DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

L’auspicabile ritorno della relazione del “bello” con il “divino” nell’arte, all’epoca dell’Intelligenza Artificiale

Niente di più controverso e complicato che parlare della bellezza! Da millenni, la filosofia si occupa del concetto del bello naturale ed artistico. In età moderna, con la pubblicazione del famoso libro di Baumgarten “Aesthetica”, è nata una vera e propria branca della filosofia che si occupa della conoscenza del bello, chiamata appunto “Estetica”, disciplina che si è evoluta passando dall’estetica trascendentale di Kant, alla filosofia dell’arte di Schelling e all’Estetica di Hegel, fino ad arrivare alla stagione filosofica della fenomenologia con Heidegger e Gadamer ed approdare alla più attuale Neuroestetica, sviluppatasi nell’ambito delle neuroscienze e nella psicologia sociale.

Riguardo a quest’ultimo sviluppo della ricerca estetica, gli autori di un articolo pubblicato nella rivista Personality and Social Phsichology Review “provano” sperimentalmente la relazione esistente tra le preferenze primarie della persona e le influenze culturali sul gusto, le preferenze per le forme sia prototipiche che astratte, e la relazione tra bellezza e verità.1

Questa relazione tra bellezza e verità, provata sperimentalmente a livello psicologico, ci riporta al concetto filosofico dei trascendentali di medievale memoria. Ma cosa sono i trascendentali? Secondo la filosofia medievale, i trascendentali sono le determinazioni proprie di ogni ente in quanto ente. Come lo riassume con chiarezza Miriam Savarese, i trascendentali “oltrepassano, trascendono appunto, le divisioni tra gli enti (ad esempio la differenza tra specie) perché si dicono di ogni “cosa” che è, proprio perché è.” … I più noti [trascendentali], ma non gli unici, sono l’uno («unum»), il vero («verum»), il buono («bonum»): essi indicano che ogni cosa è una, vera e buona – tanto più essa è.”2

riccardo lufrani2     fr. Riccardo Lufrani, O.P.E il trascendentale del “bello”? Rivolgiamoci alla saggezza del nostro San Tommaso d’Aquino. Cosa afferma San Tommaso sulla bellezza? L’interessante articolo di Miriam Savarese ci illumina.3 Se sulla questione specifica del bello come trascendentale, San Tommaso non dice nulla esplicitamente, per l’Aquinate, continua Savarese, “la bellezza è caratterizzata da alcuni elementi costitutivi, che sono «integrità o perfezione» (integritas sive perfectio), che indica la compiutezza e l’assenza di deformità o difetti di qualunque genere; «dovuta proporzione o armonia» (debita proportio sive consonantia), che indica la proporzione e il rapporto opportuno per ogni cosa; e «splendore» (claritas), che, nel suo senso più metafisico, indica come la bellezza risplenda e manifesti sé stessa. Essi, infatti, devono essere intesi nella totalità della metafisica tommasiana, che li lega intimamente all’essere e li attribuisce non solo e non tanto alle realtà fisiche, quanto piuttosto allo stesso intelletto umano e sommamente alle realtà spirituali: è in queste ultime che si dà la bellezza maggiore (così come esse sono ontologicamente più perfette). La proporzione dovuta … in ultima analisi sembra raccordare ogni ente a Dio.”4

La visione di San Tommaso, fondata su una filosofia realista, pone a noi tardo-moderni di matrice idealista e soggettivista la questione dell’oggettività del bello e la questione della relazione del bello con Dio. Tali questioni ci interrogano mentre la nostra cultura si evolve sempre più rapidamente, con mutamenti sempre più profondi ed impattanti, tra i quali è da notare in particolar modo la progressiva riscoperta del realismo filosofico, sollecitata dalla necessità di “oggettività” delle ricerche e delle produzioni delle tecno-scienze.5

Questo “realismo pratico” – se si può passare il termine – lo ritroviamo anche nel campo dell’arte, dove, usando criteri “oggettivi” si creano opere d’arte con l’Intelligenza Artificiale, non solo riproducendo lo stile di grandi artisti come nella musica lo stile di Bach o in pittura con l’impressionante dipinto in stile Rembrandt del progetto The Next Rembrandt, ma anche con opere pittoriche originali create ex novo da programmi di Intelligenza Artificiale. Se questo ritorno al realismo filosofico, presente anche nell’arte prodotta dall’Intelligenza Artificiale, fa ben sperare che gli sviluppi filosofici e teologici a venire ri-prendano la via realista, altrettanto legittima è la speranza che sempre più si studi e si produca arte fondata nella relazione tra il “bello” e il “divino”, di cui il sommo esperto fu il nostro Beato Angelico.

fr. Riccardo Lufrani, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva

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3 Ibidem

4 Ibidem

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