DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

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San Domenico

Convento San Domenico

Piazza S. Domenico 5
09127 - Cagliari 
Tel: 070 66 28 37
Fax: 070 66 28 37

Attività particolari:

Centro Giovanile Domenicano di Selargius 
09047 - SELARGIUS (CA)
Tel.: 070 84 60 83
www.predicazione.it
Direzione Rosario Perpetuo in Sardegna
Tel: 070 65 42 98
C. C. P.  n. 15381098

I frati della comunità:
fr. Andrea Perrotti - Superiore
fr. Alberto Fazzini;
fr. Antonio Idda;
fr. Giancarlo Uccheddu; 
fr. Daniele Cara;
(fr. Giorgio Pittalis)

Il nostro cammino verso la Pasqua continua

Gesù ci conduce oggi alla “Santa montagna” e ci rivela chi è Lui. La colletta della santa Messa di oggi fa, come al solito, il punto sulla proposta di riflessione della liturgia della parola: Dio è un padre buono e ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio. Perché la nostra fede sia salda dobbiamo ascoltare questo figlio e così giungeremo alla Pasqua, nostra trasfigurazione.

 

Tre giorni di terribile e silenzioso viaggio affrontato da Abramo verso la vetta della prova: è come il paradigma di ogni itinerario di fede. Percorso oscuro e combattuto, accompagnato solo da quel comando implacabile: «Prendi il tuo figlio, il tuo unico figlio che ami e offrilo in olocausto!». Poi il silenzio. Silenzio di Dio («Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»), silenzio di Abramo, silenzio del figlio Isacco che solo una volta (per altro non riportata nel nostro testo liturgico), con ingenuità straziante apre un dialogo col padre: «Padre mio! - Eccomi, figlio mio. - Dov'è l'agnello per olocausto? - Dio stesso provvederà, figlio mio!».

Come figlio Isacco deve morire perché Abramo, nel credere, si appoggi solo sulla parola di Dio.

Siamo davanti alla fede nel suo livello più puro.

Abramo amava Isacco (“il suo unico figlio che amava”), è il suo futuro, figlio della promessa di Dio! Gli viene chiesto l’abbandono totale alla Parola di Dio: una fede totale! la sua paternità nella carne diventa a tutti gli effetti paternità nella fede: Abramo riceve Isacco come il figlio della promessa divina.

 

Anche gli Apostoli sono in cammino con Gesù.

A Cesarea di Filippo, Pietro ha confessato che Gesù è il Cristo Figlio di Dio (Mt 16,15). Poi Gesù li invita a recarsi con lui a Gerusalemme, dove soffrirà, morirà e sarà resuscitato dai morti. Loro non riescono ad accettarlo. Pietro cerca di impedirglielo. Gesù lo chiama “satana”, “nemico”… La piccola comunità è paralizzata. Così Gesù porta con sé sul monte la cerchia più intima dei suoi amici.

È come se voglia fare con loro un ritiro spirituale per fare il punto sulla sua persona (la domanda era: “chi sono io per voi?”) e per riuscire possibilmente a far loro capire che nei piani di Dio che ama il mondo c’è un Messia sofferente, che muore e, che poi risorge: non capivano, infatti, cosa volesse dire risorgere dei morti né tantomeno un Messia sofferente. Quel “ritiro” è per dare loro il coraggio e la speranza per mettersi in cammino. Sul monte concede loro la visione della sua gloria.  Pietro vuole aggrapparsi a questo momento. “Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre dimore, una per te, una per Mosè e una per Elia”… vuole che questo momento intimo duri, ma devono scendere dal monte. Rimettersi in cammino, verso Gerusalemme, verso la Pasqua. Questa volta portano con sé la parola di Dio che dalla nube della Manifestazione divina li rassicura e li accompagna: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».

 

Anche noi in questa quaresima camminiamo verso la Pasqua, la realtà che dà senso alla nostra vita e, soprattutto, alle nostre scelte di vita.

La Quaresima è il nostro “ritiro spirituale”, il tempo favorevole che l’amore di Dio mette sulla nostra strada per Gerusalemme. Ci aiuta a fare il punto sul nostro cammino, sul nostro modo di camminare e a scegliere bene i bagagli da portarsi appresso. I bagagli in latino sono detti impedimenta, solo plurale e questo la dice lunga… Dobbiamo portarci il solo bagaglio indispensabile in “questo” cammino, l’unico che non pesa, che non è “impedimenta”: è l’amore per un Padre che per nostro amore “dà” il suo Figlio e l’amore per tutti i fratelli che la Provvidenza di questo Padre mette sul nostro cammino. A volte sembra un bagaglio/impedimenta pesante, anche molto pesante ma dà gioia, grande gioia e questa ci fa camminare felici.

La Trasfigurazione anche oggi dà spessore e solidità alla nostra fede, una fede assoluta in Gesù, nella Parola del figlio di Dio che il Padre ci dice di ascoltare. Proprio ora, nella nostra assemblea eucaristica, viviamo la “nostra Trasfigurazione”: L’Eucaristia che celebriamo, mistero della fede e pane del cammino verso la nostra meta: Gesù risorto.

fr. Alberto Fazzini

Ed iniziò a mandarli a due a due per portare
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parliamo con Dio e di Dio nel XXI secolo
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