DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Il Natale e il paradosso del buio

Il Natale è segnato da un particolare clima di solennità e di gioia. Ma perché diamo tanta importanza alla nascita di Gesù? Perché tanta festa? Ecco: perché da quel giorno, da quando Gesù è nato a Betlemme, l’amore di Dio è sceso definitivamente sulla terra; da quel giorno nessuno è più solo, nessuno è più abbandonato al destino del male e della morte. Il profeta Isaia parla di un mondo che viveva nelle tenebre, che camminava al buio, di un popolo oppresso da un giogo pesante. E purtroppo anche questo Natale trova ancora tanto buio in questo nostro mondo: è il buio delle guerre, è il buio della fame, delle ingiustizie, delle malattie; è il buio della minaccia del terrorismo; il buio di una vita che è diventata per tutti più difficile e spesso molto dura; e come non pensare anche a quel buio infernale dei disastri naturali. 

Il paradosso è che in questa realtà, in queste situazioni, viene annunciata una grande gioia: oggi è nato un salvatore. E’ questo il messaggio del Natale: Dio diventa parte della nostra storia e noi siamo resi figli di Dio; il Figlio di Dio ha assunto la nostra carne umana per farci dono della sua vita divina. Questo scambio è accompagnato e si rende visibile con il segno della luce. “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is, 9,1); “Un angelo del Signore si presentò ai pastori e la gloria del Signore li avvolse di luce” (Lc 2, 9).

Aldo Tarquinifr. Aldo Tarquini, O.P.La luce è metafora di una illuminazione interiore che ridà fiducia e apre una prospettiva di speranza a coloro che si sentono oppressi dal peso della vita: “Vi annuncio una grande gioia… è nato per voi un salvatore che è Cristo Signore” (Lc 2,10-11). Questo Salvatore non ha i segni del potere e della grandezza ma è rappresentato e contemplato nell’umiltà e nella povertà, in un neonato che giace in una mangiatoia. In lui, come dice S. Paolo, “è apparsa la grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini” (Tt 2,11). Con la nascita di Gesù Dio si è fatto uomo e si è messo a servizio degli uomini. Dio ha preso un volto umano, quello di Gesù di Nazaret, che è il simbolo di ogni debolezza e di ogni emarginazione.

Da quando Gesù è nato, Dio non dobbiamo cercarlo nell’alto dei cieli, ma accoglierlo in tutti quelli che incontriamo, soprattutto se sono piccoli e bisognosi. Guardando il volto umanissimo di Gesù impariamo ad essere come lui attenti e sensibili alle sofferenze degli altri e alle loro necessità. Solo così possiamo sentirci dire le parole: “Ciò che avete fatto a uno di loro lo avete fatto a me”.
Buon Natale.

fr. Aldo Tarquini, O.P.
Priore Provinciale

 

«Un vecchio rabbino domandò una volta ai suoi allievi da che cosa si potesse riconoscere il momento preciso in cui finiva la notte e cominciava il giorno.
"Forse da quando si può distinguere con facilità un cane da una pecora?".
"No", disse il rabbino.
"Quando si distingue un albero di datteri da un albero di fichi?".
"No", ripeté il rabbino.
"Ma quand'è, allora?", domandarono gli allievi.
Il rabbino rispose: "E' quando guardando il volto di una persona qualunque, tu riconosci un fratello o una sorella. Fino a quel punto è ancora notte nel tuo cuore".»

Ed iniziò a mandarli a due a due per portare
e predicare al mondo la Parola di Dio
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