DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

San Vincenzo Ferrer

Vincenzo Ferrer nacque il 23 gennaio 1350, a Valencia, in Spagna e sin da bambino, manifestò una forte propensione per la preghiera, la mortificazione e l’austerità. Dotato di straordinaria intelligenza, compì rapidamente e con grande profitto gli studi che lo portarono nel febbraio del 1357 ad entrare nell’Ordine dei Frati Predicatori. Con un costante e rapido cammino di imitazione del Fondatore San Domenico proseguì gli studi presso Barcellona, Lerida e poi Tolosa fino all’Ordinazione Sacerdotale avvenuta tra il 1378 e il 1380 probabilmente per le mani del Card. Pedro De Luna. Nel 1378 alla morte di Gregorio XI, il conclave con non poche difficoltà portò all’elezione del pugliese Bartolomeo Prignano che prese il nome di Urbano VI.

Questi apparentemente docile e malleabile si dimostrò invece, soprattutto nei confronti dei Cardinali, fermo, deciso e irremovibile. I porporati decisero quindi di allontanarsi rifugiandosi prima ad Anagni e poi a Fondi dove il 20 settembre, dopo aver dichiarata nulla la prima elezione, scelsero un secondo papa che prese il nome di Clemente VII (Roberto da Ginevra detto il “Boia di Cesena”). Questi riaprì la sede Avignonese e sparse i suoi Legati in tutta Europa.

Il Cardinal Pedro De Luna fu inviato in Aragona dove prese contatti facendosi affiancare dal giovane Santo domenicano Vincenzo Ferrer. Mentre Caterina da Siena negli ultimi anni della sua vita operava a Roma, cercando per la seconda volta di ricomporre l’unità della Chiesa, San Vincenzo cercherà di spronare Pietro IV d’Aragona a prendere una posizione chiara in merito allo scisma piuttosto che rimanere nella neutralità. Risale infatti al 1380 la redazione del suo Tractatus De moderno ecclesiae schismate. Alla morte del papa Avignonese nel 1394 il Cardinal De Luna fu eletto con il nome di Benedetto XIII. Questi, insieme a tutti gli altri cardinali conclavisti, aveva prestato giuramento che chiunque fosse stato eletto avrebbe lavorato unicamente per l’unità della Chiesa. Vincenzo Ferrer fu convocato come confessore, uomo di fiducia e Maestro del Sacro Palazzo divenendo uno dei più autorevoli personaggi del mondo avignonese.

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Vincenzo cercherà prima di favorire un incontro tra il papa romano e quello di Avignone e più volte spingerà il suo amico pontefice a riflettere al giuramento fatto durante il conclave. Dopo numerosi tentativi, nel novembre del 1399 (in seguito ad una rivelazione del Signore che gli apparve con San Domenico e San Francesco), decise di abbandonare gli incarichi e i fasti della corte avignonese per iniziare la sua predicazione come Legato “a latere Christi”. Percorrerà tutte le strade del nord Italia, della Francia e della Spagna.

Lo sappiamo pellegrino all’Arca di San Domenico a Bologna, alla tomba di Sant’Antonio a Padova, poi a Torino, Milano e tanti altri luoghi. Si sono calcolate circa ventimila prediche sempre accompagnate da segni di grazia e miracoli e quasi trecento le persone che lo seguivano costantemente sotto il nome di “Compagnia di Maestro Vincenzo”. In tutta la sua predicazione cercherà di richiamare l’attenzione sull’incontro ultimo e definitivo con il Cristo giudice misericordioso e giusto tanto che Papa Callisto III e Pio II gli daranno l’appellativo di “Angelo dell’Apocalisse”.

Famoso rimarrà il miracolo delle lingue nella città di Genova dove, come nel giorno di Pentecoste, gli uditori lo sentiranno parlare ciascuno nella propria lingua. Decisivo sarà il suo contributo, insieme al fratello Bonifacio, per il Compromesso di Caspe con il quale fu stabilito il successore al trono d’Aragona. Nel 1417 partecipò al Concilio di Costanza dove a conclusione della tragica pagina dello scisma d’Occidente e per la pace della Chiesa, fu eletto Papa Martino V che farà il suo definitivo ritorno alla Sede di Roma. Negli ultimi due anni della sua vita, pur volendo tornare nella sua Valencia, il Signore lo porterà a diffondere l’annuncio del Vangelo ai popoli del Nord della Francia e in particolare in Bretagna dove su invito del Duca di Vannes predicherà nelle quaresime del 1418 e 1419. Tra le sue opere ancora oggi viene ricordato il “Trattato sulla vita spirituale”. Morì a Vannes il 5 aprile 1419 in una piccola stanza di una famiglia semplice, lui che come il fondatore San Domenico non aveva una cella per se. Il suo corpo fu traslato e sepolto nella Cattedrale ove tutt’ora è conservato.

Papa Callisto III, suo compatriota, celebrò la cerimonia di canonizzazione il 29 giugno 1455, nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva in Roma; il suo culto fu confermato da papa Pio II che, con bolla del 1458, fissò per la sua festa la data del 5 aprile, mentre l'Ordine Domenicano lo ricorda il 5 maggio.

Don Ennio Grossi,
nell'Ordine fra Luigi Maria, O.P.

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