DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

“Ed ecco, concepirai un figlio” (Lc 1,31)

Concepire e partorire. Sono due azioni che, in forza della natura, sono attribuibili alla sola donna. In effetti, nonostante i goffi tentativi dell’irragionevole scienza estrema, il concepimento e la naturale conseguenza del parto fisico, sono esperienze prettamente ed esclusivamente femminili, ma da tale esperienza e ampliando il senso di questi verbi, possiamo parlare di un concepimento e di un parto non solo corporali, ma anche spirituali. Concepire ha tanti significati e così come partorire si possono intendere in senso lato. Concepire è sicuramente accogliere nel proprio ventre il “seme” di una vita nuova, dare origine ad un nuovo essere vivente, ma è anche cominciare a sentire un affetto, un amore, un odio… concepire è anche immaginare, ideare, pro-gettare.

E all’atto di concepimento, consegue il parto: dare alla luce, far nascere, creare, realizzare tutto ciò che si è precedentemente concepiti nel proprio corpo, nella propria mente, nel proprio cuore. Vediamo nel racconto dell’annunciazione, alcuni passaggi utili a noi oggi. L’angelo, rivolgendosi a Maria disse: “ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (Lc 1,31). È lecito affermare che la Vergine prima ancora di concepire e partorire fisicamente il figlio Gesù, lo abbia concepito e partorito nella propria mente e nel proprio cuore.

Pur ignorando come questo potesse avvenire, infatti dice: “come avverrà questo, poiché non conosco uomo?” (Lc 1,34) Ella non mise in dubbio neanche un istante la Verità che Dio, per mezzo dell’angelo le stava preannunciando. Certo è che questa sua sicurezza le deriva da una profonda conoscenza delle scritture, quindi dalle profezie veterotestamentarie sulla nascita di un Salvatore, ma tale sicurezza la pervade anche grazie alla fede che ha in Dio. Maria fu colta da un senso di ragionevole turbamento, infatti l’evangelista narra: …”ella fu molto turbata, e si domandava”…(Lc 1,29) il turbamento probabilmente è perché aveva ben altri progetti, ma la Vergine è tale anche perché concepisce qualcosa che, per via della sua umiltà, mai avrebbe potuto immaginare o progettare per se stessa, mai avrebbe potuto immaginare che si realizzasse per mezzo di lei! A questo punto grandi registi troverebbero, come alcuni hanno trovato, elementi utili a creare un grandissimo “effetto suspense”.

Avete mai pensato a quegli interminabili istanti che dividono l’annuncio dell’angelo dal consenso della Beata Vergine? San Bernardo di Chiaravalle, commenta: tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano. O Vergine, da presto la risposta…(Dalle Omelie sulla Madonna). Ed ecco l’attesa risposta della Vergine: “Allora Maria disse: ecco, avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38). domenico sprecacenere3fr. Domenico Sprecacenere, O.P. Rinuncia ai suoi progetti per accogliere in se quelli di Dio. “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3). Così ci insegna colui che dalla Beata Vergine ancora deve vedere la luce, ma che da Ella è stato già accolto ed amato. Ecco perché ripercorrere questo itinerario! Ritengo che la festa dell’Annunciazione possa insegnare a ciascuno di noi l’arte del concepire e partorire. L’ascolto, la fiducia e la fede in Colui che ci parla, debbono essere costanti nella nostra vita. Questo è l’”iter” che ci porta dall’essere al fare, dall’essere di Maria al fare di Marta. Ci da garanzia sulle scelte che operiamo e sugli atti che compiamo. Ci assicura che ogni nostra opera abbia sempre inizio da Lui ed in Lui il suo compimento.

Concepire in noi la consapevolezza di chi siamo e di cosa si cela nel profondo del nostro cuore, cosa vuole Dio da noi, insieme all’umiltà di chi sà che nulla può con le sue sole forze, tutto questo ci porterà a “partorire” qualcosa di gradito a Dio e di magnifico per noi, ci porterà, così come per la Beata Vergine, a rallegrarci per la grazia che Dio ci dona. In quest’ottica, l’essere poveri in spirito, l’essere servi del Signore, assumono un significato ben diverso; non vi chiamo più servi …ma amici” (Gv 15,15) e tutto questo per far si che ciascuno di noi possa essere sempre più nella gioia e vivere nella libertà. Ogni concepimento deve essere seguito dal parto, ogni parto preceduto dal concepimento, ed il concepimento è frutto di un atto di amore. Questa giornata di festa potrà essere per ciascuno di noi un motivo di ringraziamento ed accoglienza del seme di vita che abita in noi.

fr. Domenico G. M. Sprecacenere, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma

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