DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Io ho detto: voi siete dèi

Ger. 20, 10-13; Sal 17 Gv 10, 31-42

“Io ho detto: voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo” (Sal 82, 6).

Questo versetto del Salmo 82 è l’oggetto della disputa fra Gesù e i Giudei sull’interpretazione della Scrittura, che occupa l’odierna pericope evangelica. Siamo nel periodo della Festa della Dedicazione (Hanukka), in cui l’autore del IV vangelo colloca i capitoli 10 e 11. Ai vv. 1-30 del capitolo 10 Gesù si propone come il Buon Pastore che non lascia scappare nessuna pecora a Lui affidata.

La citazione dal Salmo 82 è utilizzata da Gesù per contestare l’accusa rivoltagli di essere un bestemmiatore: “Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio”. Ancora oggi, l’identità divina di Gesù Cristo, il Verbo di Dio, la seconda Persona della SS.ma Trinità fa difficoltà a molti, anche ai credenti: “Ma sarà stato davvero Dio?”. Anche la chiesa per il quale l’autore del IV vangelo scrive, avvertiva il bisogno di essere confermata nella fede nella divinità del Cristo e l’argomento scritturistico era decisivo per i membri di quella comunità. Ma il ragionamento di Gesù è convincente, perché oltre all’argomento scritturistico, Egli adduce quello delle opere compiute in nome del Padre, per suscitare la fede in coloro che le vedono: “Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi, ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre” (Gv 10, 38). Come Geremia, Gesù sperimenta la solitudine e l’amarezza per l’ostilità crescente attorno a lui: “Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta: «Forse si lascerà trarre in inganno, così noi prevarremo su di lui, ci prenderemo la nostra vendetta» (Ger. 20, 10), pur tuttavia invita i suoi interlocutori ad uscire da se stessi, ad infrangere la durezza dei loro cuori per aprirsi alla novità di Dio, che si rivela nelle opere da Lui compiute e diventare così davvero liberi.

“Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase” (Gv 10, 40).

Dinanzi a quest’accerrima ostilità, Gesù ritorna a Betania (non il villaggio di Lazzaro), nel luogo degli inizi della sua missione, “al di là del Giordano”, lontano da Gerusalemme, capitale politica e religiosa, chiudendo così una fase della sua missione laddove l’aveva iniziata, Quante volte nei momenti di difficoltà, soprattutto dopo aver sperimentato una sconfitta, un fallimento, siamo portati a “ricominciare da zero”, quasi a voler attingere ad una nuova nascita, che potrà davvero essere tale se ancorata alla fede in Cristo, vero Dio e vero Uomo, se ci dimostriamo disponibili ad accogliere la novità che è Cristo, come coloro che avevano ascoltato la predicazione di Giovanni e che, da essa preparati, si erano dimostrati pronti a riconosce in Gesù il volto di Dio: “Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero. E in quel luogo molti credettero in lui»”. (Gv. 10, 41-42).
 

fr. Luciano Cinelli
Convento S. Maria Novella, Firenze

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