DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

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“Mi hai chiamato, e il tuo grido ha squarciato la mia sordità”

“Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio-. (Is 40,1) così si apre la Liturgia della Parola in questa seconda domenica di Avvento, un grido di speranza che riecheggia nei cuori di una umanità afflitta e stanca; Dio stesso rassicura e incita la sentinella ad alzare la voce con forza: “Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza … Ecco, egli ha con sé il premio”(Is. 40, 9 -10)

E Marco inizia il suo Vangelo citando proprio lo stesso brano di Isaia, ”Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaia …”(Mc. 1,1-2). La buona notizia, la buona novella per eccellenza, cioè l’annunzio della redenzione umana, l’irruzione di Dio nella storia degli uomini attraverso la persona di Gesù con la sua incarnazione, inizia secondo il Vangelo di Marco, con un messaggero di cui già il profeta Isaia aveva parlato “uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”.

Giovanni: un uomo sconosciuto ai più che vive nel luogo meno appropriato a fare notizia, il deserto, un personaggio un po’ “originale”, un po’ sopra le righe per la nostra sensibilità: “vestito di peli da cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi e che mangiava cavallette e miele selvatico”. A noi che, nel mondo dei media, per cercare grande visibilità e consenso, siamo attentissimi a tutti i particolari per aver sempre più likes e followers, forse ci viene qualche dubbio sull’efficacia di questo messaggero che deve preparare la via all’incontro con il Signore. Eppure, Marco ci dice che “accorrevano a lui da tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme” (v.5), il suo messaggio arrivava al cuore della gente che lo riconosceva profeta quindi capace di una parola vera; sant’Agostino nelle sue confessioni ci racconta come il desiderio di Dio lo portava a cercarlo fuori di sé mentre Dio era dentro di lui :” Tardi ti ho amato. Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo”, e continua “Mi hai chiamato, e il tuo grido ha squarciato la mia sordità”. Dio grida ancora oggi per squarciare la nostra sordità, a noi è chiesto mi metterci in ascolto. E ci consola che Dio è magnanimo con noi come ci ricorda san Pietro apostolo nella seconda lettura “… davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno: … Egli è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi” (2Pt 3, 8-9)

Pensiamo al Battista e lo immaginiamo come un uomo duro, severo con sé stesso e con gli altri, pronto al rimprovero, ma il grido di Giovanni non è un dito puntato per accusare, il suo grido è uno splendido invito nuziale, un grido che ci aiuta a fare della nostra esistenza una vera vigilia del giorno e del momento più bello della vita: “Consolate, consolate il mio popolo. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta …. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato” (Is. 40, 1 ss.)

Il grido del precursore allora è un dito che ci indica, ci riporta verso la vera radice mai cancellata dell’alleanza tra Dio e Israele, segno di un vincolo ancor più radicale tra la vita divina e quella umana. Giovanni è chiamato a gridare come la sentinella del mattino che occorre preparare la via del Signore se vogliamo incontrarlo, proclamando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Allora il primo movimento è quello di domandarci se c’è in noi un desiderio profondo di voler incontrare il Signore che viene a consolarci, non a punirci; Giovanni viveva nel deserto perché questo è il luogo dove possiamo fare verità dentro di noi, è il luogo dove si fanno spazio le grandi domande, dove è possibile ascoltare il silenzio che illumina.

Se c’è questo desiderio nel nostro cuore allora crescerà anche la consapevolezza di riconoscerci bisognosi di un profondo cambiamento, bisognosi di essere illuminati per orientare il nostro cammino, bisognosi di conversione. È bello il verbo orientare perché indica sia c’è un punto di riferimento ma anche il movimento necessario per volgersi ad esso; nel cantico di Zaccaria è indicata la sua missione di Giovanni: “preparare le strade al suo popolo per la conoscenza della salvezza nella remissione dei peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace” (crf. Lc. 1,76-79). Cristo è questo sole che sorge, che rischiara, che illumina, che riscalda il nostro cuore con il fuoco della carità. Domandiamoci in questo tempo propizio chi veramente cerchiamo, chi veramente attendiamo e se lo attendiamo. Estromettere Dio dalla vita umana equivale a distruggere l’uomo come una bussola depolarizzata.

Sr Lucia Manfredi
Priora Monastero S. Maria della Neve e S. Domenico (Pratovecchio)

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