DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Vincenzo Ferrer: entusiasta seguace di Domenico

Nonostante la diffusa devozione in molti paesi dell’Italia e della Spagna verso San Vincenzo Ferrer, poche volte ci si è soffermati a riflettere sul suo essere stato Frate predicatore e quindi figlio di San Domenico. Vedendo le sue immagini lo si riconosce come Domenicano per il suo abito bianco ammantato dalla cappa nera, ma è difficile trovare una riflessione che permetta la conoscenza di questo Santo alla luce della sua appartenenza al nostro Ordine. Quando Vincenzo entra nel convento dei Domenicani di Valencia, il 2 febbraio del 1367, l’Ordine esiste da appena un secolo e mezzo. Eppure la storia dei Frati Predicatori ha conosciuto già grandi figure: San Pietro Martire, San Giacinto, il Beato Giordano di Sassonia, San Raimondo di Penafort, San Tommaso d’Aquino, Umberto di Romans, Munio di Zamora.

Che cosa spinse Vincenzo a seguire Domenico ma soprattutto a farsi suo costante imitatore? Proviamo ad entrare per un momento nella sua vita per trovare le risposte al nostro interrogativo. Chi si accosta alla vita di San Vincenzo per la prima volta e soprattutto a ciò che su di lui viene narrato, si accorgerà che tutti i suoi biografi (almeno fino al XIX sec.) sono stati Domenicani: Ranzano, Giustiniani, Madalena, Antiste, Marchese, Vittoria, Ferrarini, Fages.

Nessuno di questi ha mai voluto tralasciare alcune felici corrispondenze che, seppur considerate ipotetiche, si narrano tra la vita di San Domenico e quella di San Vincenzo. Esempio tra tutti è il sogno di Donna Costanza (madre di San Vincenzo) che ella confidò al Vescovo di Valenca suo parente: «[…] poc’anzi io pure sognava, e pareami, che il Parto, che chiudo nell’utero, trasformato in un gran Cane latrante, e circondato da grandissima luce, abbaiasse, e riempiesse il Mondo tutto de latrati suoi» (Ferrarini). Non è difficile riscontrare in queste parole la fedele corrispondenza con il sogno della Beata Giovanna d’Aza, madre di San Domenico.

Vogliamo però andare oltre e scoprire “ l’anima domenicana ” del Predicatore aragonese. Chi ha avuto la possibilità di visitare la patria natale di San Vincenzo, si sarà accorto della vicinanza tra l’abitazione della famiglia Ferrer (oggi divenuta chiesa) e l’antico convento di San Domenico (occupato oggi da una caserma dell’esercito). La famiglia Ferrer apparteneva alla Parrocchia di Santo Stefano dove il piccolo Vincenzo era stato battezzato, tuttavia egli era solito recarsi spesso nel vicino Convento dei Frati Predicatori.

La sua forte devozione alla Madonna, presente sin da bambino, faceva si che lo si vedesse frequentemente ai piedi dell’altare della Madonna del Rosario per la preghiera della corona che amava recitare per intero. Ascoltava volentieri i sermoni dei Frati predicatori e (cosa divertente narrata dai biografi) con i suoi compagnetti, durante i momenti di svago, spesso giocava a fare lui stesso il predicatore ponendosi su un piccolo podio e intrattenendo i suoi amici con le sue “prediche”.

Lo studio della grammatica e della logica che aveva intrapreso e per il quale era molto assiduo, gli permise a soli dodici anni di accostarsi alla filosofia e alla Teologia. Chi lo incontrava, vedeva in lui un’anima costantemente assorta in Dio e con gli occhi mai distolti dal cielo.

Vincenzo stava già riflettendo sulla possibilità della sua chiamata da parte del Signore quando decise di conoscere la vita di San Domenico. La lettura di quella vita, come su una tavola di cera, impresse su di lui un marchio indelebile e fece sì che nel suo cuore iniziasse a mettere radici la vocazione all’Ordine dei Frati Predicatori.

ennio grossidon Ennio Grossi
(fr. Luigi Maria OP)
Impressionato dalla scelta di san Domenico di vendere i libri per sfamare i poveri, Vincenzo ebbe sempre una particolare predilezione per essi. A lui non bastava fare la carità a coloro che incontrava per le strade di Valencia, ma li andava a cercare e rivolgeva maggiormente la sua attenzione verso i più vergognosi, cioè coloro che non avevano neanche il coraggio di chiedere l’elemosina.

Predilezione per i poveri che qualche decennio più tardi lo porterà a fondare a Valencia il Collegio Imperiale dei bambini orfani di cui ne scrisse anche le costituzioni. Quella realtà ancora oggi esiste e in nome del Santo Predicatore accoglie bambini privi di affetti, di una madre e/o di un padre.

