, sicurezza e benessere, con coraggio virile, tenacia, decisione, franchezza apostolica; tutti raccomandava alle preghiere di «Gesù dolce, Gesù amore».

Domenico e Caterina: fino a tanto la potenza di Dio s’irradiò su di loro; certi di essere semplici strumenti nelle Sue Mani, nulla chiedevano per sé, ma, in un’unica comunione d’intenti, l’uno implorava la misericordia per i peccatori prostrato in lacrime sulla nuda terra, l’altra raccomandava ancora Misericordia a Dio per la Chiesa e il mondo.

Eccoli, Domenico e Caterina: eccoli ora nel cuore di Dio, nel cuore della Chiesa, tanto fu potente la verità e lo splendore dei loro silenzi e della loro costante predicazione; in entrambi traboccò il desiderio di cercare Dio, il suo Cuore, le sue Piaghe, e in esse di abitarvi, per poi uscirne come uomini rinnovati, in cammino per le strade del mondo per rendere visibile la divina Bellezza. Domenico e Caterina: nel cuore di Dio perché uomini di Dio che amano Dio, nel cuore della Chiesa perché uomini della Chiesa che si consumarono per la Chiesa-sposa! 

Ora, anche noi abbiamo detto ‘qualcosa’ di Domenico e Caterina; ma sappiamo che alla loro dolce e forte figura non mancò alcuna bellezza: purezza d’animo, lucidità di mente, potenza di volontà, tenerezza e soavità di cuore, energia nell’azione e profondità della contemplazione. Che grande insegnamento! Che grande mònito. Ecco, dunque, gli uomini nuovi che fecero diventare nuovi gli uomini!

Giovanni Ferro,
prenovizio domenicano

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