MARTEDI 30 DICEMBRE
La circoncisione di Gesù ebbe luogo a Betlemme, otto giorni dopo la sua nascita. Lì gli viene dato il nome “Gesù” che significa “Salvatore”. Si tratta di un nome dato da Dio, non dagli uomini. Indica, infatti, la profonda identità e la missione del bambino.
La sua presentazione al tempio e la purificazione di Maria avvennero invece, nel Tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo il parto di Maria: era questo il periodo in cui una donna era considerata “impura” quando partoriva un maschio.
Nel Tempio, dominano la scena due personaggi: il vecchio Simeone e la profetessa Anna.
In virtù di un’illuminazione divina, Simeone vede – nel tenero bambino di 40 giorni – l’atteso Messia di Israele, inviato come “Luce per rischiarare le genti e gloria del popolo Israele”.
È un orizzonte di universalismo. Simeone mette, infatti, in primo piano il Messia “luce delle genti” (sono i pagani; è ogni uomo); nel secondo, il Messia “gloria di Israele”.
A questo punto entra in scena un nuovo personaggio: la profetessa Anna. Era molto avanzata in età ed aveva avuto una breve vita coniugale.
Stava nel tempio. “Serviva Dio giorno e notte con digiuni e preghiere”.
Anch’essa, ispirata da Dio, riconosce in quel fragile bambino l’atteso Messia d’Israele. Rende lode a Dio e parla del bambino “a quelli che aspettavano la liberazione di Gerusalemme”.
Si noti il termine “redenzione”, “riscatto”.
Simeone aspettava la “consolazione” di Israele. Anna il “riscatto”. Sono due immagini che insieme dicono la salvezza: la consolazione suppone una condizione di tristezza, il riscatto una condizione di schiavitù.
La salvezza è una liberazione gioiosa.
fr. Ermanno Rossi, O.P.
Convento Santa Maria sopra Minerva, O.P.
Riferimenti scritturistici: 1Gv 2,12-17 Sal 95 Lc 2,36-40: