DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Il convertito ed il vero amico di Dio

Un esodo dall'Io verso Dio,

un esodo da me verso i miei fratelli

Il sermone1 10 di Giovanni Taulero ci conduce lungo un percorso finalizzato a farci comprendere quale sia la strada che ogni buon cristiano deve percorrere, al fine di ricondurre se stessi alla Fonte primaria della Luce, Dio stesso. In poche righe ci mostra quali sono i pericoli che da esso ci allontana, e qual è la differenza che intercorre tra un vero amico di Dio e uno falso.

In poche righe ci mostra quali sono i pericoli che da esso ci allontana, e qual è la differenza che intercorre tra un vero amico di Dio e uno falso. Tale percorso, qui inteso come cammino di tutta la vita, a ragione può essere proposto come percorso nel percorso, ovvero come un impegno particolare di conversione e quindi un itinerario che, con le dovute proporzioni, può essere trasposto e proposto ad esempio nella quaresima che ci accingiamo ad iniziare.

Proviamo allora a leggere questo sermone, cercando di tirarne fuori l'essenza che possa servirci da guida quotidiana lungo tutta la quaresima. Sia chiaro da subito che questi 40 giorni non si concluderanno col raggiungimento di un obbiettivo, ma saranno solo l’incipit per la vita rinnovata che ci prefiggiamo di vivere.

"Io sono la Luce del mondo"2 sono le parole di Gesù giunte a noi tramite l’evangelista Giovanni. É da questa Luce, spiega Taulero, che tutte le luci del mondo ricevono la propria luce e passano dalla condizione di ombra, acquisita col peccato originale, a quella di luce. Luce spirituale che illumina l’intelletto e riconduce così l’uomo alla propria origine. Egli acquisisce così l’essere stesso della luce, la sua vita, la sua beatitudine e gioia. Ecco a cosa conduce la vera conversione.

Ma cosa impedisce alla creatura uomo di tornare al proprio creatore?

Ci sono due categorie di persone che vivono due specie di impedimenti; i primi sono coloro che si nutrono della mondanità del loro tempo, traendo soddisfazione dalle creature e dai loro sensi. La seconda categoria è invece quella dei farisei, così li chiamava Gesù durante il suo ministero terreno. Persone che sostanzialmente fingono di essere spirituali, di aver già superato le tenebre esteriori... o almeno così vogliono far credere, ma poi, la verità è ben altra: essi sono pieni di sé, sono l’oggetto stesso dei loro propositi, pronti a giudicare gli altri e mai se stessi.

Taulero prosegue spiegando che, se non si vuol restare o ricadere nell’ombra, è importante essere veri amici di Dio. Ma cosa significa questo? Come possiamo esserlo? Così si esprime: "... i falsi rivolgono ogni cosa a se stessi, prendono per se doni e non li rioffrono puramente a Dio con amore e gratitudine, rinunciando a se stessi ed innalzandosi completamente e puramente a lui. [...] chi non cerca ciò e non lo ha, ma resta nell’amore di se e in esso verrà trovato alla sua morte, non vedrà mai la vera luce"3.

domenico sprecacenerefr. Domenico Sprecacenere, O.P.In sostanza possiamo dedurne che la boa che segna la svolta del nostro navigare nelle acque della vita, cercando di approdare presso la riva sicura, è l’Amore per Dio, che sostituisce l’innato amore per l'Io.

Staccarci dalle vanità del mondo, dai desideri puramente terreni, imparare a morire a noi stessi. Fissare lo sguardo su Dio e sulla dolcezza che si prova nell’essere spogliati di tutto per avere solo lui. Questo è ciò che ci permette di svoltare, di convertirci a Dio. Più che a cose materiali qui ci si riferisce alla propria volontà, ai desideri, ai progetti che quasi sempre non considerano né Dio né il prossimo.

L'astinenza e il digiuno della Chiesa aiutano a raggiungere questo spogliarsi di tutto, ponendo la nostra fiducia e il nostro essere totalmente nelle mani di Dio, insomma un mezzo per raggiungere la Fonte della vera Luce. Paolo VI4 così si esprimeva: "La penitenza... è un atto religioso, personale, che ha come termine l'amore è l'abbandono nel Signore: digiunare per Dio, non per se stessi".

Facciamo rapidamente chiarezza su chi è chiamato a questa penitenza, sul come e quando essa debba essere praticata. A tal proposito, il Codice di Diritto Canonico, così si esprime: "vengono stabiliti dei giorni penitenziali in cui i fedeli attendono in modo speciale alla preghiera, facciano opere di pietà e di carità. Sacrifichino se stessi compiendo più fedelmente i propri doveri e soprattutto osservando il digiuno e l'astinenza..."5Mi piace sottolineare come tale testo individui un duplice movimento frutto della penitenza; un primo movimento nella preghiera rivolta verso Dio ed un secondo movimento nella pietà e carità, evidentemente rivolte verso i fratelli e sorelle bisognosi.

Questo è certamente un assaggio sull’argomento, e non posso che rimandare il lettore ad una lettura approfondita dei documenti della Santa Sede che trattano sull’argomento. Non è possibile farlo qui per non sminuire ne svuotare i testi di tutte le sagge raccomandazioni che vi si trovano.

Insomma il frutto di un cammino di conversione ci porta ad uscire da noi stessi, ad avere tutte quelle caratteristiche che Taulero, come detto in precedenza, associa al vero amico di Dio; il convertito è un vero amico di Dio.

A questo punto non resta che augurare a ciascuno di noi un santo cammino quaresimale.

fr. Domenico G.M. Sprecacenere, O.P.

 

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1 Sermone n° 10 tratto da: I SERMONI, Giovanni Taulero, ed. Paoline

2 Gv 8,12

3 Pag 186 di: I SERMONI, Giovanni Taulero, ed. Paoline

4 Costituzione Apostolica PEANITEMINI del 17 febbraio del 1966

5 CODICE DI DIRITTO CANONICO, parte III, Cann, 1249 - 1253

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