Narrano i suoi biografi che, la notte del 1 febbraio 1367, il Priore del Convento di San Domenico, fr. Matteo Benincasa, ebbe una visione nella sua cella. Gli apparve un Frate Domenicano avvolto dalla luce il quale gli parlò dicendo: «Ricevete Vincenzo. Egli sarà vostro fratello e mio figlio». Il Priore vide sulla fronte di quel frate una stella luminosa: quel frate che gli era apparso era San Domenico.

Il giorno seguente il Priore pieno di gioia spalancò le porte del Convento al giovane ragazzo e il 5 febbraio Vincenzo ricevette l’abito dei Frati Predicatori. Nel baciarlo con profondo trasporto, oltre all’impegno di rispettare la Regola, fece il solenne proposito di imitare per tutta la sua vita il santo Padre Domenico.

Anni più tardi in suo sermone, egli stesso motiverà la sua scelta nella Vocazione Domenicana e cosa significasse per lui essere Frate Predicatore: «L’avere una angelica purità, ubbidienza perfetta e povertà evangelica; non per dimorare in un solo luogo; né chiuso in una cella come gli antichi monaci e anacoreti; ma bensì per andare predicando ad imitazione di Cristo, degli Apostoli e del S. Patriarca, pel mondo il Vangelo, che per tal fine fu da questi l’ordine de’predicatori fondato» (Teoli).

Lo si vedeva sempre pregare davanti ad un grande Crocifisso ed amava farlo come pregava San Domenico. Davanti a quell’immagine rinnovava con sempre maggiore fede la sua scelta: « Voi mio Dio; voi e sempre voi!».

In un suo sermone tenuto per la festa di san Domenico, partendo dal versetto di Mt5,13: «Voi siete il sale della terra», applica al santo Fondatore le tre proprietà del sale: come il sale purifica le infezioni così san Domenico con la sua predicazione seppe purificare le infezioni del suo tempo; come il sale preserva dalla corruzione allo stesso modo San Domenico seppe insegnare il mantenimento della purezza; infine come il sale da sapore al cibo allo stesso modo il Signore inviò san Domenico affinchè quel tempo immerso dall’insipienza degli errori potesse attraverso la sua predicazione tornare a dare sapore alla insipida pietanza della vita.

Tanto e tale era il suo affetto verso san Domenico che nei suoi viaggi non volle privarsi di toccare quelle terre che avevano visto la nascita e la fanciullezza del Santo Fondatore. Tra il 1407 e il 1408 fa sosta a Caleruega, paese natale di San Domenico. In quei luoghi si immerge nella preghiera e al Santo Guzmano chiede la grazia di adempiere il grande compito che il Signore gli ha affidato.

Qualche anno più tardi, forse intorno al 1410, nonostante i problemi delle diverse obbedienze legate al perpetuato scisma d’Occidente, fece il tentativo di recarsi a Bologna dove riposavano le spoglie mortali di San Domenico. Sapendo di non poter passare inosservato, vi si recò di notte ma fu ugualmente scoperto. La gente pensà che fosse venuto per predicare l’obbedienza Avignonese e invece era lì soltanto per pregare Domenico e con Domenico. Nonostante le resistenze riuscì anche a tenere un sermone nella piazza della chiesa e secondo i biografi, come suo solito, pose rimedio ad una pesante siccità con una abbondante pioggia.

Al fine della sua vita, dopo la predicazione a Vannes, avrebbe voluto fare ritorno a Valencia per chiudere la sua vita terrena in quel Convento che tanto amava, ma il Signore dispose le cose diversamente.

Come il Santo Fondatore anche Vincenzo non aveva una sua cella propria e morì nella stanza di una casa privata sul porto della città. Aveva disposto che se fosse morto in una città dove erano “i suoi frati” (come amava chiamarli), lì con loro si sarebbe dovuto seppellire il suo corpo. Pur essendo presente a Vannes un Convento di Frati Predicatori vinse però la prepotenza del Duca che lo fece trasportare in tutta fretta nella vicina Cattedrale ponendolo sotto la giurisdizione del Vescovo e del Capitolo dei Canonici.

don Ennio Grossi (fr. Luigi Maria OP),
terziario domenicano

Ed iniziò a mandarli a due a due per portare
e predicare al mondo la Parola di Dio
Scopri di più ...

Frati, Monache e Laici Domenicani...
parliamo con Dio e di Dio nel XXI secolo
Scopri di più ...

E se Dio ti avesse scelto? E se ti stesse chiamando ad essere un frate domenicano?
Scopri di più ...